Più che una definizione, è uno slogan: lo stato di diritto è il governo delle leggi al quale si contrappone il governo degli uomini.
Non credo sia possibile ottenere una definizione migliore di questo slogan uellodi stato di diritto è una prassi più che un concetto, ed è alla prassi, al concreto agire che bisogna guardare, se si vuole comprendere che cosa è lo stato di diritto, e valutare se è preferibile alle alternative. Continua a leggere “Lo stato di diritto”
Tag: Ontologia sociale
Se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma
Due parole sul divieto di edificazione di minareti in territorio elvetico.
Con la votazione popolare del 29 novembre i cittadini svizzeri hanno deciso di aggiungere il seguente capoverso all’articolo 72 della costituzione federale:
L’edificazione di minareti è vietata.
L’articolo 72 riguarda i rapporti tra chiesa e stato. Evidentemente neppure i promotori del referendum credono davvero che «i minareti non [abbiano] nulla a che vedere con la religione»1, altrimenti avrebbero proposto di modificare l’articolo 75 (sulla pianificazione del territorio) o, al limite, l’articolo 57 (sulla sicurezza del paese e la protezione della popolazione). Continua a leggere “Se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma”
- Queste e le successive citazioni sono tratte dal materiale informativo che il Consiglio federale recapita a tutti i cittadini prima di un referendum. [↩]
Conferme empiriche
Il 2 maggio 2008 scrivevo:
Prendiamo un classico dell’ontologia sociale: la promessa. Non ho compiuto ricerche bibliografiche approfondite e sicuramente il mio è un disdicevole pregiudizio, ma sono pronto a scommettere che sia impiegato come (buon) esempio soprattutto in area anglosassone, dove una promessa è una promessa ed è riprovevole venire meno alla parola data, mentre nell’area mediterranea, su queste cose meno rigida (vedi le promesse elettorali), ci si sente più a disagio a impiegare la promessa come esempio di oggetto sociale.
Oggi leggo questa riflessione di Totentaz, un napoletano trasferitosi in Germania:
Altra questione linguistica, ma soprattutto culturale: ci ho messo un po’ ad abituarmi al vincolo del sì in tedesco.
In italiano – intendo nell’italiano di Napoli – molto spesso il sì è solo l’apertura di una possibilità, non sempre la presa di un impegno. Il sì dato in risposta a un invito ad andare al cinema insieme la settimana successiva (i tedeschi programmano con un certo anticipo), a Napoli decade automaticamente in assenza di successive conferme, mentre qui in Germania è immediatamente un contratto da cui recedere formalmente in caso di impedimenti o ripensamenti.
In effetti mi è capitato di dover andare al cinema all’improvviso perché avevo dimenticato di aver detto sì sette giorni prima.
Ora ho imparato che molte risposte che a Napoli suonerebbero scortesi, qui sono apprezzatissime al posto di un sì incerto: “forse”, “vediamo”, “poi ne parliamo”, “dipende dal film”.
Son soddisfazioni.
L’uovo benedetto
Una tradizione, alla quale mia moglie tiene particolarmente, vuole che il pranzo della domenica di Pasqua inizi con un uovo sodo benedetto.
Sabato le uova vengono messe a bollire, decorate secondo l’estro (e il tempo libero) del fedele e portare in chiesa per la benedizione.
La prima volta, temendo strane reazioni al contatto di un esofago decisamente ateo con un uovo benedetto, chiesi di venire esentato dal rito. Colei che qualche tempo dopo divenne mia moglie si rifiutò, non so se per questioni logistiche (tenere separato l’uovo non benedetto da quelli benedetti) oppure perché la conversione può anche arrivare dalla gola.
Alla fine non accadde nulla: non mi strozzai, come temevo accadesse, ma neppure mi convertii durante la digestione, come forse sperava mia moglie. Continua a leggere “L’uovo benedetto”
Un edificio fatto dall’uomo
In un celebre passo di Due dogmi dell’empirismo (Two Dogmas of Empiricism), Quine descrive così le nostre conoscenze: Continua a leggere “Un edificio fatto dall’uomo”
Morte giuridica, morte effettiva
“Domanda degli studenti sulla dottrina della scomparsa: In che cosa consiste la differenza tra un morto apparente, un vivo apparente e uno scomparso?
Risposta dell’insegnante: Finché dura la sua morte appartente, il morto apparente viene considerato definitivamente morto, ma invece è vivo. Da fuori il vivo apparente viene annoverato tra i vivi, mentre dentro è morto. Lo scomparso può essere considerato morto ed essere invece vivo oppure essere considerato vivo ed essere già morto. Nella terra di nessuno tra la vita e la morte egli rappresenta la sintesi delle possibilità del morto apparente e del vivo apparente.
Al riguardo occorre tenere presente quanto segue: giuridicamente lo scomparso viene dichiarato morto senza che si possa dimostrarne la morte reale o biologica. Nel caso in cui continui a vegetare in un’assenza priva di notizie, egli muore di due morti: una giuridica e una effettiva. Anche il morto apparente muore di due morti, a meno che non venga salvato: una apparente, che porta al cessare del battito del polso, e una morte segreta e orribile nella tomba. Al contrario, il vivo apparente non muore di nessuna morte, perché una vita che non è mai stata vera non può sfociare in una morte reale. Per la precisione, in un momento indefinibile, egli muore di una morte interiore che per definitività non è in alcun modo inferiore alla morte medica, il vero e proprio exitus, ma che dai suoi simili non viene riconosciuta né per legge né in alcun altro modo. D’altro canto, questo vale per tutti e tre i casi. Tutti hanno una cosa in comune: la morte principale – se metaforicamente vogliamo distinguere tra loro morte principale e morte secondaria – non viene percepita, dall’esterno, nel momento in cui si verifica, ma o troppo presto, nel caso del morto apparente, o troppo tardi, nel caso del vivo apparente, oppure sia troppo presto che troppo tardi, nel caso dello scomparso.
Ho risposto in maniera esauriente alla vostra domanda?”
Hermann Burger, da Schilten. Schulbericht zuhanden der Inspektorenkonferenz (Schilten. Rapporto scolastico all’attenzione della Conferenza degli Ispettori).
Estratto tradotto da cadavrexquis.
Un’enorme ontologia invisibile
Grazie a Roberto Chibbaro ho scoperto l’esistenza de Il Minottino, Manuale di sopravvivenza giuridica ad uso del blogger scritto da Daniele Minotti, avvocato.
Alcuni aspetti giuridici mi sono sembrati sensati (tutto ciò mi preoccupa non poco: o la legge è sensata, e di questo ne dubito, oppure il mio buon senso è contorto quanto quello dei giuristi). L’aspetto più interessante del libro è comunque la domanda centrale che tiene un po’ le fila di tutto il discorso: il web è stampa? Continua a leggere “Un’enorme ontologia invisibile”
Oggetti giuridici
Il problema dell’ontologia sociale (che è poi il problema dell’esistenza degli oggetti sociali) è affrontabile da due punti di vista diversi. Continua a leggere “Oggetti giuridici”
Nascita di una nazione
Il 17 febbraio 2008 il Kosovo1 ha dichiarato la propria indipendenza dalla Serbia.
La Serbia non è d’accordo, e si considera ancora sovrana sul territorio del Kosovo.
Tutto questo rappresenta un grosso problema politico e un piccolo problema filosofico.
La mia riflessione politica si limita a un generico augurio che la questione non venga risolta militarmente; da un punto di vista filosofico, questa strana indipendenza parziale può essere un buon esempio per valutare, anche se sommariamente, alcune teorie sulla realtà sociale. Continua a leggere “Nascita di una nazione”
- Oppure Kossovo, o ancora Cossovo: ho trovato utilizzate tutte e tre le grafie [↩]
L’uomo non separi ciò che Dio ha unito
Il matrimonio è, insieme alle multe e ai tassi di interesse, un oggetto sociale: un oggetto che esiste ma che, per esistere, ha bisogno di tracce e di uomini che le sappiano leggere. Una multa esiste: basta non pagarla per accorgersene, però basta riuscire a cancellare tutte le copie e le registrazioni di questa multa perché essa cessi di esistere.
L’ultimo esempio è ovviamente inverosimile: è difficile cancellare tutte le tracce, e in ogni caso rimarranno quelle tracce molto particolari che sono la memoria dei protagonisti. Maurizio Ferraris è infatti costretto a ricorrere a una fantasiosa società di smemorati: il matrimonio è realmente avvenuto se tutti, sposi compresi, si dimenticano completamente della cerimonia e non vi sono firme o altro sui registri? Continua a leggere “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito”