L’obiezione di coscienza è, tra le varie forme di opposizione alle regole e leggi di una comunità, la meno impegnativa. Non si vuole abolire l’intero ordinamento – non è una rivoluzione. Non si vuole nemmeno modificare o abolire una singola norma, cambiando le regole che valgono per tutti – non è la disobbedienza civile.
È semplicemente la richiesta di garanzia di uno spazio di libertà individuale. Un valore che sarebbe bene tutelare: una società disposta a concedere una simile garanzia mi sembra più giusta di una che non lo concede.
L’obiezione di coscienza è meno impegnativa di una rivoluzione o della disobbedienza civile. Ma è comunque una ribellione alle regole che, in teoria, dovrebbero valere per tutti. Una eccezione all’applicazione delle leggi che, se diventasse troppo diffusa, vanificherebbe tutto.
Una società nella quale la maggioranza dei cittadini – o una cospicua minoranza – facesse obiezione di coscienza sulla maggioranza delle leggi vigenti, metterebbe di fatto in crisi l’intero edificio legislativo – si tratterebbe di una rivoluzione.
L’obiezione di coscienza va quindi maneggiata con cura e buon senso.
Il mio buon senso1 prevede che l’obiezione di coscienza si applichi unicamente alle azioni obbligatorie. Un farmacista non può ricorrere all’obiezione di coscienza per la vendita di determinati farmaci: nessuno l’ha obbligato a fare il farmacista, ci sono tanti altri lavori.
Il mio buon senso prevede anche che l’obiezione di coscienza abbia davvero la coscienza come motivazione. E questo è un bel problema: come accertarsi che tizio non chieda la sospensione di una legge per opportunismo? Se penso a una commissione di controllo, mi spavento: quella che doveva essere una garanzia di libertà rischia di trasformarsi in oppressione e controllo. Però la semplice richiesta di coerenza mi sembra sensata e poco invasiva. Se un consigliere municipale si rifiuta di celebrare le seconde nozze di un suo concittadino perché contrario al divorzio ma è egli stesso divorziato – beh, non vedo perché concedergli il diritto di fare obiezione di coscienza.
Il mio buon senso prevede inoltre di proibire gli appelli all’obiezione di coscienza. La coscienza è individuale, non collettiva. E un appello generalizzato mi fa pensare a un rivoluzionario mancato, uno che non ha il coraggio o i mezzi per cambiare una legge, e allora ricorre all’obiezione di coscienza come strumento per rendere questa legge inefficace. Il carcere a vita è forse troppo, ma 5 anni di reclusione, da raddoppiare in caso di recidiva, mi sembrano una giusta punizione.
- Il mio buon senso, su questo tema, ha goduto dei frutti di un seminario sul tema tenuto da Emanuela Ceva. Quello che c’è di buono, qui, viene da lei. Quello che c’è di cattivo, da me. [↩]
Un tema importante. Dici che il farmacista nessuno l’ha obbligato a fare il farmacista. Lo stesso discorso dovrebbe valere per i ginecologi. Che ne pensi?
@tomate: Secondo me, l’obiezione di coscienza per i medici aveva senso per chi era già medico, o stava studiando medicina, quando la legge è entrata in vigore – per tutti gli altri, no.
Basterebbe, quando ci si laurea, che il laureando in farmacia o medicina firmasse un documento in cui si impegna a non fare l’obiezione di coscienza.
Nessuno lo ha obbligato a fare quel mestiere e quadno si è iscritto sapeva a cosa andava incontro. Come se un militare si rifiutasse da un momento in poi di imbracciare un fucile.
@fabristol: Un aspetto che non ho considerato è l’evoluzione della coscienza: non è detto che le mie convinzioni da giovane studente siano le stesse che avrò dieci e vent’anni dopo.
La prendo larga.
La coscienza è individuale e non collettiva…. Uhm!!!!????
Sarà che sono poco ferrato in termini di coscienza (o meglio rifacendomi a Dennett ho una idea che probabilmente non è così condivisa… uhmm….)
Però riterrei che la questione della coscienza individuale sia un retaggio filosofico occidentale legato alla considerazione equivalente della salvezza individuale ultraterrena.
In fin dei conti è proprio la motivazione per cui è nata l’obiezione di coscienza (al servizio militare) ovvero la mia (nel senso di personale) salvezza viene compromessa per motivi che riguardano decisioni che non ho preso io…. (eccetera).
Ed è proprio la motivazione che adducono (parlo per eterofenomenologia 😉 ) i medici antiabortisti che si appellano all’obiezione di coscienza.
Entrando più nel merito, mi piace il richiamo del dr.dr. fabristol (ne approfitto per farti le mie congratulazioni) segnalando che è proprio quello uno dei problemi che stando ai libri che ho avuto la fortuna di poter leggere sulla prima guerra mondiale dovettero affrontare gli ufficiali sui fronti non soltanto italiani. Ad un certo punto (io la chiamo consapevolezza, ma lo so che voi la chiamte diversamente) le “disersioni”, gli “ammutinamenti” e le “automutilazioni” incominciarono a diventare un problema rilevante, fino a costringere alla minaccia di ritorsioni verso i familiari dei “coscienziosi”. Qualcuno potrebbe obiettare che non è la stessa cosa…. fa niente, sono certo che troveranno chi sarà disposto a rispondergli… io, personalmente, no!
Un Sorriso
P.S. Faccio io una obiezione (ovviamente non mia) se per fare 100 volte del bene mi costringono a fare una volta del male cosa è corretto scegliere??? Ai POSTERS 😀 l’ardua sentenza
Leggo ora la risposta di Ivo a fabristol!
Perchè parli di evoluzione e non più semplicemente di sviluppo? Cosa non ti convince di questo termine…. 😎
ari… Un Sorriso
Io sono d’accordissimo, premetto.
Però può entrarci anche un discorso di “confini”.
Se per un militare l’uso del fucile è piuttosto ovvio, chi stabilisce nella medicina debba rientrare necessariamente anche la procurata morte di un essere vivente?
Diciamo che lo stabilisce la 194 (nel senso che attribuiamo ad essa anche un valore di definizione dei confini di una disciplina).
Ma se ad un certo punto saltasse fuori una legge che “include” nella medicina anche, che so, l’eugenetica à la Mengele? I neo-medici dovrebbero firmare per accettarla?
Quello che voglio dire è:e per noi pro-choice è scontato che nei compiti di un ginecologo debba entrare anche l’IVG. Ma la posizione (personale, certamente) di un ginecologo che dica: “la medicina secondo me non contempla l’assassinio di un feto” è altrettanto legittima.
Il discrimine che rende la sua “obiezione di coscienza”, ovvero eccezione alla regola, è la legge 194 stessa, in qualche modo. La 194 stabilisce la regola.
Ma lasciare alla legge, spesso fatta da incompetenti ideologizzati, il compito di definire cosa è medicina e cosa no, può essere molto rischioso.
(spero di essermi spiegato bene, scusate la forma non scorrevolissima)
““la medicina secondo me non contempla l’assassinio di un feto”
Trovo che sia un tentativo ammirevole di comprendere i punti di vista altrui, ma se al posto di “l’assassinio di un feto” ci mettessimo “le trasfusioni di sangue”, come la mettiamo, poi?
Il discrimine valido è l’obbligatorietà di una mansione, anche a mio avviso.
E il mio parere ha un certo peso.
Marcoz, appunto, il problema è bifronte. Serve qualcosa che stabilisca un limite, ma questo qualcosa è la legge, e solo per caso è una legge con cui ci troviamo d’accordo.
Pensa se passasse la legge sul fine vita annunciata più volte, imponendo l’obbligo di nutrizione forzata. Il medico che ha staccato la spina a Eluana (*) dovrebbe poter obiettare?
(*) ok, sappiamo che in quel caso lui farebbe disobbedienza civile, per riprendere la prima distinzione fatta da Ivo, ma tralasciamo – del resto anche molti che fanno obiezione di coscienza non si limitano ad astenersi dall’IVG ma militano contro la 194.
A margine del tuo condivisibile o notevole post, vorrei ricordare che, nonostante la timida liberalizzazione di Bersani dei farmaci nei supermercati, essere farmacista in Italia è ancora un mestiere – generalmente – di casta; cioè, nella maggior parte dei casi (escludo le farmacie comunali ove si accede, credo, per concorso) divengono farmacisti i figli dei farmacisti. L’apertura di nuove farmacie e tremendamente regolamentata, ovvero non esiste libera concorrenza. Infine, per rimanere in tema di obiezione di coscienza in tale professione, mi dico: ma perché gli obiettori non si fanno finanziare dal Vaticano una catena di farmacie cattoliche?
Una volta in Italia c’ era l’ obiezione di coscienza al servizio militare. Non avrebbe più senso nemmeno quella: nessuno mi obbligava a restare cittadino italiano incorrendo così nell’ obbligo. Certo, l’ alternativa era costosa ma il costo è soggettivo, anche rinunciare alla propria vocazione puo’ esserlo. No, direi che il criterio non sta in piedi, l’ “obiezione” o si prende o si lascia per intero e la mentalità liberale in questo non ha dubbi: in mancanza di meglio “prende”, è un modo come un altro per aggirare più o meno odiose forme di proibizionismo.
@il più Cattivo: Parlando di obiezione di coscienza, si intende coscienza grosso modo come capacità di valutare eticamente le azioni – una cosa diversa dalla coscienza di cui parla Dennett.
Quando affermo che è individuale e non collettiva, intendo riferirmi al tipo di argomentazioni che porto. Un vegetariano può chiedere che nessuno mangi carne, avanzando rivendicazioni che dovrebbero valere per tutti, ma può anche chiedere che gli sia data la possibilità di mangiare verdura, avanzando argomentazioni che valgono solo per lui.
Ho scritto evoluzione perché non mi è venuto in mente il termine sviluppo – e in ogni caso intendevo evoluzione nel senso avalutativo di sviluppo.
@Lopo: La pratica medica, come tutte le pratiche, cambia. Penso comunque che, pur non essendoci definizioni precise di cosa è pratica medica e cosa no, un accordo di massima ci sia. Nello specifico: è chiaro che oggi, in Italia, l’interruzione di gravidanza sia una pratica medica. E il medico lo sa.
Ha una sua idea di medicina diversa da quella comunemente intesa? Forse gli conviene dedicarsi ad altre specializzazioni: non credo che un cardiologo pratichi molti aborti.
@Luca Massaro: Io ho avuto una bruttissima esperienza con un farmacista elvetico: orecchio infiammato, entro in farmacia per prendere un farmaco (per il quale non è necessaria la ricetta) consigliatomi da mia moglie e, per maggiore sicurezza, chiedo alla farmacista se secondo lei va bene per il mio problema. Lei si rifiuta categoricamente: non possiamo consigliare farmaci, per quello deve andare dal medico. Va bene, prendo il farmaco e lo pago. Pago il farmaco, maggiorato per una tassa sulla consulenza (o qualcosa del genere) che i farmacisti sono riusciti a imporre per il servizio alla comunità.
Da allora attendo con impazienza la scomparsa delle farmacie.
@broncobilly: Giusta obiezione.
Non ho risposte, se non modificare il requisito: l’obiezione di coscienza è possibile per azioni obbligatorie o la cui rinuncia è molto onerosa.
Criterio vago, ma il buon senso spesso prevede cose vaghe.
Il limite di quanto espresso nel post, sta nella latente volontà di cercare una regola per ciò che – per definizione – deve star fuori dalle regole. L’obiezione di coscienza consiste nel non rispetto d’una regola che si reputa ingiusta (quanti ragazzi finivano in carcere negli anni sessanta per renitenza alla leva?). Pretendere che tale obiezione assuma una forma tipizzata, significa cercare di ricollocarla all’interno delle regole. E’ una contraddizione in termini: l’obiezione, se conforme al sentito sociale, finirà prima o poi col sostituire la regola ingiusta. Ma ciò comporterà inizialmente il sacrificio e l’ostracismo nei confronti di chi deciderà di sacrificarsi per quello che reputa essere un modo migliore di vivere per tutti. Ostracismo e sacrificio sono un ottimo deterrente rispetto all’opportunismo: l’opportunista, vista la mal parata, rientrerà tosto nei ranghi, perché il suo gioco non varrà mai la candela.
@lector:
Lo so. L’obiezione di coscienza, come la disobbedienza civile, mi intrigano proprio per questo aspetto.
Potrei dire che cerco una regola morale / politica per quello che è fuori dalle regole legali.
Ma il problema rimane.
Interessante… speri di cavartela 😉 così facilmente???
Definire in modo così carico la “coscienza” non è mica roba di poco conto.
Certamente non mi reputo una autorità nel settore (non sono così stupido o vanitoso) però a meno di introdurre fate nel giardino gradirei comprendere cosa tu possa considerare tale e per quale strano motivo alcuni (o tutti … non sono antropocentrico) ne siano (o sarebbero) dotati.
Riguardo all’interessante “vexata quaestio” con lector (che per me è un controaltare delle quaestio di Lopo (che saluto) e fabristol (che già salutai)) inserirei nella disputa una controversa ipotesi:
se ciò che va escluso viene compreso(1) come può ciò che resta legiferato costituire extra legis(2)
Un Sorriso
(1)nel senso di incluso, ma sarebbe cacofonico
(2)in fin dei conti è una applicazione nemeno complicata del paradosso di Russell
P.S. Chiedo scusa anticipata ai latinisti se ho commesso degli strafalcioni, ma essendo il primo maggio (auguri a tutti i lavoratori) ho immaginato in questo modo di poter rendere omaggio anche a chi (in modo diametralmente opposto a quello in cui opero io) rende un servizio alla società che pur non amandolo rispetto profondamente (tranne il primo maggio in cui mi arrogo il diritto di fingermi latinista anch’io… e se qualcuno ancora non ha capito…. peggio per lui)
@il più cattivo: Non so come sia possibile, so che tutti quelli che conosco si rifiutano di fare certe azioni, tipo uccidere duecento persone per divertirsi un po’ il sabato sera, mentre manifestano approvazione di fronte ad altre azioni, tipo salvare la vita a duecento persone.
Certo, non sempre c’è accordo – io considero eticamente inaccettabile alzarsi presto la domenica mattina per andare a messa, mentre per alcuni è eticamente giusto farlo.
So anche che alcune persone non condividono quasi nessuna di queste valutazioni – ma in genere hanno problemi ad avere degli amici.
Direi che abbiamo basi sufficienti per parlare di obiezione di coscienza.
Ehi… Sembrerebbe quasi una risposta stizzita 8-)…
Non ambivo a tanto!!!
Però mi sembra che tu stia semplificando un po’ troppo esponendoti a facili 😉 critiche.
Putroppo senza arrivare alla morte di duecento persone, per “puro divertimento” vengono spesso violate regole etiche condivise (potrei fare un elenco lungo ma mi fermerò al turismo sessuale che coinvolge minori).
A questo punto però mi chiedo chi viola tali regole manca di coscienza?
Ed in particolare di coscienza individuale?
Oppure il liberalismo si applica (ipotesi interessante) soltanto ai “buoni” (ed in tal caso io sarei escluso per “definizione”)
Non sarei così certo che, escluso che nella città dei filosofi, sia affermabile che abbiamo basi sufficienti….
Forse abbiamo la possibilità di affermare che in determinati contesti sarebbe auspicabile che un “governo liberale” possa davvero concedere a “cittadini maturi” la possibilità di tenere comportamenti non conformi alle leggi valide per tutti, ecc… ecc… ma come spesso mi viene ricordato di questi casi non vale la pena di spendere parole significative… (scherzo!!!)
Comunque l’idea della obiezione di coscienza a “qualsiasi norma” ma non in “qualsiasi condizione” mi lascia uno strano sapore in bocca come di teorema matematico di “esistenza” “al limite” “in assenza di soluzioni di continuità”.
Guarda vado dritto al punto: Quale limite (potrei citare lopo od altri) andrebbe posto ed eventualmente quali sarebbero le condizioni per la violazione di una norma alla quale tutti gli altri dovrebbero attenersi? Potrei chiedere di essere esentato dal fermarmi al rosso se non vedo altri arrivare all’incrocio perchè la mia “coscienza” non mi consente di fermarmi se non vi sono ostacoli? Potrei stabilire un limite alle mie tasse da pagare perchè la mia “coscienza” mi impedirebbe altrimenti di “produrre ulteriore reddito”.
In sostanza provo a esporre la mia posizione:
Ogni norma che non debba essere prescrittiva potrebbe essere lasciata come volontaria, tutte le altre se ammettono eccezioni (legate non a difficoltà oggettive, ma voluttarie) diventano discriminatorie….
Io per non prestare il servizio di leva nell’esercito ma come “crocerossino” ho dovuto dichiarare che i motivi erano di carattere religioso…..
Un Sorriso
@–>Il più Cattivo, Ivo (assonanza ineludibile)
Pensate ai Testimoni di Geova e al loro rifiuto di trasfusioni, quando tale intervento riguardi un soggetto sul quale un adepto detiene la patria potestà.
@lector:Acc… hai scoperto la mia vera identità 😉 🙂 😀
Riguardo questa storia (cure negate) potrei espanderla rapidamente alla rinuncia alla “conoscenza” da parte dei genitori “creazionisti/ anti evoluzionisti”, in fin dei conti è soltanto una differenza marginale sprecare una vita o negarla….
P.S. Tornando all’assonanza, mi potrebbe piacere anche solo per i circa dieci anni (temo ben di più) che ci distanziano
@il più Cattivo:
Le apparenza ingannano.
Acrasia: so cosa è giusto, ma non lo faccio perché sono pigro. O volontà criminale: so cosa è giusto ma non lo faccio perché mi conviene delinquere e sperare di farla franca. (a volte un criminale )
Capisco la tua perplessità. Ed è anche una mia perplessità: qui si parla di regolamentare quello che è fuori dalle regole…
@lector: Tizio (il padre) che fa obiezione di coscienza in nome di Caio (il figlio)… mi lascia perplesso!
@ Ivo: Meglio così (risposta “stizzita”)
Riguardo il concetto di volontà criminale non ho ben compreso il riferimento rispetto ai turisti sessuali. Personalmente non penso che lo facciano per violare delle regole nel senso più semplice del concetto, ovvero ritengo che se non ci fossero le regole lo farebbero nello stesso modo e non per dimostrare che possano permettersi di violarle.
(ma penso che ciò sia condiviso)
Il concetto che tu esprimi porterebbe forse a sostenere che:
questi tali “abbiano una coscienza” ma abbiano deciso di non usarla?
Cioè la coscienza più o meno come un bancomat che posso usare in alternativa alla carta di credito???
In tal caso l’elemento che “prende le decisioni” ovvero se usare la coscienza oppure no sarebbe “razionale” oppure avrebbe una “coscienza” di secondo ordine che decide se usare quella di primo ordine ( e mi risparmio i regressi all’infinito)….
… divertente…. ma spero che tu (o i tuoi lettori) abbia (o abbiate) una risposta migliore.
Un Sorriso
P.S. ma sono il solo ad avere il sospetto che questo “teatro cartesiano” della coscienza faccia buchi da tutte le parti?
Forse scrivo scemenze, ma secondo me un criterio c’e’. L’obiezione di coscienza e’ un modo “non violento” di trasgredire una legge. In uno stato che vuol darsi un ordinamento la trasgressione di una legge di solito prevede sanzioni di qualche tipo. Senza coinvolgere carcerazioni, abbandoni di professione o altro, perche’ ci riteniamo civilizzati, basterebbe che il farmacista che si rifiuta di compiere fino in fondo quanto e’ prescritto dal suo lavoro ed e’ regolamentato da una legge, paghi una piccola sanzione. Non mi vendi la RU368? 300 euro di multa. La tua coscienza e’ protetta, ma il tuo portafoglio ti ricorda fino a che punto arriva la tua coscienza. Ho come la sensazione che il 90% degli attuali farmacisti obiettori smetterebbero immediatamente di esserlo. Sei un medico e non pratichi aborti? Mi sta bene, ma il tuo stipendio e’ decurtato a favore di chi li pratica perche’ non ottemperi a parte dei tuoi doveri. Sarebbe logico e semplice, non prevederebbe drastici abbandoni di carriera e tutelerebbe parzialmente gli utenti da finti coscienziosi. Il problema e’ che e’ inattuabile perche’ si toccano lobby troppo potenti, il vaticano e l’orientamento della classe politica.
@il più cattivo: Ma non c’è nessun teatro cartesiano nel tipo di coscienza di cui parlo qui!
È “semplicemente” la capacità di distinguere tra azioni moralmente giuste e sbagliate. E non vedo difficoltà a concepire una tale capacità (poi si può discutere se ci venga da Dio, dal diavolo o se sia semplicemente una “dono” dell’evoluzione).
Distinguere l’azione giusta da quella sbagliata non significa anche il fare la cosa giusta. So che sarebbe giusto non mangiare altre caramelle, ma lo faccio perché sono buone…
@Tupaia: Potrebbe essere una soluzione sensata: una sanzione pecuniaria – da pensarsi come risarcimento per il danno arrecato alla società – riservata agli obiettori potrebbe risolvere il problema legale di regolare una trasgressione alle regole.
@Ivo:… ma allora lo fai apposta. E’ chiaramente un lapsus freudiano, faccio fatica a credere a quello che ho letto. Avresti potuto usare il termine gustose piuttosto che irresistibili o semplicemente dolci (ma ci sarebbe da tornarci su comunque)…
ma definire buone le caramelle che la “coscienza” avrebbe deciso di non preferire… è pura provocazione…
Bravo, mi piacciono le provocazioni.
Avevo una brillante risposta a tutte le varie obiezioni che potrebbero sorgere, ma sfortunatamente non riesce ad entrare nel breve spazio a margine qui concessomi e … quindi lo definirò il primo teorema de il più Cattivo o almeno per il momento è soltanto una congettura finchè …..
Un Sorriso
P.S. Comunque ritengo che il concetto sia frustrante e dualistico : Io saprei di sbagliare (ovvero di effettuare una scelta peggiore) ma lo faccio lo stesso. Credo che se fosse morto S.Pinker si rivolterebbe nella tomba, magari anche ogni altro cognitivista. Molto semplicemente quando fai una azione che “ti sembra sporca” la fai scegliendola deliberatamente come “più vantaggiosa”
@ tupaia: l’obiezione di coscienza come sanzione amministrativa è interessante, ma fondamentalmente non risolverebbe il problema della “scelta”. Se mentre sto tirando un rigore nella finale dei mondiali di calcio (almeno per una volta non parliamo di guerre) scelgo di stare dall’altra parte e di non tirarlo più (o peggio lo tiro intenzionalmente fuori) riterresti questo tipo di attegiamento “sanzionabile amministrativamente” ?
@ Il piu’ cattivo: non voglio entrare nel merito della scelta etica, quello e’ un campo che lascio dibattere a voi “filosofi”. Ma tuttavia ogni qualvolta che qualcuno obietta per i suoi sacrosanti motivi la societa’ ci rimette, in qualche modo. Nel caso del calciatore ci rimette la societa’ calcistica, per la precisione, che andrebbe comunque rimborsata. Nel caso di guerre e’ piu’ difficile stabilire alla fine chi ci rimette di piu’. Comunque credo che oramai tutti gli eserciti dei paesi occidentali (o almeno dove si accetta il concetto di obiezione di coscienza) si basino su corpi volontari, e se hai deciso di fare il soldato e poi cambi idea anche in quel caso e’ giusto che paghi, almeno per l’investimento nell’addestramento inutile che hai ricevuto.
Io sono stata educata a pensare che le mie scelte non siano senza conseguenze e che se per colpa di una mia scelta qualcuno ci viene a rimettere e’ giusto che io compensi la mia mancanza. Mi dicono che ragiono come i calvinisti, ma e’ cosi’ che vedo il mondo: l’etica mi pare che abbia sempre due facce
@tupaia: Interessante che tu abbia trovato più semplice identificare “chi ci rimette” nel caso di una partita di calcio piuttosto che in una guerra. Ovviamente la risposta è significativa anzi azzarderei se fossi un filosofo che è teleologica.
@Ivo: ma una trasgressione regolamentata in fin dei conti non è come una multa per eccesso di velocità? Se la fai non troppo spesso e di non troppo elevata hai da pagare un po’ e nulla più.
Un Sorriso
@il più cattivo: Mi sembra che dai troppo peso alle parole – le azioni e le caramelle possono essere entrambe buone, ma in maniera molto diversa.
Sul dualismo: potrei ribattere che eccedi in monismo; credo che Pinker concordi nel ritenere la mente umana un insieme di “cose” (moduli) diverse, che possono essere in contrasto uno con l’altro.
@tupaia: L’etica è per tutti; al massimo è la meta-etica ad essere robaccia da filosofi.
@Ivo: Ehi… le parole sono le tue non le mie (diceva un tizio morto sulla croce un paio di millenni fa).
Riguardo il concetto di bontà, per uno che aspira ad essere il più Cattivo è chiaramente una provocazione 😀 😉 . Però proprio perchè voglio sgombrare il campo dagli equivoci direi che tra una accusa di dualismo ed una di monismo…. bah… Comunque tra una caramella buona ed una persona buona sceglierei sempre la caramella … 😀 😎 La prima mi gonfia lo stomaco, ma la seconda mi potrebbe causare il vomito 😎 😉
Ma dove avevo fatto questa “correlazione”?
Riguardo i moduli (Dennett lo chiama credo “molteplici versioni”) sono un forte sostenitore!!! ma no credo che sia ciò che pensi tu! Oppure non giustifico quanto sopra letto.
Comunque meta-etica (non solo come parola, ma anche come idea) è peggio di eterofenomenologia (Dai Alex dimmi che sei d’accordo) … anzi dovrebbe essere vietata dalla Convenzione di Ginevra dei blogger
Riguardo ai contrasti… beh è una questione di livelli e di strani anelli … e qui non posso che pensare al magico Hofstadter….
Uno, cento, mille Sorrisi
@il più cattivo:
Perché no?
Posso immaginare che quello che chiamo coscienza quando parlo di obiezione di coscienza sia una sorta di modulo morale razionale, che si occupa di costruire ragionamenti per scelte etiche. Non è detto che questo modulo possa prevalere e determinare l’azione – ed ecco il fenomeno di sapere cosa è giusto e fare quello che è sbagliato.
Non vorrei essere frainteso e tantomeno rischiare che qualcuno immagini che voglia dare lezioni, ma ciò che ho appreso dalle letture di Dennett è profondamente diverso.
Quello che in qualche modo configuri (un dualismo tra un modulo razionale ed un altro che non so come pensi di chiamare) è profondamente diverso dal modello delle molteplici versioni. Lì vi sono dei contributi “non proprietari di intrinseca razionalità” che selezionando stimoli indipendenti partecipano in modo paritetico alla costruzione della “unica” decisione che la mente prende. Quello che potrei comprendere dalla tua visione (ti chiedo scusa in anticipo se dovessi fraintendere) mi ricorda i film (o i cartoni animati) in cui il protagonista si ritrova sulle spalle un diavoletto ed un angioletto che provano a consigliarlo. Poetico forse, ma di certo pone pochi contributi ad una discussione sulla coscienza.
Un Sorriso
@il più Cattivo: È vero, è diverso. Ma mi sembra comunque compatibile con la descrizione di Dennett.
Quanto ai riferimenti bibliografici: fumetti e cartoni animati sono imprescindibili, e secondo me possono portare un contributo più interessante e utile di molta letteratura sul tema 😉
In sintesi, tu cerchi di dimostrare un popolare argomento di battaglia pro-choice.
Non ci riesci in modo convincente semplicemente perché è falso il luogo comune: non c’è contraddizione tra una professione e l’obiezione di coscienza.
Il medico è solo un uomo che impara a fare certe cose, mica si impegna a fare tutto quello di cui è in grado.
Mi stupisco che tu desuma un I ought da un semplice stato di cose di I know how.
Un chirurgo sarebbe in grado anche di praticare una clitoritectomia, l’asportazione del cuore da un individuo cerebralmente vivo o perfino l’ablazione delle viscere nella pena di morte per squartamento e decapitazione.
Probabilmente dove vige la mutilazione rituale dei genitale qualche genitore dirà al medico ricalcitrante: “Ci doveva pensare prima di fare il dottore”, ma è una scena bigotta poco edificante.
Il fatto che la mutilazione genitale non sia dettata da ragioni sanitarie non è di grande rilevanza.
Anche l’aborto praticato come esercizio di pura libertà individuale della madre, com’è in Spagna e negli intenti di alcuni pro-choice italiani, non ha ragioni sanitarie.
L’infondatezza dell’argomento si nota meglio estendendolo.
Forse si “contraddice” un militare che si rifiuti di usare il lanciafiamme contro case di civili secondo quanto appreso nelle esercitazioni?
Era una pratica di rappresaglia usata da noialtri italiani in Slovenia.
Il militare finirà fucilato per insubordinazione o per sedizione, ma solo il più feroce militarista, incapace di distinguere la professione militare dagli ideali in nome dei quali ha trasformato un intero paese in un esercito, ci vedrebbe una contraddizione.
@eno: Dimostrare mi sembra una parola grossa: l’appello al buon senso (anzi, a quello che ho più volte chiamato il mio buon senso) vale veramente poco, come dimostrazione.
Il criterio di obbligatorietà, il primo citato, presenta un po’ di problemi. Diciamo che rischia di essere un criterio vuoto, o meramente orientativo.
Mi era sembrato di riconoscere un certo valore all’obiezione di coscienza, come tutela della libertà individuale, ma forse il passaggio non era molto chiaro: credo che l’obiezione di coscienza sia un fenomeno importante e positivo. Ma anche “pericoloso”, in quanto può trasformarsi nelle diverse pratiche della disobbedienza o, addirittura, della rivoluzione (più la prima che la seconda).
Se mi è consentito ( in ogni caso lo sto per fare) vorrei fare una ossefvazione al caro eno. Se le moti vazioni di Ivo non ti convincono, sei liberissimo, ma vorrei aggiungere che a me non hanno convinto le tue.
Ovvero, per entrare nello specifico, l’idea che ci sia una relazione biunivoca tra capacità ed interpretazione. Anzi proprio perchè ritengo che vi sia una scala analogica e priva di soluzioni di continuità occorrerebbe distinguere tra gli impegni che possano essere dovuti e quelli che invece possano essere facoltativi … e te lo dice uno che per la leva scelse (se il termine è lecito) il servizio civile.
Proprio perchè opinabili è difficile stabilre per legge dove sia il confine…. ma mi sembra di tornare su temi già trattati e quindi chiudo qui…
Un Sorriso
Proporre cinque anni per istigazione all’obiezione di coscienza! Alla faccia del “buon senso tuo personale non dimostrato” e del “valore positivo”! 😉
@eno: Non essendo la mia una proposta di legge, la critica non mi tocca.
Piuttosto: ho sentito (ma non ho approfondito) che livello europeo si discute di limitare l’obiezione di coscienza agli individui, proibendo le istituzione obiettrici (può fare obiezione il singolo medico, non l’intero ospedale). Una proposta che va, grosso modo, nella mia stessa direzione: l’obiezione come tutela della libertà individuale.
Beh, un po’ facile così.
E’ come se gridassi per strada: “C’è un innondazione in centro! Preparate l’evacuazione!” e poi senza pagar pegno aggiungessi piano: “…ma non ci credo mica tanto, è solo un’impressione. E non prendetemi troppo sul serio che io non sono la protezione civile”.
Quello che dici esiste anche in Italia con la 194.
L’obiezione di coscienza del singolo sull’aborto deve comunque garantire il servizio nella struttura pubblica.
ho sentito (ma non ho approfondito) che livello europeo si discute di limitare l’obiezione di coscienza agli individui, proibendo le istituzione obiettrici (può fare obiezione il singolo medico, non l’intero ospedale). Una proposta che va, grosso modo, nella mia stessa direzione: l’obiezione come tutela della libertà individuale.<br>
Chi ha veramente a cuore la libertà individuale dovrebbe coerentemente spingere per la privatizzazione degli ospedali. Ed ecco allora che l’ “obiezione dell’ ospedale”, uscita dalla porta, rientrerebbe dalla finestra.
@eno: I miei post equivalgono a delle urlate in piazza?
No, è la protezione civile a strillare in strada col megafono in caso di evacuazione.
Non cambia tanto se una cosa è detta con o senza i crismi d’autorità: una volta proferita seriamente va giustificata.
@eno: E cosa devo giustificare, qui?
Ehilà Socrate… non ti sembra che giocare così sia troppo facile… mi sembra quella pubblicità in cui contro undici calciatori scendevano in qualche migliaio….
Un Sorriso
P.S. vado un po’ in ferie… saranno meritate?
Comunque al ritorno ho una domanda, per la quale potresti cominciare a prepararti:
Quale scusa userai quest’anno per non venire al festival della filosofia a Carpi?
@il più cattivo: Per la scusa, improvviserò all’ultimo. Buone ferie.