Biancaneve e lo straw man

Foto di Aline Dassel da Pixabay 

“Il MeToo ha rotto i coglioni”. È un commento che ho sentito a proposito della fintroversia sul bacio non consensuale del principe azzurro a Biancaneve. Dico fintroversia perché il caso è in buona parte artefatto: non riguarda il film della Disney ma il rifacimento di un’attrazione di Disneyland e in una recensione sostanzialmente positiva si faceva notare che quel bacio, messo a conclusione del percorso, potrebbe essere un po’ problematico visto che lei è incosciente. Poi è arrivata Fox News e ha deciso di trasformare la recensione in una crociata dell’estrema sinistra nel nome della cancel culture e del politicamente corretto.

Ora, sarebbe bello discutere sul ruolo delle fiabe nella costruzione del nostro immaginario collettivo e sul fatto che sono storie che vengono continuamente riadattate alla sensibilità attuale – e lo ha fatto lo stesso Walt Disney, ad esempio togliendo la tortura della regina cattiva costretta a indossare delle scarpe di metallo arroventato. E anche su cosa dovremmo fare con le opere che presentano aspetti adesso controversi, per quanto non sia la cosa direttamente in discussione (non si parla del film del 1937, ma di un’attrazione di Disneyland rifatta negli scorsi mesi).

Ma credo sia più importante quel “il MeToo ha rotto i coglioni” al quale credo potremmo aggiungere “le menate sul consenso hanno rotto i coglioni”, “il femminismo ha rotto i coglioni” e “le rivendicazioni dei diritti hanno rotto i coglioni” (sì, lo so, è un po’ l’argomento del piano inclinato, ma il passo direi che è breve). E capisco che una discussione sul bacio del principe azzurro possa venire a noia – ma evidentemente non è così, vista la marea di commenti –, ma appunto: nella mente mi si è insinuato il tarlo che la strategia sia appunto quella, non affrontare il problema seriamente, discutendo e portando argomenti, ma facendo deragliare qualsiasi dibattito con casi montati ad arte per far indignare e stancare le persone. Uno sorta di straw man argument condito con fake news che porta, appunto, a “i diritti ci hanno rotto i coglioni”.

La ricerca della parola

Nel 1937 arrivò nelle sale il film Biancaneve e i sette nani, tratto dall’omonima fiaba dei fratelli Grimm. Walt Disney modificò leggermente la trama, e soprattutto diede un nome ai sette nani, di fatto creandoli come personaggi autonomi: Dotto (Doc), Gongolo (Happy), Eolo (Sneezy), Cucciolo (Dopey), Brontolo (Grumpy), Mammolo (Bashful) e Pisolo (Sleepy).

Il nano più curioso è Cucciolo, il cui nome originale significa addormentato, poco sveglio. È il nano più giovane e non parla.
Si narra che il motivo del suo silenzio sia l’insoddisfazione di Disney per i doppiatori: non si riusciva a trovarne uno adatto e perciò decise di renderlo muto.

La spiegazione narrativa è invece di una poesia notevole: non ha mai provato a parlare. Continua a leggere “La ricerca della parola”