Ricordo che anni fa, durante una conferenza, Carlo Lepori, direttore del Dalle Molle Institute for Artificial Intelligence, disse che per un computer battere un umano agli scacchi è relativamente facile, contrariamente al gioco giapponese Go che i computer non riuscivano a imparare decentemente.
Le cose, come era prevedibile, sono cambiate. Hanno preso un computer datato di 800 (ottocento) processori da 4,7 Ghz e gli hanno fatto giocare una partita a Go contro un uomo.
Il computer, grazie alla potenza di calcolo di 15 Teraflops (15 mila miliardi di operazioni al secondo) e a un handicap di nove pedine è riuscito a vincere una delle tre partite disputate.
L’intelligenza artificiale, oggi, non fa più paura, probabilmente perché abbiamo tutti familiarità con i computer, e questa notizia risulta quindi meno inquietante (e meno commentata) di Kasparov battuto da Deep Blue.
Una cosa secondo me interessante è che, per quanto sconfitto, l’intelligenza umana è sicuramente più efficiente di quella artificiale: non so quanto sia durata la partita, ma è facile immaginare che Myungwan Kim, il giocatore umano, abbia respirato qualche metro cubo d’aria, bevuto un litro d’acqua e mangiato uno o due panini, mentre non oso immaginare quanto avranno consumato gli 800 processori del computer.
per adesso è più efficiente l’uomo, tra qualche anno chissà:)
comunque, il go è un gioco che a me faceva sudare molto. così tanto che da quando ho smesso di giocarci non mi ricordo più come si faccia 🙂
@Yoshi: Dici che devo considerare anche il consumo per una doccia rinfrescante alla fine della partita? 😉
eh mi sa proprio di sì! 🙂
Comunque, il titolo dell’articolo che hai citato (“Crolla un altro muro”) è, almeno per come stanno le cose oggi, sensazionalistico. Il computer ha vinto una partita su tre con un handicap di 9 pietre: si potrebbe dire, in modo più conciso, che il computer ha perso…
@professore: sì, ha perso, ma “per poco” (non mi è chiaro se ha vinto giocando di “forza bruta” o se si è riusciti a fargli apprendere un po’ di strategia).
@Ivo: si tratta di forza bruta “intelligente”. Esplorare tutte le possibilità è attualmente impossibile (forse solo con il quantum computing) e quindi si usano algoritmi “euristici” che scartano soluzioni che sembrano perdenti e si analizzano solo le classi di soluzioni che sembrano vincenti.
In altre parole: si guarda nel futuro in maniera esaustiva fino ad un certo numero di mosse (per esempio 5 o 10) e da quel momento in poi si usa l’euristica.
Qui una descrizione delle tecniche utilizzate.
Io mi ostino a rifiutarmi di chiamare intelligenza questa cosa qui. Il computer è nettamente avvantaggiato su un gioco così, perché non ha bisogno di sapere nient’altro se non calcolare le possibilità di vittoria di ogni possibile mossa. Un compito che i computer sanno fare estremamente bene in confronto agli uomini.
Il fatto che gli uomini vincano ancora significa che l’euristica codificata nel loro cervello è ancora nettamente superiore all’euristica codificata nell’algoritmo. Ma alla fine dovranno inevitabilmente cedere alla forza bruta.
@knulp:
Capisco cosa vuoi dire, però c’è il rischio di arrivare alla definizione di intelligenza “tutto quello che un computer non è in grado di fare”…
@Ivo: in realtà mi sono davvero espresso male, accostando frasi che non erano una conseguenza dell’altra.
La mancanza di “intelligenza” secondo me sta nel fatto che il calcolatore non “impara” a giocare a “Go”, né attua procedimenti complessi che lo portino ad “apprendere” e quindi a “inventarsi” una strategia per la vittoria, come invece fa l’essere umano. Il programma è stato costruito per questo scopo specifico, e applica la pura forza bruta. Utilizzando delle euristiche, è vero, ma non per adattare il suo comportamento, ma solo per selezionare le strade più promettenti. L'”intelligenza” di tale macchina è direttamente proporzionale alla sofisticazione degli algoritmi euristici, inventati e implementati però dai programmatori, loro sì davvero intelligenti per essere in grado di domare una macchina da 800 processori!
Tutto qui. Un computer può essere intelligente? per me sì, a patto di definire l’intelligenza correttamente!
@knulp: adesso è molto più chiaro (e, pur sapendo veramente poco di programmazione, condivido la storia dell’intelligenza del programmatore e non del programma).
G. Edelman fa notare che il cervello umano, a differenza di un computer, vive in un ambiente analogico e deve selezionare le informazioni che ritiene rilevanti.
Anche se questa non è una risposta, mi pare che per studiare l’intelligenza un approccio sia considerare anche il brodo in cui si cuoce.
@ant: Questo mi fa venire in mente che, durante la partita, il computer ha solo giocato a Go, mentre il cervello umano si è occupato di molte altre cose (per quel che ne sappiamo, Myungwan Kim potrebbe pure essersi innamorato, tra una mossa e l’altra).
Ricorda un po’ i discorsi di Moravia ne L’uomo come fine. E’ un po’ lo stesso discorso: nella partita a Go, l’uomo è comunque un fine, il computer resta un mezzo.
@Simone Cosimi: Di certo, il computer non sceglie di giocare a Go…