Caro Roberto Formigoni,
questa mattina ho perso il treno in stazione centrale a Milano. Altri treni in partenza da lì non ce n’erano, e così mi sono diretto, a piedi, verso la stazione del passante.
Ma non è per lamentarmi dei trasporti regionali che scrivo questa inutile lettera aperta (anche se, già che ci sono: fai qualcosa per la linea Milano-Chiasso che è un disastro!).
Quando mi ritrovo davanti alla stazione centrale, mi fermo sempre un attimo ad ammirare il Pirellone, che è proprio un gran bell’edificio. E così ho fatto anche questa mattina e ho notato, in mezzo alla facciata, una enorme scritta su sfondo rosso: “Salviamo la vita dei cristiani in Iraq e nel mondo”.
Lodevole iniziativa: salvare delle vite umane! Non capisco bene come possa una scritta di quattrocento metri quadri in centro a Milano salvare la vita di un cristiano maronita a qualche migliaio di chilometri di distanza, ma sono sicuro che la regione Lombardia sta facendo molto altro per aiutare i cristiani nel mondo.
Ed eccoci arrivati al problema. Perché salvare le vite dei cristiani? Forse che un musulmano, un ateo o un animista che rischia la vita, in Iraq o altrove, non merita la nostra attenzione? Perché dovrei sentire più vicina la sorte di un cristiano che quella di un buddista? Il fatto che entrambi crediamo in Cristo (ammesso e non concesso che io ci creda) non mi sembra molto pertinente: non stiamo scegliendo una persona con cui pregare o discutere di teologia, stiamo cercando di salvare vite umane.
Mi dirai: i cristiani rischiano la vita per la loro fede, l’impegno per salvare la loro vita non può prescindere dalla religione in cui credono. È vero: rischiano la vita perché cristiani. Non capisco perché sia meglio aiutare un cristiano perseguitato in quanto cristiano rispetto a un omosessuale perseguitato in quanto omosessuale, o a un tizio qualunque perseguitato semplicemente perché nato sulla sponda destra del fiume invece che su quella sinistra.
Caro Roberto, non vogliamo provare ad allargare un po’ gli orizzonti? E capire che quei cristiani sono in pericolo anche perché c’è una forma mentis che li qualifica come cristiani prima che come persone? Così un uomo, prima di essere un ubriacone, un instancabile lavoratore, un buon padre di famiglia o un assassino è un cristiano, e non interessa sapere altro. Con l’appello “Salviamo la vita dei cristiani in Iraq e nel mondo” non si fa altro che perpetuare questo schema di pensiero che vede una società costituita non da persone, alle quali accordare la massima libertà possibile, ma da comunità chiuse e distinte.
È un peccato, perché a me piacerebbe aiutare quelle persone mettendo un bello stendardo fuori da casa mia, ma con questo slogan proprio non ci riesco.
Sono momenti in cui vorrei essere il Governatore della Lombardia per ringraziare di “governare” cittadini come te, caro Ivo.
Bellissima lettera.
Ottimo Ivo, ed anche Luca. Attento però a scegliere bene chi ringraziare
Un Sorriso
Sì, ma i cristiani sono battezzati e gli altri degli infedeli immondi.
Mi sembra eccessiva.
Se scoppia una rivolta di dajje all’islamico, non gradirei il correttore di bozze che mi trasformasse “Difendiamo il diritto alla libertà e alla vita dei mussulmani” in “Difendiamo tutti i diritti di tutti” o “”Difendiamo, in generale, la libertà di tutti” in nome di uno schema di uguaglianza.
Questo generi di appelli – poi possiamo chiederci se servano davvero – contengono una informazione implicita: c’è una minoranza, rischia la libertà, rischia la vita, non sapevi che esisteva.
Non ne saprei nulla se fosse scritto: “Difendiamo tutte le vite in medio oriente”.
Le campagne, poi, sono come i processi per un avvocato.
In aula difende le cause una alla volta, iscritte in un lungo ruolino, perché la “giustizia in generale” non ha contenuto.
Condivido, ma noto però che la tua educazione e la tua forma mentis, per quanto non cristiana, sembrerebbero indurti a discriminare chi lavora alacremente, chi non si ubriaca e chi non commette omicidi.
Quali sono quindi i criteri per cui una vita umana è meritevole di essere salvata? E’ concepibile postulare tali criteri? E’ concepibile farne a meno?
Mi piace la sottile ironia (sono sicuro che la regione Lombardia sta facendo molto altro per aiutare i cristiani nel mondo)
ma ancora di più l’argomentazione (non si fa altro che perpetuare questo schema di pensiero che vede una società costituita non da persone, alle quali accordare la massima libertà possibile, ma da comunità chiuse e distinte)
Secondo me ha ragione Eno
@Luca Massaro e il più Cattivo: Grazie
@alberto: Spero che non sia davvero così.
@eno: È che io non amo molto gli slogan… Riconosco l’errore di contesto: una scritta di quattrocento metri quadri non si analizza come se fosse un trattato.
Rimane però un dubbio: in Iraq non mi sembra che a rischiare la vita siano solo i cristiani…
@Tomate: Attualmente, ho pregiudizi sui padri di famiglia, per ovvi motivo personali…
@Ivo: la tua risposta la definirei alla Hofstadter!
Un Sorriso
@il più Cattivo: non esagerare: Hofstadter saprebbe fare sicuramente di meglio.
Il manifesto criticato in questo sito si riferisce ai cristiani vittime di soprusi ed uccisioni dagli islamici.La protesta parte dall’ Italia cristiana (anche se alcuni non ritengono che lo sia,nonostante il riscontro dei numeri).Il suo vero scopo è sensibilizzare i governanti dei rispettivi paesi persecutori.Allargando la protesta con riferimento a vittime di altre confessioni e categorie sarebbe anche giusto ma perderebbe l’incisività necessaria.Il senso del manifesto mi sembra legittimo.Se un paese mussulano o di altra religione volesse protestare per i propri perseguitati certamente non reclamerebbe per i perseguitati di tutto il mondo e di tutte le categorie.
Nel post scrivi “Caro Roberto, non vogliamo provare ad allargare un po’ gli orizzonti? E capire che quei cristiani sono in pericolo anche perché c’è una forma mentis che li qualifica come cristiani prima che come persone?”. La mia sensazione è che la tua forma mentis non sia molto differente rispetto a quella che imputi a Formigoni, anche se con risultati opposti. Mi viene cioè da pensare che anche per te ciò che conta è che i protagonisti dello slogan siano innanzitutto dei cristiani prima che delle persone, ed è questo che ti ha spinto a scrivere il post. Se lo slogan fosse stato “Salviamo la vita dei buddisti tibetani in Cina e nel mondo” oppure “Salviamo la vita degli omosessuali in Iran e nel mondo” probabilmente la cosa ti avrebbe infastidito molto meno e le considerazioni sarebbero state diverse. Ovviamente è un qualcosa che non posso provare ma, ripeto, è una mia sensazione.
@enrico: e come rispondo a una tua sensazione?