Giorgio Israel, a proposito del rapporto tra teorie scientifiche e metafisica, scrive:
Nessuna persona seria potrà sostenere che l’idea [scientifica] della fissità delle specie non abbia un’ispirazione teologica.
A costo di passare per persona non seria (un pericolo che corro volentieri), mi chiedo se non si possa capovolgere la frase:
Nessuna persona seria potrà sostenere che l’idea [teologica] della fissità delle specie non abbia un’ispirazione scientifica.
Detto altrimenti: i primi “teologi”, i primi cioè che parlarono in senso divino della fissità delle specie, scelsero la fissità invece della instabilità o mobilità per questioni legate alla divinità e alla natura oppure, più banalmente, perché osservarono che le specie erano stabili? In quel momento erano più scienziati o più filosofi?
Per Ivo.
Chiaramente, i primi pensatori teologici erano tanto scienziati quanto filosofi. Ho già espresso altrove il mio sentimento di stupore e ammirazione per l’impianto proto-evoluzionista contenuto nella Genesi biblica, incredibile se si pensa che venne concepito da uomini vissuti quattromila anni or sono.
Tanto doverosamente premesso, il “fattore dio” assomiglia un po’ a ciò che l’etere rappresentava all’inizio degli studi astrofisici.
In mancanza di una spiegazione migliore, veniva (e viene tuttora da molti) utilizzato per completare qualsiasi modello altrimenti non plausibile.
L’utilizzo (legittimo) di teorie non scientifiche, in quanto “non falsificabili”, come potrebbe essere l’ipotesi dio collocata in una metafisica alla Popper (mi ricollego a un discorso che avevamo già intrapreso alcuni post fa), tuttavia, non è conforme agli interessi di chi utilizza tale “fattore non razionalizzabile” quale strumento di potere. Per costoro, infatti, non potrà mai trattarsi di una mera ipotesi di lavoro, bensì dovrà necessariamente assurgere all’intangibilità dogmatica, altrimenti crollerebbe tutto il sistema sul quale essi stessi si reggono. Da qui il sonno della ragione e la sua nota progenie.
Ciao 🙂
Io direi che non erano né scienziati né filosofi, ma la sostanza non cambia….
“Lato sensu” ovviamente. O, meglio, proto-filosofi e proto-scienziati.
Ciao 🙂
( @lector: Un tesi teologica non ha alcun bisogno di essere “dogmatica”, né in senso letterale né in senso figurato. Può essere un’ipotesi di lavoro legata al periodo storico e dunque non avere pretese d’assolutezza; ugualmente, può non avere alcun legame con le estrinsecazioni storiche del kerygma, come i praembula fidei, e dunque non è letteralmente dogmatica.
Non sta lì la differenza tra LE scienze e la teologia.
Si può chiedere: “E allora dove sta?”
Non so, ma non là.
Che poi ciò che non è falsificabile sia un sonno della ragione– espressione dal passato poco glorioso- mi pare azzardato.
In fenomenologia, in settori della filosofia analitica e tra i neotomisti si considera la possibilità di essenze, necessarie e non falsificabili.
E nessuna di queste “scuole” è una “metafisica”. )
@Ivo: Io non parlerei di scienziati solo perché osservavano la stabilità delle specie.
Tutti noi osserviamo qualcosa prima di parlare.
Neppure metterei in strettissimo legame quell’osservazione empirica con la relativa fissità della Genesi.
Altre religioni, come il Mitraismo, postulano un “dema”, cioè uno o più esseri che muoiono all’inizio della cosmologia per dare forma all’universo.
Non è evoluzione, ma neppure un fissismo.
Andrebbe ricordato che queste narrazioni sono cosmogonie, e cercano di spiegare il kosmos dell’esistente( osservabile ). Non cercano di stabilire nessi causali o di estrarre leggi di natura.
ciao! 🙂
Ciao Eno,
se per caso non si fosse capito, sono alquanto affezionato al vecchio Popper.
Ti ringrazio comunque per le interessanti precisazioni: essendo sempre disponibilissimo ad ampliare i miei orizzonti andrò di conseguenza a rileggermi Husserl, Moore, Russel, Carnap, Maritain, Bountadini ed altri, come da tuo (implicito) consiglio.
Ti prego tuttavia di chiarirmi il senso del riferimento al “passato poco glorioso” del titolo del quadro di Goya “Il sonno della ragione”; sarò oramai troppo “rinco” causa l’età, o troppo ignorante, ma invero mi sfugge.
🙂
Urca! Bontadini- che non conosco-, Husserl, Maritain… Non serve mica tanto… 😉
( E poi Russell era un empirista. )
Il passato poco glorioso non è del quadro di Goya dove si descrive la violenza che nasce dalla incrollabile stolidità.
Consta invece nel fatto che quella è diventata una espressione giornalistico-manualistica per sbarazzarsi con una battuta della filosofia che non fa elogio sperticato dell’illuminismo o del progresso o del dubbio.
Non mi va troppo giù la cosa.
bye! Eno
Grazie per la risposta.
C’è qualcuno che vede Russel anche come filosofo analitico.
Ciao 🙂
eno: ok, neppure io parlerei di scienziati per una banale osservazione… d’altra parte, penso che neppure tu parleresti di teologi (o filosofi) per gli autori di cosmogonie!
lector in fabula: Russell filosofo analitico? Boh… ma poi esistono i filosofi analitici? 😉
analitico, empirista… certo non era un continentale, che loro un po’ lo sanno cosa significa far sonnecchiare la ragione 🙂
(ok, ok, lo so, commento inutile e puramente polemico…)
Uomini di poca fede! Vedere ad esempio G. Bonino, Rivista di Filosofia, ed. Il Mulino, 3 dicembre 1998, pagg. 501-508. 🙂
( Non sono stato chiaro.
Non mi riferivo a questa o quella “corrente”, come dire: «Russell è empirista, non analitico».
Intendevo invece che se Russell è empirista, allora- da quello che mi consta- non avrebbe ammesso necessità extralogiche, cioè le essenze che menzionavo.
Il problema è che Russell è sterminato… sicuramente, il suo atomismo non è compatibile con quest’idea, ma ignoro se magari in qualche saggetto… BOH! )
Ok, Eno. Spero di aver capito e convengo sul fatto che Russell sia sterminato e perciò difficilmente omologabile.
Torniamo, però, se sei d’accordo, all’argomento clou del post di Ivo.
Perché siete compatti nell’escludere tout-court che i primi cosmogoni (si dice così?) fossero assieme un po’ scienziati e un po’ teologi? Per poterne discutere, in primis non attribuirei a questi termini il sofisticato valore attuale, se riferiti a uomini vissuti migliaia di anni or sono. Si trattava indubbiamente di osservatori straordinariamente intelligenti, che in un certo senso posero le basi del pensiero. Molto tempo prima dei presocratici, tentarono di ragionare, di razionalizzare. Non toglierei loro questo merito fondamentale. Liquidarli asserendo che “tutti noi osserviamo qualcosa, prima di parlare”, sta quasi a privare di ogni valore la storia del pensiero umano e lo studio della sua evoluzione. Almeno questo ho inteso, o forse frainteso.
Ciao 🙂
eno: Sicuramente Russell ha sostenuto, da qualche parte, le necessità extralogiche da te evocate. Penso che Russell abbia sostenuto tutto e il contrario di tutto 😉 (questa non è una critica: i libri di Russell sono stati tra le mie prime letture di filosofia!)
lector in fabula: Rispondo per me stesso: non è che voglia sminuire la sapienza degli antichi. Semplicemente, non voglio usare termini che sarebbero fuori posto: la scienza e la filosofia sono pratiche storicamente collocate. Il primo filosofo, secondo alcuni, è Aristotele: già Platone era qualcosa di diverso, una sorta di sapiente. Il primo scienziato, similmente, era Galileo, che già F. Bacone non aveva le idee chiare (lasciamo poi perdere Bruno). Prima non si può parlare di filosofia e di scienza, se non in maniera imprecisa.
Dimenticavo: “l’argomento clou” del mio post… era una affermazione di Israel che ho provato a capovolgere e, sopresa!, il senso rimaneva praticamente immutato.
Evidentemente Israel, in quella frase, ha usato a sproposito i termini scienza e teologia, riferendosi a qualcosa che non è né scienza né filosofia/teologia…
Secondo me il senso non rimane immutato, perché muta “ispirazione”.
Nel primo caso l’ispirazione è solo un suggerimento, un lampo che dà una dritta allo scienziato, ma che non prova nulla.
Nel secondo caso significa: “parziale coincidenza tra ambiti diversi”.
Ma non insisto.
@Lector: Sono d’accordo con Ivo, anche se qui ci vorrebbe uno storico della scienza.
Credo che l’espressione “evoluzione del pensiero umano” sia fuorviante.
La teogonia di Esiodo dà delle spiegazioni sulla composizione del mondo, ma in modo del tutto diverso da come le darebbe un fisico.
Non cambiano solo le precise teorie ma pure il loro tipo. In Esiodo le varie porzioni del mondo sono assegnate ad un dio, che unifica diversi fenomeni( Poseidone dio delle acque e dei terremoti, in quanto dio delle profondità ). Anche un fisico cerca spiegazioni universali e unificanti.
Ma mentre Esiodo ammette la possibilità di “eccezioni” dovute alla volontà dei singoli dei, che tuttavia non smentiscono la bontà dell’impianto, il fisico prenderebbe casi devianti come falsificazioni o come l’intersecarsi di principi diversi.
C’è una differenza qualitativa ed uno stacco.
Ma penso che troppo sarebbe da dire su questo punto…
ciao! 🙂
Ok, mi arrendo. Ma due contro uno non vale! 🙂
Certo che vale: per una volta che due filosofi sono d’accordo, hanno tutto il diritto di allearsi! 😉
A proposito di Bibbia, Genesi, ominidi vorrei segnalare l’opera di Don Guido Bortoluzzi, a cui il Signore avrebbe rivelato come sono andate realmente le cose nella creazione di Adamo. Sembra interessante anche dal punto di vista antropologico e genetico. Spiegherebbe molte cose, in particolare il mistero degli ominidi. Inoltre- fara’ piacere alle donne – Eva era innocente!
Il libro si puo’ scaricare gratuitamente qui in pdf:
http://www.genesibiblica.eu/
cordiali saluti
Piero Gottardi
i governi U.S.A. e CANADA a parer mio dovrebbero incentivare l’ inseminazione eterologa dei loro cittadini con sperma dei nativi , in questo modo l’estinzione dei grandi popoli NATIVI non sarebbe minacciata dall’estinzione !
@gennaro: prospettiva interessante. Mi sfugge la connessione con la teologia e la scienza…