Abuso dello stato di necessità

Primo caso

Supponiamo che Gino riceva in eredità dai propri genitori una casa.
La casa è molto grande. Diciamo che è una vera e propria villa con tanto di ampio giardino.

Per tenere pulita la villa, Gino è costretto a rivolgersi a una ditta di pulizie. Per il giardino, che ha le dimensioni di un piccolo parco, deve pagare un giardiniere. Nei mesi invernali le spese di riscaldamento sono molto alte.
I genitori di Gino erano ricchi: il padre era direttore di una banca, la madre avvocatessa. Gino, purtroppo, non ha voluto studiare economia o giurisprudenza: è diventato un artista, e dipinge quadri. Le sue opere sono pregevoli, ma il loro valore di mercato non è elevato, anzi: è proprio basso.

Gino non può mantenere la villa lasciata in eredità dai genitori. È costretto, a malincuore, a venderla, ad abbandonare la casa nella quale è cresciuto.
Con il ricavato della vendita acquista un grande appartamento in centro, deposita in banca i soldi avanzati e si dedica tutta la vita alla pittura. Continua a leggere “Abuso dello stato di necessità”

Il nuovo incubo

Il giudizio di Mario Iannaccone sul transumanismo (o transumanesimo) non potrebbe essere più netto: un incubo, come recita il titolo dell’articolo su Avvenire, e «una grave minaccia per l’umanità», come ribadisce nel testo rifacendosi a Francis Fukuyama.

I transumanisti sostengono una tesi abbastanza semplice: l’uomo deve superarsi, deve sfruttare le proprie conoscenze per migliorare, per aumentare le proprie capacità fisiche e cognitive e per superare i limiti della condizione umana. Continua a leggere “Il nuovo incubo”

La soluzione sette per mille

A Udine si è tenuto un convegno organizzato dalla FNOMCeO, orribile acronimo per la Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Etica di fine vita: percorsi per scelte responsabili.
Durante il convegno sono stati presentati i dati preliminari del questionario Itaeld (altro discutibile acronimo: Italian End of Life Decision study) sul comportamento dei medici nei confronti dei pazienti senza speranza di vita.

Il dato che più di tutti ha impressionato i giornalisti, per altro abbastanza annoiati dalla vicenda, è che lo 0,7% ha ammesso di aver intenzionalmente abbreviato la vita del paziente tramite farmaci.
Per la cronaca: al questionario, rigorosamente anonimo, hanno risposto 2674 medici, il 18,2% di quelli interpellati. Ciò significa che a meritare il titolo è stata la risposta di circa diciotto medici.

Ad ogni modo, secondo questo studio abbiamo sette possibilità su mille di incontrare un medico disposto a praticare l’eutanasia. E, soprattutto, una possibilità su due che questo medico non ci comunichi la diagnosi.
Il tema chiaramente è delicato: il medico deve chiaramente valutare se il paziente è in grado di affrontare e gestire una situazione decisamente estrema e deve ovviamente trovare il modo migliore per informarlo, e non sempre c’è la possibilità di fare tutto ciò. Tuttavia una percentuale di mancate comunicazioni così alta dovrebbe far pensare.

Quando i medici parlano, come da titolo del convegno, di percorsi per scelte responsabili, di quale responsabilità stanno parlando? Non di quella del paziente, a quanto sembra: che razza di scelta responsabile si può fare, se si ignora il proprio stato di salute?

Grazie a Inyqua per la segnalazione dei dati preliminari del questionario.

Comma 5: la volontà della persona deceduta prevale sulla volontà dei congiunti

Legge federale sul trapianto di organi, tessuti e cellule dell’8 ottobre 2004, articolo 8, comma 5:

La volontà della persona deceduta prevale sulla volontà dei congiunti.

Questa legge entrerà in vigore il prossimo primo luglio. Il comma 5 non è altro che la semplice e banale conseguenza del primo comma:

È consentito effettuare prelievi di organi, tessuti o cellule da una persona deceduta se:
a. essa ha dato il proprio consenso; e
b. la morte  è stata accertata.

Se essa ha dato il proprio consenso.
E se non si hanno tracce del consenso o del rifiuto?

In mancanza del consenso o del rifiuto documentato della persona deceduta, si chiede ai suoi stretti congiunti se siano a conoscenza di una dichiarazione di volontà relativa alla donazione.

E se a questi stretti congiunti non  risulta nulla?

Se gli stretti congiunti non sono a conoscenza di una siffatta dichiarazione, il prelievo di organi, tessuti o cellule è subordinato al loro consenso. Nel prendere la decisione essi sono tenuti a rispettare la volontà presunta della persona deceduta.

Ai congiunti non viene chiesto che cosa loro considerano giusto, non viene loro chiesto che cosa loro vorrebbero fare. Viene chiesto che cosa, presumibilmente, vorrebbe fare la persona deceduta.
È la volontà della persona deceduta ad essere al centro della legge. Tutto il resto viene dopo. Come è giusto che sia:

Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano.
John Stuart Mill, On liberty.

Interessanti anche i criteri di attribuzione degli organi (la sezione 4, alle pagine 6-8 del pdf della legge).

Una artificiosa barriera

La ricerca scientifica va giustamente incoraggiata e promossa sempre che non avvenga a scapito di altri esseri umani la cui dignità è intangibile fin dai primi stadi dell’esistenza.

Così Benedetto XVI nel suo saluto a un congresso romano sulle cellule staminali adulte. Ne parla, ovviamente su Avvenire, Carlo Bellieni, che così riassume il ruolo del netto limite tracciato dal Papa:

Il limite alla ricerca infatti non è un’artificiosa barriera ma l’argine che il fiume costruisce per poter marciare sereno e portare lontano le sue acque.

La metafora usata da Bellieni è bella, ma non se ne capisce l’utilità. Il limite tracciato da Benedetto XVI è la dignità umana: anche se fosse un artificioso argine che rallenta l’avanzare della conoscenza scientifica, sarebbe comunque giusto costruire questo argine.
Questo precisare che i limiti non costituiscono un vero ostacolo, ma anzi possono diventare una preziosa opportunità, è inutile. È come se dicessero: non sparare alle persone perché le uccidiamo, e comunque sparando alle persone si rischia di diventare sordi per il rumore…

Nota marginale vagamente più seria: va bene la dignità, ma come stabilire quando questa dignità viene violata? È il soggetto presunto violato a poterlo stabilire?

La moralità sta emergendo adesso

Questo è un punto da sottolineare: uno può dire “la moralità ormai è chiusa, anzi siamo alla dissoluzione morale”, altri possono dire: “abbiamo chiuso con i primordi di un pensiero morale e cominciamo ad entrare in una nuova fase che è la fase dell’affermazione della morale in cui i diritti individuali, l’autonomia è meglio rispettata è più pienamente rispettata”. Io credo che il libro di Lecaldano sia un grosso contributo in questa direzione.

Maurizio Mori intervistato da Monica Soldano per Radio Radicale a proposito del libro Un’etica senza Dio di Eugenio Lecaldano.

Negazioni oggettive

Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Angelo Bagnasco, Arcivescovo Metropolita di Genova, Abate Perpetuo di S. Siro, di S. Maria Immacolata, di S. Gerolamo di Quarto, Legato Transmarino della Sede Apostolica, già Arcivescovo di Pesaro ed Ordinario Militare per l’Italia, è stato frainteso.
A quanto pare, è tutta colpa del quotidiano Il Secolo XIX di Genova, che avrebbe «male riportato con titolazioni e sintesi sommarie che risultano parziali e fuorvianti» il suo intervento del 30 marzo 2007. Meglio non leggere il quotidiano di Genova e limitarsi ad Avvenire, «fedele alla lettera e allo spirito dell’intervento». Continua a leggere “Negazioni oggettive”

Il fattore bleah!

Julian Baggini, filosofo e giornalista inglese, ha immaginato un maiale molto particolare: grazie all’ingegneria genetica, Priscilla, questo è il suo nome, può parlare e soprattutto può dire che il suo più grande desiderio è venire mangiata. Si tratta di uno dei 100 racconti de Il maiale che vuol essere mangiato e altri 99 esperimeti mentali (Cairo editore, 2006). L’autore si chiede: per un vegetariano sarebbe lecito mangiare una salsiccia di Priscilla? Continua a leggere “Il fattore bleah!”

Il senso morale

Apprendo, grazie alla notevole opera di Maurizio Colucci, che uno dei capitoli del libro di Richard Dawikins The God Delusion è dedicato al senso morale, ossia alla capacità di giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Qual’è l’origine dei sentimenti di giusto e sbagliato?
È questa la domanda dalla quale prende inizio il discorso di Dawkins. La risposta, per chi conosce il personaggio, è abbastanza scontata: il senso morale è innato, iscritto nel nostro cervello dal corso dell’evoluzione che ha selezionato alcune attitudini morali eliminandone altre. Continua a leggere “Il senso morale”

Etiche esplose

Sam Harris, nel già citato articolo del Boston Globe, introduce il seguente fondamento razionale della moralità:

The truth is that the only rational basis for morality is a concern for the happiness and suffering of other conscious beings. This emphasis on the happiness and suffering of others explains why we don’t have moral obligations toward rocks. It also explains why (generally speaking) people deserve greater moral concern than animals, and why certain animals concern us more than others. If we show more sensitivity to the experience of chimpanzees than to the experience of crickets, we do so because there is a relationship between the size and complexity of a creature’s brain and its experience of the world.

Continua a leggere “Etiche esplose”