Ho iniziato a leggere Smetti di leggere notizie di Rolf Dobelli.
La tesi di fondo si può condensare nel perfettamente condivisibile “al giorno d’oggi l’informazione non è più una risorsa limitata, l’attenzione invece sì”. Da qui Dobelli costruisce la sua proposta: dovremmo completamente rinunciare alle notizie – che credo di capire siano gli articoli di cronaca, escludendo quindi gli approfondimenti che al contrario invita a leggere – perché sono una perdita di tempo.
Ma qui non voglio discutere della tesi del libro (che certo parte da quello che effettivamente è un problema), bensì di un esempio che mi fa seriamente dubitare dell’intelligenza, o della buona fede, di Dobelli:
Prendete gli attentati terroristici a Mumbai del 2008. Con un atto di arroganza i terroristi hanno ucciso duecento persone. Pensate che un miliardo di persone hanno dedicato in media un’ora di attenzione alla tragedia: hanno seguito le notizie e si sono sorbiti il cicaleccio di qualche «commentatore» televisivo. Una stima assolutamente realistica, perché la sola India ha un miliardo di abitanti. Molti di loro avranno probabilmente speso l’intera giornata a seguire il dramma. Calcoliamo comunque al ribasso. Un miliardo di persone per un’ora di distrazione dà un miliardo di ore di distrazione, il che corrisponde a più di centomila anni. L’aspettativa di vita di un essere umano, considerando la media globale, è di sessantasei anni. Ragionando in termini economici, attraverso il consumo di news sarebbero andate «sprecate» le esistenze di duemila persone, dieci volte di più di quelle uccise durante l’attentato.
(…) Certo, equiparare vittime del terrorismo e vittime del consumo di news può sembrare sbagliato.
Tralasciamo la strana definizione, per l’uccisione di duecento persone, di “atto di arroganza” – forse c’è un errore di traduzione, non ho controllato l’originale –, ma è il calcolo che mi lascia perplesso, e non perché impreciso (verificate pure voi).
Dobelli sembra prendere il concetto di anni potenziali di vita persi e applicarlo all’attentato e alla lettura di notizie, come se avesse senso confrontare l’uccisione di persone con il tempo che volontariamente altre persone decidono di impiegare in modo forse inutile o controproducente.
Perché no, non è che “equiparare vittime del terrorismo e vittime del consumo di news può sembrare sbagliato”: è una cretinata.
Dovremmo smettere di leggere notizie, secondo Dobelli. Ma forse dovremmo smettere di leggere cretinate – tra cui certo ci sono molte notizie, ma anche certi libri.
Un commento su “Smetti di leggere il libro che dice di smettere di leggere notizie”