L’originalità andrà di moda

Sono in vacanza e ne ho approfittato per andare un paio di volte al cinema, il che significa che mi sono visto due film, un certo numero di pubblicità di attività commerciali locali e circa una decina di trailer di altri film. Se ci aggiungiamo i manifesti in entrata, possiamo tranquillamente dire che mi sono potuto fare un’idea della produzione cinematografica – limitata ovviamente alle grandi produzioni hollywoodiane – dei prossimi mesi.

Ora, sarà che prima di andare in vacanza ho seguito il Festival del film di Locarno, sarà che oramai per banali questioni anagrafiche ho una memoria cinematografica diretta che spazia su tre decenni, ma non c’era un film originale: per bene che poteva andare, si trattava di un sequel o un prequel, insomma il capitolo aggiuntivo di una serie cinematografica con situazioni e personaggi già conosciuti; alla peggio, i rifacimenti. Giusto per fare qualche titolo: Ben Hur, Ghostbuster, Star Wars: Rogue one, Alla ricerca di Dory, L’era glaciale: in rotta di collisione, Independence Day: rigenerazione. Per tacere di tutti i film tratti da fumetti.

Non credo sia questione di crisi di idee. Perché alla fine di idee nuove ce ne sono, forse non tante, forse non originali, forse non riuscite benissimo, ma ce ne sono: non è Werner Herzog che ha rifatto Nosferatu inquadratura per inquadratura (guardando alcuni dei trailer, mi vien da dire: purtroppo).
Però queste idee, evidentemente, non trovano seguito se presentate da sole, senza qualcosa di rassicurante proveniente dal passato nel quale impacchettarle.
Il contrario di quello che succedeva anni fa, quando i film western copiavano Kurosawa facendo finta di nulla. L’originalità – che non è necessariamenre avere idee nuove, ma presentarle come tali – non è di moda. Chissà se di ritornerà.

Il dovere dell’opinione

Per misteriosi motivi, spesso accade che avere una opinione sia un dovere, una sorta di imperativo sociale. Come se essere privi di una idea precisa e determinata fosse una terribile vergogna, una cosa da confessare solo agli amici più intimi, ovviamente solo se è proprio necessario.

Non si intende qui difendere l’apatia intellettuale, la mancanza di spirito critico. L’uomo pensa, non può non pensare, ed è quinti ovvio che, di fronte a qualsiasi evento, sia esso grande o piccolo, di importanza globale, locale o personale, vengano notate somiglianze con altri eventi, si manifestino quasi da sole osservazioni ed eccezioni, ragionamenti vari su cause, motivi e conseguenze di quell’evento. Continua a leggere “Il dovere dell’opinione”

Elogio della banalità

A volte può accadere di non avere nulla da dire, ma di dover necessariamente dire qualcosa. Si apre allora la fiera della banalità: commenti sulle avversità atmosferiche (fa sempre o troppo caldo o troppo freddo, ci sono sempre o piogge torrenziali con conseguenti allagamenti oppure una interminabile siccità), analisi sulla disastrosa situazione politica (che è sempre disastrosa, a prescindere dall’orientamento politico), considerazioni sul degrado della società (che ovviamente non è più come una volta), e così via. Continua a leggere “Elogio della banalità”