Tom e Jerry non hanno bisogno di presentazioni: chi non conosce i popolari protagonisti dell’omonima serie di cartoni animati?
Quello che forse non tutti si ricordano è che in alcuni episodi della serie, risalenti agli anni ’50, Tom si accende una sigaretta per fare colpo su una gatta: un gesto perfettamente normale quando sono stati realizzati gli episodi, un po’ meno adesso, tanto che uno spettatore preoccupato ha protestato presso l’Ofcom, l’ente britannico che vigila sui programmi tv. Il risultato è che la Turner, proprietaria dei diritti, ha acconsentito a tagliare le scene in cui il fumo viene presentato come accettabile o persino positivo.
Il titolo della notizia ANSA è significativo: Censurate scene ‘Tom e Jerry’. È fin troppo facile l’ironico confronto tra il fumo di sigari e sigarette e altre attività nocive frequentemente praticate da Tom e Jerry, come fare la staffetta con bastoncini di dinamite o sistemare disinvoltamente per tutta la casa trappole per orsi.
In effetti, non si può non trovare eccessiva la preoccupazione del lamentoso spettatore: l’apprendimento è fortunatamente un processo ben più elaborato della semplice emulazione dei comportamenti degli idoli, soprattutto se questi idoli sono un gatto e un topo di un vecchio cartone animato.
Qui si vuole tuttavia affrontare la questione da un altro punto di vista, rifiutando o comunque ridimensionando la nozione di censura: dopotutto, ai tagli ha acconsentito l’autore, o meglio il titolare dei diritti di autore, ed è quindi lecito pensare ad un Tom & Jerry seconda edizione piuttosto che a un Tom & Jerry epurato o censurato.
Fumare sta diventando un gesto sempre più socialmente riprovevole e ben pochi, oggi, si metterebbero a fumare per attirare l’attenzione o pavoneggiarsi.
Se dovessero scrivere oggi la scena, gli sceneggiatori non farebbero più fumare una sigaretta per fare colpo: quel gesto, oggi e molto probabilmente ancora di più domani, risulterebbe incomprensibile.
Quando si ha a che fare con un testo, si risolve il problema aggiungendo una nota a piè di pagina, ma non è possibile mettere le note ad un cartone animato. La soluzione migliore, per lasciare intatto il senso della scena, è cambiarla, adattarla al nuovo contesto che si va affermando. Tradirla nella forma per restare fedeli alla sostanza.
Come il traduttore deve rassegnarsi ed accettare alcuni piccoli cambiamenti al testo originario per renderlo comprensibile ad un lettore ignorante delle tradizioni della cultura o del periodo dell’autore, così dobbiamo accettare queste piccole modifiche: non una censura, ma una semplice traduzione che, per risultare comprensibile alle nuove tradizioni, deve tradire l’originale.
Tutto questo nella speranza che continuino ad esistere, magari in DVD commentati, versioni filologicamente corrette delle imprese di Tom e Jerry, e ovviamente sperando anche che nessuno provi a spacciare le versioni corrette per originali.
Ma guarda… chissà perchè leggendo il tuo profilo avrei scommesso che le Tue origini fossero pugliesi. Complimenti per gli interessi “collaterali” ai tuoi studi. Sono quelle cose che, secondo me, fanno capire chi è e cosa vuole realmente una persona!
🙂
A parte questo… l’ironico confronto non è stato mica tanto facile a farsi! 🙂
Un salutone a Te e, visto che ci siamo, anche alla Tua fedele lettrice Fulvia Leopardi… farei una petizione per definirla l’onnipresente 🙂 Ciao Fulvietta!
A parte questo… l’ironico confronto non è stato mica tanto facile a farsi!
Immagino il duro lavoro di documentazione: ore e ore a guardare cartoni animati! 😉
Scherzi a parte, il confronto era facile da immaginare, ma temo molto più difficile da scrivere (lo sperimento anche io: attualmente ho venti cose da scrivere in testa, 6 bozze iniziate e neppure un articolo finito!).