Consideriamo un semplice problema: c’è del burro nel frigorifero? Se non lo apriamo e non diamo un’occhiata ci sarà un’assenza di prove che il burro c’è, ma questo non equivale a una prova della sua assenza. Se guardiamo dentro il frigorifero, lo esaminiamo a fondo e non troviamo traccia di burro allora abbiamo un’assenza di prove che veramente equivale a una prova di assenza.
Julian Baggini, Ateismo. Una brevissima introduzione, Nessun Dogma 2018
Ottima risposta all’obiezione “l’assenza di prove non è una prova dell’assenza”. Rimane, ovviamente, il problema di mettersi d’accorso su qual è l’equivalente, per la divinità, dell’aprire il frigorifero ed esaminarlo a fondo.
Infatti la tua obiezione è importante. Se la/le divinità fossero come i raggi UV nel 1700, cioè ben prima della loro scoperta, allora non la/le vedremmo. Ma questo vale però pure per i religiosi ché non avrebbero gli strumenti per vederla/le.
Pensavo più a una divinità da cercare nel proprio cuore o, in astratto, nella bellezza del cosmo – con appunto il problema del che vuol dire cercare dio nel profondo della propria anima –, ma anche l’esempio dei raggi UV rende l’idea.
Anche se il problema dei raggi UV è che nel Settecento mancava proprio il concetto di radiazione elettromagnetica (che, vado a memoria, è arrivato nell’Ottocento) e di prove della loro esistenza ce n’erano (al sole ci si scotta); mentre qui il concetto di divinità lo abbiamo eccome.
Cold case, plurimillenario, per giunta. Lo riporti in archivio, ispettore. Piuttosto: novità sull’ondata di credulità popolare?
Cercavo appunto correlazioni, commissario Occam.
Sì, certo, Pindaro. Sbaglio o non ha ancora finito di ripagare la biblioteca di teoria dei giochi e statistica che era riuscito a far acquisire quando indagava su quella lotteria clandestina?
Visto il background del padrone di casa non starò qui a negare l’importanza dell’esistenza e dell’essenza. Però alla fine, nella vita pubblica, la questione diventa di rappresentanza: chi ha la licenza per vendere il burro? Perché alla fine nessuno si accontenta di discutere dell’esistenza, ma vuole dirci come Dio è fatto e soprattutto cosa vuole da noi. È su questo piano che l’onere della prova spetta di sicuro ai religiosi, anche se non viene mai concesso.
@weissbach: Giustissima osservazione. È che alla fine il dio dei filosofi è cosa diversa dal dio dei credenti (ricordo il mio prof di filosofia medievale: “nessuno si mette a pregare il Primo motore immobile”). Ma stranamente la prova dell’esistenza del primo sembra giustificare il secondo…