Il disagio dell’ebreo

Tempo fa sono andato al Piccolo teatro di Milano vedere Il mercante di Venezia di William Shakespeare, regia di Luca Ronconi, scene (notevoli) di Margherita Palli.

Durante la pausa ho sentito una signora dire all’amica: «Ho visto in sala Gad Lerner – poverino, chissà come si sente a disagio, con tutte quelle battute sugli ebrei.»
Tralasciando che si dimostrano immensamente più gretti e vili i cristiani – a iniziare da Bassanio, innamorato del patrimonio di Porzia – dell’ebreo Shylock, credo che il disagio per l’antisemitismo presente nella commedia di Shakespeare non debba riguardare Gad Lerner in quanto ebreo, ma tutti noi in quanto esseri umani.

11 commenti su “Il disagio dell’ebreo

  1. Per una rivalutazione dell’ “ebreo” elisabettiano (e quindi degli esseri umani) consiglio la geniale difesa di Shylock a cura del giurista oxfordiano Ian Miller (capitolo “a pound of flesh“). La mentalità mercanteggiante dell’ ebreo, informata alla legge del talione, offre argomenti alla fin fine ineludibili. La sincerità nei “vizi”, poi, rende l’ ebreo molto più simpatico della “virtuosa” prosopopea cristiana. Un ricordo di quella lettura.

  2. Due considerazioni lampo:
    1) Ma che bravo il “caro estinto” se ne va a teatro e di gran classe.
    2) Non mi sento a disagio per l’antisemitismo di altri, l’importante è non essere antisemiti.

    Un Sorriso

  3. @broncobilly: Interessante l’affermazioni che citi: «Shylock è onesto nei suoi vizi, gli altri sono ipocriti nelle loro virtù»
    Meglio viziosi onesti che virtuosi ipocriti? (mi limito a lanciare il sasso nascondendo la mano)

    @il più cattivo: Sul punto 2: davvero non senti sulle spalle il peso di alcuni secoli di antisemitismo?
    Non senti la vergogna delle leggi razziali italiane – e di tutte le prassi e leggi discriminatorie europee?

  4. Risposta confermativa sul punto 2: No.
    Così come giudico ridicolo sentirsi fiero dei grandi artisti del rinascimento o navigatori, poeti e santi.
    Sinceramente lo trovo davvero ridicolo, uno dei punti dolenti della “filosofia spicciola” è che (non è mia, ma la condivido appieno) ci si preoccupa molto di dove saremo dopo la nostra morte e per niente di dove eravamo prima della nostra nascita. La mia risposta è semplice, non ci saremo dopo e non c’eravamo prima, per cui sentirsi partecipe o responsabile di qualcosa che era assolutamente al di fuori di ogni possibile controllo da parte nostra è fuorviante. Mi sento molto più responsabile (anche se poi mi viene da ridere non per l’argomento ma perchè so bene di aver anche lì ben poco da fare) per le guerre in corso, per lo sfruttamento odierno dei minori ridotti in schiavitù, per la desertificazione continua del territorio. Lì mi sento in imbarazzo, perchè qualcosa (molto poco, ma qualcosa) potrei fare o dovrei aver fatto.
    Questa, perdonami, è Ingegneria della consapevolezza http://jabberwockita.blogspot.com .
    Un Sorriso

  5. La signora erano un po’ scemotta…
    Mi interessa di più il discorso sulla responsabilità. In che senso siamo responsabili della storia del nostro paese? Credo che lo siamo nel senso che siamo TENUTI a trarne lezioni; in termini spicci (perché debbo accompagnare mio nipote all’asilo): poiché il mio paese è stato fascista io, in quanto italiana, e anche se non ero ancora nata, debbo tener presente la storia del mio paese e sentirmene responsabile (non colpevole!)cioè sapere che con quella storia alle mie spalle il mio agire politico deve essere più accorto.
    scusate la fretta, marina

  6. @il più cattivo e @marina: Provo a spiegarmi meglio. La responsabilità è personale: non credo che una persona sia responsabile per azioni avvenute prima che sia nata. Però quello che una persona è, la sua identità, è (anche) frutto dell’ambiente circostante e della sua storia. Se questa storia è anche storia di razzismo e antisemitismo, io il peso di questo razzismo e antisemitismo lo avverto.
    Come dice marina, anche nel senso che siamo tenuti a tenerne conto.

    @Lorenzo: Non sono un esperto di teatro; so che c’è una lunga storia di interpretazioni della commedia. Molto dipende dalla rappresentazione: regista e attori posso accentuare o diminuire alcuni aspetti dei personaggi, rendendo Shylock amabile o detestabile.

  7. Mi piace l’espressione tenerne conto. Io da appassionato dilettante di storia (in particolare europea) tengo conto dei tanti disastri compiuti negli ultimi due secoli dai nostri antenati che ben mi guarderò dall’elencare qui ma che fondamentalmente mi rafforzano nell’idea che si possa uscirne vivi soltanto prendendone coscienza e distanziandosi da quelli che invece esaltano le proprie origini….
    Un Sorriso

  8. @il più Cattivo: Consiglio la lettura della seconda inattuale di Nietzsche; certo, Friedrich parlava di storia e non di tradizione, ma il discorso mi sembra valido ugualmente.

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