Un giorno, mentre si discuteva del nulla in filosofia e in fisica, dove di solito prende il nome di vuoto, un mio amico osservò che quando abbiamo a che fare con un concetto, di solito noi tutti ci formiamo delle immagini mentali, delle raffigurazioni che ci aiutano a gestire meglio quel concetto. Aggiungendo che, nel caso del nulla, la sua raffigurazione era il colore grigio scuro.
Il problema che si poneva il mio amico era se questa immagine mentale potesse influire sul nostro modo di pensare quel concetto. La domanda che invece mi voglio porre io è la seguente: perché proprio il grigio e non, piuttosto, il bianco o il nero oppure il blu scuro?
Il nero è il colore del buio, il bianco della luce, il blu del cielo o del mare. Tutte immagini che non si adattano al concetto di nulla. Nel buio possono nascondersi molte cose, nel buio può esserci un’infinità di mondi da scoprire. La luce implica una sorgente luminosa, qualcosa che illumini lo spazio. Il blu del cielo o quello, più scuro, dell’oceano richiamano uno spazio vasto, immenso.
Il grigio è invece il colore della nebbia.
A rigore di logica, nella nebbia, come nel buio, possono nascondersi le stesse cose. Eppure la nebbia è peggio: per scoprire quello che nasconde il buio, è sufficiente accendere la luce. Nella nebbia, invece, anche la luce più potente ci restituisce sempre e solo nebbia, grigio ovunque. La nebbia è l’ignoranza inemendabile di quello che ci circonda. Per questo è una ottima e potente immagine del nulla.
Il nulla, per il mio amico e anche per me, è l’ignoranza che nessuna conoscenza può guarire.