Che cosa è la verità?
La prima risposta, quella immediata e ingenua, è la corrispondenza con la realtà. Così recitano infatti quelle meravigliose opere non filosofiche che sono i dizionari: “rispondenza piena e assoluta con la realtà effettiva” (Devoto-Oli), “l’essere vero, caratteristica di ciò che è conforme alla realtà” (De Mauro).
Ovviamente il problema filosofico è solo spostato: cosa è la realtà? Come accertare quale è la realtà effettiva? Lo spostamento non è da poco: è la differenza tra l’affermare “Giulio Cesare non è morto cadendo da cavallo perché in realtà è stato assassinato” e “Giulio Cesare non è morto cadendo da cavallo perché così non è scritto nei libri di storia”.
Quale che sia la definizione di verità che si accetta, rimane il fatto che la verità è una idea, un universale astratto. Un universale terribilmente potente, in grado di guidare le nostre azioni e giudicare le nostre affermazioni.
Tuttavia sempre un universale rimane, e con gli universali occorre cautela, soprattutto per quanto riguarda le azioni. La verità può fare male: si sarebbe disposti, per amore della verità, a procurare dolore a qualcuno?
Prendiamo il caso di Rosemary Altea: come si può leggere nella versione italiana del suo sito, si tratta di “una sensitiva nata e cresciuta in Inghilterra, conosciuta ormai in tutto il mondo. Fin dalla più tenera età le apparivano persone defunte da tempo, e sentiva le loro voci.”
Come tutti sanno, in realtà i defunti sono, appunto, defunti, e l’unico modo per sentire le loro voci è sperare che ci abbiano lasciato qualche incisione. Sentire la voce del defunto Caruso è tutto sommato semplice, basta recarsi in un negozio di musica ben fornito; ascoltare la voce di Karl Popper è già più difficile, ma qualche conferenza registrata la si dovrebbe trovare; le voci di Napoleone e Cartesio, invece, sono perse per sempre.
Rosemary Altea afferma dunque il falso: le sue affermazioni non corrispondono ad alcuna realtà.
Tuttavia chi cerca di parlare con un defunto sarà felice di sentirsi raccontare un po’ di storie da un sensitivo. Supponiamo, ed sono supposizioni molto impegnative, la buona fede di questi medium e il loro disinteresse per il denaro che potrebbero guadagnare con estrema facilità, e supponiamo anche che siano in grado di fornire un aiuto concreto per superare il lutto e ritrovare la serenità: date queste premesse, è corretto e giusto ostacolare, o proibire, l’attività di simili persone?
Se non vi è inganno o truffa, si agirebbe a danno delle persone, di tutte le persone, e a favore soltanto della verità.
Scelta difficile.