Apprendo da formamentis di un notevole dibattito tra Emanuele Severino e Marco Pannella sulla pena di morte, in generale, e sull’esecuzione di Saddam Hussein in particolare.
Emanuele Severino è un filosofo e, da buon filosofo, «parla sempre di un altrove». Eppure nel dibattito, per quanto è lecito giudicare da un resoconto, sempre essere immensamente più pragmatico di Pannella. Se è lecito riassumere un riassunto, direi che quando Pannella parla di giustizia, Severino ribatte che la giustizia non esiste, esiste soltanto il giudizio della storia, e non è detto che questo giudizio si rivelerà, alla fine, contrario all’esecuzione del dittatore.
Chi parla qui di un altrove, Pannella o Severino? In altre parole, decisamente più filosofiche, il mondo è cosmo o caos?
Una delle migliori analisi sull’esecuzione di Saddam la propone Cantor: «un fallimento dell’Occidente sul cammino verso la diffusione delle democrazie, della libertà e della pacificazione del pianeta».
Il mondo è quindi caos. Pannella ci parla dunque di qualcosa che non esiste e non può esistere. Più che un relativista, come pare si sia definito, Pannella è un idealista. E Severino, ma non è una sorpresa curiosamente, un nichilista.
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