Se sei homeless devi pensare a nutrirti, a non prendere troppo freddo e a trovare un posto dove dormire. Può capitare però di avere altre preoccupazioni (Homeless, With a New Loss: Identity, New York Times, January 8, 2008). Può capitare che qualcuno con i tuoi dati sia stato nello stesso luogo in cui ti trovi ora qualche tempo prima. E così la dottoressa ti dice che sei già stato lì per una overdose. Ma tu non ci sei stato, non è che non te lo ricordi perché eri fatto, non ci sei proprio stato e non fai uso di droghe. Chiedi di vedere la documentazione del ricovero per overdose, ma nemmeno quello puoi fare.
Chiara Lalli, Ladri di identità, Bioetica, 9 gennaio 2008.
Tutto già previsto, diversi anni fa, da un grande filosofo:
… senza offesa, lei è giovane, se ne faccia una scorta, più che può! Le carte sono importanti, sono tutto… ssst!… per sapere chi sei… per farglielo vedere!
Guardi, senza offesa , ne ho quattro borse, ci dormo sopra. Sapete com’è… nella confusione tutti ti fregano le carte. Lasci lì il tuo atto di nascita e… non lo trovi più. Sei rovinato.
È difficile rifarsi una vita… senza essere nato!…
E intanto, da qualche parte, c’è qualcuno che se lo gode il tuo atto di nascita… Ingordi, affamati di identità!
Io non mi posso lamentare, guardi: quello che basta. Ma ce anche chi ne ha più di me. Parlavo con uno così, in confidenza, senza competizione, a un certo punto mi fa: ‘Lei non sa chi sono io!…’ tratratra!… Era tutti. Che invidia!
Mi creda, non bastano mai. È colpa della pace. Troppo ordine.
In guerra c’era un gran casino, potevi sgattaiolare. In pace… non si sta mai in pace. In pace non basta esistere, lo devi dimostrare, ci vogliono le prove. Cogito ergo sum… Carte! Altro che Cartesio!
Giorgio Gaber e Sandro Luporini, Le Carte in Libertà obbligatoria, 1976
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