Il futuro è affascinante.
Le immagini che ci si fa del futuro lo sono ancora di più. Funzionano come uno specchio, mostrando per differenze e similitudini come siamo.
Io adoro Star Trek
Io adoro Star Trek.
E trovo affascinante come gli esseri umani, tra qualche secolo, saranno in tutto e per tutto uguali a noi Nessuna mutazione, sia essa di origine naturale o artificiale, cambierà l’aspetto umano, almeno esteriormente.
E trovo altresì affascinante come, tra tre o quattro secoli, esisteranno ancora le stesse identiche etnie e culture di adesso: nativi americani, irlandesi, asiatici, italiani, afroamericani, francesi, e così via.
Io adoro Star Trek.
E trovo affascinante come esseri viventi evolutisi in mondi lontanissimi possano avere figli. Un essere umano, evoluto sul pianeta terra, e un Klingon, evoluto su Qo’noS, riescono ad accoppiarsi e ad avere figli fertili – e lo stesso vale per romulani, vulcaniani, betazoidi e così via.
Io adoro Star Trek.
E trovo affascinante come ogni pianeta abbia un unico governo centrale – niente nazioni o territori amministrativamente distinti o, più banalmente, non abbia alcun governo.
Io adoro Star Trek.
E trovo affascinante come, tra i vari esseri viventi che si incontrano, non ve ne sia neppure uno omosessuale.
Un tentativo di interpretazione
Come interpretare tutto questo? – Sempre che a qualcuno interessi interpretare tutto ciò, è ovvio.
Si potrebbe applicare lo schema che studiosi ben più seri di me applicano ai poemi omerici.
Come scrive Eva Cantarella in Itaca (p. 51):
Io penso, insomma, che si possa prestar fede a Omero anche in mancanza di riscontri esterni; e credo anche che, per orientarci nella complessa realtà che esso svela, sia possibile far ricorso a criteri metodologici, se non perfetti, certamente affidabili, nel complesso, e di non trascurabile utilità. Come, ad esempio, quello proposto da Fausto Codino.
I dati dovrebbero essere raggruppati in tre categorie, dice Codino: le testimonianze concernenti gli oggetti materiali; quelle relative ad atti o costumi isolati della vita sociale e, infine, rapporti sociali nel loro insieme.
Le testimonianze materiali, essendo il linguaggio epico in questo campo facilmente conservatore, potrebbero rispecchiare epoche remotissime […].
Gli atti e i costumi della vita sociale […] possono appartenere a epoche successive. O quantomeno alcuni di essi. Ma non sempre: la descrizione di atti isolati (consuetudini matrimoniali, ad esempio, riti, cerimonie funebri ecc.) può anch’essa essersi fissata in descrizioni che i poeti continuavano a ripetere, anche quando questi atti erano stati abbandonati o modificati. L’insieme dei rapporti sociali in atto, invece, così come il funzionamento degli istituti pubblici e le corrispondenti concezioni morali, non possono che riflettere la vita contemporanea: una volta superati, infatti, essi non lasciano tracce visibili, né memoria sicure.
Il problema di Eva Cantarella (e di Fausto Codino) è separare i vari strati storici accumulatisi nelle opere di Omero. In Star Trek non c’è nulla di simile – ma lo schema potrebbe ugualmente funzionare.
Le testimonianze materiali appartengono sicuramente al futuro – phaser, turboascensori, motori a curvatura, teletrasporto, ologrammi solidi, replicatori, scacchi tridimensionali e così via. Tutti oggetti che oggi non esistono ma che, un domani, potrebbero esistere. Anche alcuni atti isolati appartengono al futuro: in Star Trek ci sono, ad esempio, diverse cerimonie nuziali decisamente bizzarre.
Ad appartenere al tempo presente e non al futuro remoto sono, come già detto, i costumi sociali. I curiosi riti nuziali si accompagnano a un matrimonio molto classico: a sposarsi sono sempre un uomo e una donna – mai due uomini o due donne, mai un uomo e due donne o una donna e due uomini – e il matrimonio ha durata indeterminata.
Tutti aspetti che costituiscono uno sfondo. E nell’immaginare il futuro cambiamo gli attori, non lo sfondo, che rimane sempre uguale.
@IVO anche nel bel pornazzo “This Aint Star Trek”, sono sempre uomini che fanno sesso a tutta randa con donne, nella sala comanda, nel teletrasporto ecc., mai uomini con uomini o donne con donne… 🙂 🙂
http://www.nypost.com/p/entertainment/tv/star_trek_sulu_gay_marriage_UZD4FtGAMcRhMkEw1uJrJP
http://www.youtube.com/watch?v=mlSLzy_bvb8
certo sono fuori dall “finzione scenica”
Un aiutino, per questa analisi, magari potrebbe darcelo Vladimir Propp …. 🙂
@Zar: Purtroppo quel film mi manca.
@alex: La realtà supera la fantascienza. Meglio del contrario, in questo caso.
@lector: Adoro lo schema di Propp: mi stupisco sempre come praticamente tutte le storie, loro malgrado, lo seguano.
Nei racconti cosiddetti “slash”, scritti dai fan, Spok ama il comandante, Janeway se la intende con 7 di 9 e via dicendo. Anche il famoso cosplay, nel quale i fan si travestono dai loro eroi fantascientifici preferiti, potrebbe non essere poi così distante dai riti antichi o medievali in cui le maschere la facevano da padrone. Forse Star Trek, come tutti i miti, è un universo di significati aperto, da reinterpretare e da rinarrare
“Narratologia”, fino alla settimana scorsa non sapevo cosa fosse e adesso la trovo ovunque. Prima berlicche, poi lacarina, adesso tu e lector. Poffarbacco, mi toccherà leggerlo ‘sta “Morfologia della fiaba”.
Nel merito sono molto d’accordo con filopop, in startrek sembra che l’omosessualità non esista? poco male, scriviamo la nostra versione. Il vero sfondo è questo secondo me.
@filopop: Sicuramente Star Trek è un universo aperto da ri-narrare in continuazione.
E, tra parentesi, l’idea di fare un film diretto da quello di Lost è una pessima idea: il meglio Star Trek lo da con i telefilm, non con i film!
@renzo: La mia riflessione non era proprio di narratologia, almeno per come l’avevo studiata al Liceo (mai letto direttamente Propp, lo confesso).
@IVO “il meglio Star Trek lo da con i telefilm, non con i film!”: condivido assolutamente.