Volendo iniziare un gioco di metafore, si potrebbe tentare un parallelismo tra la musica e il viaggio. Il movimento inteso come spostamento fisico tra due luoghi e il movimento come parte unitaria di una composizione musicale.
Entrambi i movimenti hanno un inizio, una fine e un percorso, sonoro o spaziale, che li unisce. Tuttavia, se per la musica l’elemento principale è il percorso, per il viaggio invece è l’arrivo: solitamente, quello che ci interessa è raggiungere la meta nel più breve tempo possibile. Quello che c’è prima dell’arrivo non ci interessa. Durante un viaggio in treno leggiamo o dormiamo, se siamo in macchina ascoltiamo la radio o chiacchieriamo col compagno di viaggio: inganniamo il tempo, concentrati sull’arrivo ci spazientiamo per i contrattempi e gioiamo per la puntualità.
Una volta fissato questo primo asse di contatto tra melodia e viaggio, il gioco della metafora può continuare più spedito.
La tonalità è un altro aspetto del discorso musicale che si può proiettare sul viaggio. Per rendersene conto, basta pensare al tipo di paesaggio che si attraversa: la campagna è diversa dalla città, e all’interno della città il centro storico è diverso dalla periferia e dalla zona industriale, e questa diversità non può non riflettersi sul modo di viaggiare, sulla sua tonalità.
Si può proseguire con un nuovo tema ancora: il ritmo. Il movimento ha un ritmo, che è la velocità con cui si susseguono i suoi elementi, siano essi sonori, come le note e gli accordi, oppure spaziali, come strade, case, fiumi.
Un viaggio ha dunque un ritmo esattamente come lo ha una melodia: può essere monotono o discontinuo, vivace o lento, e così via, a seconda di come si succedono gli elementi paesaggistici.
Il ritmo tipico di un viaggio non è, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, veloce. Al contrario, di solito sono lenti: il ritmo risente poco o nulla della velocità effettiva, misurata in chilometri orari. I viaggi in autostrada hanno uno scarso rapporto con il territorio, godono di pochi elementi caratteristici, e per lo più anonimi (una stazione di rifornimento, una piazzola di sosta, una immissione… sempre uguali, sempre le stesse ovunque ci si trovi): un viaggio lento e monotono. Un percorso in bicicletta è indubbiamente più veloce: gli elementi paesaggistici sono variegati e numerosi.
Il gioco di metafore può concludersi qui: leggere un viaggio come se fosse una musica sembrava una idea interessante e divertente, ma alla fine ci sembra di scoprire che si è perso il gusto del viaggio. Come se, in musica, il massimo che si può raggiungere sia il suono del campanello.