Dolcezze

Il termine eutanasia, dal greco buona morte, è stato usato la prima volta in epoca moderna dal filosofo Francesco Bacone nel testo, apparso nel 1605, dal notevole titolo di The second book of Francis Bacon of the Proficience and Advancement of Learning divine et human. Bacone intendeva la parola ancora nel senso antico, ossia in riferimento alla morte, non alle pratiche attive e passive che la provocano: nel consigliare la buona morte, il filosofo inglese invitava i medici a non abbandonare a se stessi i malati non curabili, non a somministrare loro del veleno. È solo successivamente che il termine ha assunto la connotazione attuale di “dolce uccisione” piuttosto che “dolce morte”.
La questione dell’eutanasia così intesa è moralmente e giuridicamente complessa e è soltanto in parte riconducibile al tema del suicidio in quanto viene messo in discussione anche il rapporto tra il medico e il paziente. Continua a leggere “Dolcezze”

La mia vita

Paolo Flores D’Arcais sull’Unità (registrazione gratuita obbligatoria) del 29 novembre: «A chi appartiene la tua vita? La stessa formulazione grammaticale e sintattica tradisce l’assurdità della domanda. Per essere tua, la tua vita non può appartenere che a te
Può essere che la mia vita appartenga a me; sicuramente però non per la formulazione grammaticale. Per convincersi di questo è sufficiente pensare alle seguenti espressioni: «Milano è la mia città», «Lei è mia moglie», «Questa è casa mia» (e sono in affitto).
O tutte queste espressioni sono errori grammaticali, oppure Flores D’Arcais ha scritto una fesseria. Può capitare: chissà quante ne sono scritte su questo sito!