“Intorno alle 5.45 di questa mattina, a Berlino, è scoppiato un acquario cilindrico alto 14 metri e contenente 1 milione di litri d’acqua salata e circa 1.500 pesci che si trovava all’interno del Radisson Collection Hotel. […] Due persone sono state ferite, una delle quali è stata portata in ospedale. Le 350 persone alloggiate nell’hotel sono state evacuate sfollate“.
Così Il Post riporta l’accaduto e l’acquario in questione è impressionante:
Quanto accaduto pare quasi un esperimento mentale per saggiare le nostre intuizioni etiche.
Abbiamo infatti:
- importanti danni materiali: una colonna d’acqua alta 14 metri è, per quanto circoscritta, un’alluvione all’ennesima potenza;
- due persone ferite;
- i disagi affrontati dalle 350 persone sfollate;
- 1500 pesci morti.
Quale di queste conseguenze è la più grave?
I danni materiali sono facilmente quantificabili e risarcibili; i disagi affrontati dagli sfollati un po’ meno (per alcuni sarà stato uno shock psicologico, altri ) ma sono almeno in teoria completamente compensabili tramite un risarcimento. Le ferite riportare dalle due persone coinvolte, in caso di lesioni permanenti, potrebbero invece non esserlo e in ogni caso il danno riguarda l’integrità del corpo. E i pesci? Per i proprietari i pesci sono probabilmente danni materiali: tra le spese per ripristinare l’acquario andrà inserito anche il costo di 1500 pesci tropicali. Tuttavia si tratta di esseri viventi in grado di provare dolore e che sono morti in maniera che immagino particolarmente brutta. Tra l’altro tra quei 1500 pesci potrebbero essercene anche alcuni esemplari di specie in pericolo.
Sembra un esperimento mentale ben costruito perché le quantità agiscono in opposizione alle qualità. Valutiamo le lesioni corporee e psicologiche più importanti dei danni materiali, ma qui abbiamo due persone ferite probabilmente in maniera non grave contro qualche milione di euro di danni; un pesce vale meno di un essere umano, ma di nuovo abbiamo ben 1500 pesci morti e due esseri umani feriti.