Maurizio Colucci dedica parte del suo tempo alla nobile opera di diffusione, sul suo Novissimo blog, di alcune opere di Richard Dawkins e Sam Harris dedicate alla religione.
Entrambi gli autori hanno una posizione decisamente critica. Harris, in particolare, si sofferma sui danni e i pericoli della fede, anche quella moderata e laica. (Personalmente, credo che ad essere pericolose siano le persone, non le idee o le fedi).
A Malvino è piaciuto soprattutto un passaggio effettivamente molto interessante, che non si può non citare:
Immaginate che il vostro vicino creda di avere, sepolto nel suo giardino, un diamante grande come un frigorifero. Gli chiedete perché, e lui risponde: «Ma non capisci? Questo diamante dà alla mia vita un enorme significato». Oppure: «La mia famiglia va matta per le riunioni che facciamo in giardino cercando di scavare per tirarlo fuori ogni domenica. E tu ci vuoi togliere questa cosa?». Oppure immaginate che risponda: «Non vorrei vivere in un universo in cui non ci fosse un diamante nel mio giardino grande quanto il mio frigorifero». Per me è chiaro, immediatamente chiaro, che queste risposte sarebbero inadeguate. Profondamente inadeguate. Sono in realtà le risposte di un pazzo. O di un idiota. Eppure, prendete lo stesso identico ragionamento e trasportatelo nel campo della religione, e queste risposte hanno immenso prestigio. Anzi, fino a che non sostieni un qualche ragionamento di questo tipo, è impossibile per te essere eletto in una carica politica nel nostro paese.
Il ragionamento prosegue con l’ovvia conclusione che non si dovrebbero rispettare le credenze religiose di altre persone:
Abbiamo tutti assimilato quest’idea che dovremmo rispettare le credenze religiose di altre persone. Il tuo vicino ha il diritto di credere tutto ciò che vuole su Dio, e sulla struttura morale di questo universo, ha il diritto di credere qualunque cosa vuole su ciò che accade dopo la morte, e tu dovresti rispettare queste credenze semplicemente perché lui ci crede. Ma quando mai, in altri tipi di conversazione, noi seguiamo questa regola? Quando mai vi è stato detto di rispettare, nelle conversazioni, le credenze di un’altra persona riguardanti la storia, o la geografia, o l’ingegneria, o la medicina? Noi non rispettiamo ciecamente le altre credenze delle persone. Al contrario, noi valutiamo le loro ragioni. Se le mie ragioni sono buone abbastanza, sarà inevitabile che tu crederai quello che credo io. È questo che significa essere persone razionali.
Sam Harris prima paragona il credere nell’esistenza di Dio al credere nell’esistenza di un diamante grosso come un frigorifero sepolto nel giardino di casa. Possiamo tranquillamente rendere il paragone ancora più blasfemo, lasciare perdere il diamante e tenerci solo il frigorifero: credere che Dio esista è come credere di avere un frigorifero sepolto nel giardino. Siccome giudichiamo insufficienti le ragioni per credere nel frigorifero sepolto, allora dobbiamo giudicare insufficienti anche le ragioni per credere in Dio.
Il ragionamento di Harris prosegue sul tema della razionalità. Se siamo esseri razionali non rispettiamo le credenze ingiustificate, ma argomentiamo, discutiamo, valutiamo e, alla fine, o cambiamo idea noi o la cambiano i nostri interlocutori. Infatti, sembra dirci Harris, tutti gli storici, i geografi, gli ingegneri e i medici la pensano allo stesso modo: non esistono sulla faccia della terra due storici in disaccordo su una certa analisi storica o due medici che non concordino sulla terapia più adatta. Dal momento che le cose non mi risultano essere così, o gli esseri umano non sono affatto razionali (e allora non è un problema solo della religione, ma anche della medicina e dell’ingegneria), oppure a volte le ragioni non sono sufficienti per convincere tutti a pensarla in un certo modo.
Inoltre, secondo alcuni pensatori le ragioni, per quanto convincenti possano essere, non sono mai in grado di chiudere in maniera definitiva una questione, ed è dovere della comunità difendere tutte le teorie, anche quelle più strampalate e palesemente false: la loro presenza sarà comunque una ricchezza per la società. Secondo questi pensatori, anche se l’idea di Dio è assurda quanto quella di un frigorifero sepolto in giardino, è comunque meglio lasciare alle persone la libertà di credere nel loro frigorifero sepolto e di proporre i più svariati argomenti sulla sua esistenza (ovviamente la libertà vale anche per la critica a queste credenze). Uno di questi folli pensatori, che Harris evidentemente non apprezza, è John Stuart Mill.
È possibile criticare il ragionamento di Harris anche ad un livello più elementare. Davvero Dio è come un frigorifero?
Vincenzo Vitiello, in una interessante intervista radiofonica a proposito dei sui libri Il Dio possibile e Dire Dio in segreto (Roma, Città Nuova, rispettivamente 2002 e 2005), ha detto:
Quello che oggi mi preoccupa maggiormente è l’affermazione di Dio, perché viene fatta in una forma assolutamente incongrua cioè senza chiedersi quali sono le condizioni di possibilità per parlare di Dio. Che cosa significa parlare di Dio? Se uno pone la domanda […], già la domanda è sbagliata. C’è un bicchiere, c’è un tavolo, c’è un uomo, c’è una casa, al limite c’è il mondo, ma Dio non c’è. Dio non è una cosa per cui possiamo dire che c’è.
Una persona che si dichiara preoccupata per l’affermazione di Dio non è certo un integralista o un ateo devoto. Eppure Vitiello rifiuterebbe il paragone dell’esempio di Harris: Dio non è come un frigorifero o un diamante grosso come un frigorifero, e credere in Dio non è assolutamente confrontabile con il credere nell’esistenza di un qualcosa sepolto nel giardino di casa.
Viene tuttavia da chiedersi se questo errore sia imputabile ad Harris e non, piuttosto, a qualche ateo devoto che confonde credere in Dio con il credere nel Papa.
Usavo le stesse parole di Vitiello prima di sapere chi fosse… interessante, anche perché continuo a non saperne nulla di lui! 🙂
( Google supplirà )
Mi pare fumogena l’impostazione del discorso di Harris rispetto al contenuto( x quello che ne posso leggere ).
Titolo: Dio.
Ovvero possiamo tollerare una fede, ma non rispettarla( cioè lasciar giocare i bambini ma solo fino a quando le cose non si fanno serie ).
E’ una tesi con grosse conseguenze p.e. sull’esistenza di una libertà religiosa negativa distinta dalla libertà religiosa tout court, e per Harris evidentemente ad essa superiore.
Contenuto: la razionalità.
Cioè tutto ciò che costituisce il mondo umano deve essere razionale, nel senso di argomentato e giustificato.
Può essere argomentato ciò che è una conoscenza o una credenza, un giudizio, una affermazione.
Vero, diceva Bonhoeffer: “Einen Gott, den es gibt, gibt es nicht”, un Dio di cui si dica “si dà come oggetto di conoscenza” non esiste.
Ma le implicazioni sono molto più ampie di quanto non lasci intravvedere il titolo su Dio.
“Le promesse vanno adempiute!” è una credenza? rileva un fatto esterno? e giustificata come? E’ una superstizione? è un belief di Hume?
A veder bene esso è un enunciato deontico, non una affermazione descrittiva: non ha una origine empirica.
Oppure frasi come “Il re è sovrano, intoccabile e trae la sua autorità da Dio.”
E’ vera o falsa?
Ma può essere vera o falsa? Descrive qualcosa? Non è piuttosto la proclamazione pubblica che dà forza all’autorità regale, che la CREA?
Può essere dichiarata non più valida, combattuta, demistificata, ma non letteralmente “confutata”.
Poi ci sono nostre consuetudini e convinzioni “etiche”( in generale di comportamento ) che neppure vengono portate ad espressione verbale.
L’idea di fondo di Harris, vecchia come il cucco, è che il mondo umano sia fatto di oggetti fisici e credenze.
Punto.
Le istituzioni e la società sarebbero una creazione umana, e liberamente rimodellabile con il rimodellarsi delle nostre credenze e/ o decisioni. Le istituzioni, il “si fà così”, dipendono da un intreccio di credenze e non c’è altro.
Davvero…? davvero non esiste il “mesocosmo” sociale?
E davvero ciò che noi non decidiamo consciamente è irrazionale, una scoria dei cosiddetti istinti, da cui epurarci?
Mi pare che l’obiettivo polemico venga chiamato “Dio” ma sia ben altro… e questo “ateismo” razionalista abbia un prezzo altissimo.
ciao e buona notte, eno!
Concordo con quanto scritto.
Salvo Harris in parte sulla fiducia (mi ricorda Ben Stiller, attore che apprezzo molto) e in parte per una piccola frase (tagliata da Malvino e da me reintrodotta):
Fino a che non sostieni un qualche ragionamento di questo tipo, è impossibile per te essere eletto in una carica politica nel nostro paese.
In una situazione del genere, credo che anche io farei discorsi simili 😉
Rispondo in arciritardo…
Certo, è vero ci sono alcune limitazioni per un noncredente in ambiti politici in alcuni paesi.
Anche in Italia certe cose non possono essere dette.
E del resto in Italia vige anche l’esatto contrario in ambiti accademici, intellettuali, giornalistici ed editoriali, dove non sostenere queste idee è un handicap.
Pari e patta, frutto di cinquant’anni di pax democristiana.
Negli States invece è impensabile un presidente ateo, ma viceversa se sostieni posizioni opposte a quelle di Harris, difficilmente potrai insegnare in un college a meno di non essere etichettato come “fascista”… La libertà di espressione nei college liberal, cioè la maggiorparte, è un concetto molto ristretto, calpestato e limitato quando il tema è religione, Israele, femminismo, colonialismo, postcolonialismo, il sempiterno “imperialismo” etc. e magari il derridiano fonologofallocentrismo… 😉
In una situazione del genere ci sono tante ragioni per fare i discorsi di Harris quante quelle per fare dei discorsi integralisti e guerrafondai. Forse sarebbe più sensato lasciar stare “ragioni della situazione”, entità alquanto dubbie, e preoccuparsi solo di essere INTELLETTUALMENTE ONESTI.
Sono per la tutela del diritto di espressione di chiunque, dal cattolico al ateista, al sostenitore della monarchia o fan della infinita verità di Marx…
Ma davvero è questo il punto con tesi come quelle che riporti nel post? Poter esporre certe idee? poter agire conseguentemente alle proprie convinzioni senza doverle dissimulare? poter accedere ad ogni carica istituzionale a prescindere dalle proprie convinzioni?
No, l’idea di fondo è di RIMODELLARE lo Stato e la società con queste idee.
Non avevo fatto a caso la menzione alla questione della libertà religiosa negativa.
Hayek chiamava questo “ingegneria sociale”. Davvero qualcuno ha il diritto di poter accedere al governo o al potere legislativo con l’esplicito intento di fare politica culturale( dove “cultura” sta a “politica” come “vita” sta a “politica” in biopolitica )? di modellare la società? di fare in modo che le idee ritenuto “superstiziose”- come scrivevo – vengano cassate dal discorso rispettabile, e quindi degno di entrare nella politica e dal discorso pubblico? e che le tutele giuridiche di quei discorsi siano poste ad un rango inferiore rispetto p.e. ad altre, che riteniamo più gradite?
E ribadisco quello che avevo scritto: non si parla di Dio, ma del catalore certi ambiti della realtà come irrazionali e quindi espellerli dalla politica e dal discorso pubblico.
Non sono davvero intenzioni innocenti: Harris ha poco da dolersi.
Questo spacciarsi per vittime nella libertà di espressione mi pare del tutto immotivato.
O forse molto astuto.
ciao, eno
Il bello dei tuoi commenti è che mi scopro ogni volta ignorante. Cosa è il fonologofallocentrismo?
Concordo con te: lasciamo perdere le ragioni della situazione e andiamo alla sostanza, come ho cercato di fare nel post… e della sostanza di Harris rimane ben poco, purtroppo: un discorso in parte insensato in parte pericoloso.
Pericoloso se Harris fosse un politico, un uomo di stato. Dal momento che non lo è… insomma, ben venga il suo discorso, come ben vengano i discorsi opposti e contrari, altrettanto pericolosi ma finché restano discorsi, dove sta il problema.
Certo, difficile capire quando si passa dai discorsi ai fatti, quando invece che ribattere è meglio preoccuparsi, però mi sembra che Harris sia ampiamente aldiquà di questo limite, e con lui Dawkins.
Fonologofallocentrismo è, lo ammetto, una mia presa per il culo di Derrida… lui non userebbe mai questi termini. NO! Lui solo fallogocentrismo o fonologocentrismo…
ciao! 🙂
Vergognati: stiamo parlando di Derrida, non di uno Zecchi qualsiasi!
“Personalmente, credo che ad essere pericolose siano le persone, non le idee o le fedi.”
Idee e fedi non sorgono certo dal nulla, nè sono “neutrali”. Sono formulate con uno scopo, il che può rendere un’idea preicolosa (il razzismo ad esempio) se è formulata con lo scopo di nuocere.
Vera la prima (non nascono dal nulla) falsa la seconda (non necessariamente nascono con uno scopo).
Mi spiego meglio partendo proprio dal tuo esempio: il razzismo. Certo non nasce dal nulla, ma l’idea che alcuni esseri umani siano inferiori ad altri mi sembra essersi sviluppata autonomamente a partire dalla paura del diverso e da altri meccanismi che (purtroppo) la psicologia conosce bene.
Detto questo, il razzismo è sicuramente una idea pericolosa, nel senso che i razzisti sono persone pericolose.
“Certo non nasce dal nulla, ma l’idea che alcuni esseri umani siano inferiori ad altri mi sembra essersi sviluppata autonomamente a partire dalla paura del diverso e da altri meccanismi che (purtroppo) la psicologia conosce bene.”
Non sono d’accordo.
La base è una paura irrazionale, vero, ma le teorie mistiche o pseudoscientifiche razziste (la “fede” razzista)nascono con lo scopo dichiarato di PROVARE che il razzismo è giusto. Sono idee pericolose, anche se sono d’accordo che è molto più produttivo smontarlo che censurarle preventivamente.
Bisognerebbe vedere se gli autori di queste teorie razziste sono o no in buona fede: una persona è davvero convinta, ad esempio, che il clima abbia influenzato l’intelligenza degli africani?
Non sto dicendo che la buona fede possa giustificare una idea sbagliata e, ne convengo, pericolosa, ma mi soffermo su uno degli aspetti del tuo commento, che vuole le idee nascere con uno scopo.
Riguardo all’altro tema del tuo commento: non intendo certo sostenere che tutte le idee sono buone o equivalenti. Ci sono idee buone e idee cattive, indubbiamente. Tuttavia, secondo me, non ha senso giudicare una persona in base alle idee, ma è meglio giudicarla per quello che è e, soprattutto, per quello che fa.
“Bisognerebbe vedere se gli autori di queste teorie razziste sono o no in buona fede.
una persona è davvero convinta, ad esempio, che il clima abbia influenzato l’intelligenza degli africani?”
In teoria, le idee sui fatti empirici dovrebbero essere predisoposte per poter essere “verificate” (ovvero rese più probabili) o falsificate, non dovrebbero essere pregiudizi “in buona fede” da provare a tuttio i costi…
“Tuttavia, secondo me, non ha senso giudicare una persona in base alle idee, ma è meglio giudicarla per quello che è e, soprattutto, per quello che fa.”
Ma il mio non è un modo per giudicare la persona, ma gli effetti delle sue idee. Non mi interessa stabilire se fosse peggiore (ad esempio) Hitler,Stalin o Polb Pot, mi interessa impedire* che l’ idea che uno sterminio di massa sia auspicabile si diffonda.
(*Non per legge,perchè censurando legalmente si ottuiene solo di dare un appeal a queste idee,ma smontandole costantemente).
Una bella riflessione di Sam Harris, che forse aiuta meglio a far capire cosa si intende per rispetto:
“Le convinzioni religiose di qualcuno sono da rispettare nella stessa misura in cui rispettiamo il fatto che egli creda di avere una moglie bella e dei figli intelligenti”
Kirbmarc, c’è una sottile differenza. La moglie bella e i figli intelligenti sono, in qualche modo, giudizi di valore. Anzi, è solo se rimangono giudizi di valore, che possiamo rispettarli. Se diventassero affermazioni “oggettive”, se quest’uomo ad esempio fosse così convinto della bellezza della moglie da pretendere per lei il premio di miss mondo, o fosse così convinto dell’intelligenza dei suoi figli da pretendere per essi ipso facto una laurea onoris-causa in, chessò, filosofia… allora concorderesti con me che non potremmo più “rispettare” queste sue opinioni.
Quello che dici è precisamente ciò che intende Sam Harris con quel paragone. 😉
Le religioni sono giudizi soggettivi e arbitrarii sul mondo, non hanno valore conoscitivo nè normativo. E nemmeno prescrittivo.
@Kirbmarc: Una volta tanto, sono d’accordo con Harris 😉
@Kirbmarc: Vero, le religioni sono giudizi soggettivi (qualunque cosa questo significhi: se un “giudizio” consiste nel predicare qualcosa di qualcosa, non vedo come questo possa avvenire al di fuori della sfera del soggetto. un giudizio attiene ad un oggetto, ma non in senso ontologico), ma questo pone di nuovo sull’ormai logoro tavolo di discussione l’annosa questione di chi possa legittimamente esprimere giudizi “oggettivi” sul mondo (inteso naturalmente non in senso naturalistico, ma come totalità dei fatti), e di quale autorità possa estendere tale legittimità, oltre che sul piano conoscitivo (che epistemologicamente parlando è mooolto più complesso di quanto non sembri ai predicatori dell’irrisione pregiudiziale del fenomeno “fede”), su quello normativo e prescrittivo. Technocracy? No, thanks.
Alla fine questo Harris ha lo stesso problema di molti suoi colleghi: una formazione o dei presupposti filosofici quantomeno imbarazzanti.
Se dovessi fare il barricadero delle cause che alcuni, senza nessuna ironia, taggano come “ragione vs religione”, mi sceglierei un profeta/intellettuale di riferimento più intelligente. E un po’ meno ingenuo.
p.s.: è un peccato che Vitiello sia così poco conosciuto, è uno dei pochi (con Givone, Agamben, a tratti Cacciari) che a mio parere in Italia sia in grado di porre la questione seriamente.
Concordo pienamente con quanto detto dall’ultimo utente.