Io sono qui, il mio voto no

Due test, uno di Repubblica e l’altro di openpolis, permettono di localizzare la propria posizione politica.
Può fare un certo effetto vedere su una mappa quanto le proprie opinioni politiche siano lontane da tutti i partiti, o quanto esse siano vicine a un partito del quale, magari, si ignorava persino l’esistenza.

Ho fatto entrambi i test, ho guardato i risultati e mi sono detto: “eccomi lì, vicino a X, che proprio non pensavo di votare, e a una certa distanza da Y, al quale pensavo di dare il mio voto”. Poi mi sono chiesto: ho forse cambiato idea? Ho forse deciso di votare X invece di Y?
La risposta è stata: no.

È razionale decidere di non votare il partito che meglio rappresenta le proprie idee politiche? Probabilmente no. Probabilmente la politica non è una questione razionale.

Da qui l’idea: eliminare le schede elettorali attualmente in uso e sostituirle con un veloce questionario di un ventina di domande, dividendo il proprio voto tra i partiti in base alla distanza ottenuta.

Aggiornato 25 settembre 2022

Sono tornato a ragionare su questi test, da una differente prospettiva in cui le elezioni vere e proprie vengono direttamente abolite e sostituite da un’intelligenza artificiale.

Scampoli di campagna elettorale

Libero mercato

Giornata di pioggia. Fermata della metropolitana. Verso l’uscita, vari venditori ambulanti offrono la mercanzia in quel momento più utile: ombrelli.
Una ragazza dai tratti orientali e con una decina di ombrelli discute animatamente con un concorrente meglio organizzato, almeno a giudicare dal numero di ombrelli. Non ho mai studiato economia, ma se non sbaglio i due concorrenti dovrebbero battagliare abbassando i prezzi. Così almeno prevede l’economia liberista, che però qui non funziona: gli ombrelli costano come nelle altre fermate della metropolitana, in compenso la ragazza copre di insulti l’altro venditore. Continua a leggere “Scampoli di campagna elettorale”

Il filosofo ride, il politico piange

Alpha: Leggi l’Unità?

Beta: Sì, la compro tutti i lunedì: in allegato c’è M, il supplemento satirico, “il periodico di filosofia da ridere e politica da piangere”.

Alpha: Curioso abbinamento: il filosofo ride e il politico piange. Quello che non capisco è se il filosofo ride perché non ha capito nulla oppure, al contrario, perché ha capito tutto.

Beta: …

Alpha: Comunque oggi è mercoledì.

Beta: Sì, lo so. Sono un po’ indietro con la lettura…

Alpha: Quel rettangolo verde è la pubblicità del Partito Democratico?

Beta: Sì.

Alpha: Curioso.

Beta: Perché è curioso? L’Unità, se non sbaglio, è il quotidiano del partito del Partito Democratico, quindi è normale che il Partito Democratico vi faccia pubblicità.

Alpha: Normale mica tanto: se il lettore de l’Unità è anche elettore del Partito Democratico, che senso ha fare pubblicità? Devi convincere gli indecisi, mica quelli che hanno già preso una decisione. Io vedo solo due possibilità. O il faccione di Veltroni lì in prima pagina serve semplicemente a riempire le casse dell’Unità…

Beta: …oppure?

Alpha: Oppure non si fidano neppure dei loro (e)lettori.

Beta: …

Alpha: …

Beta: Secondo te, tra le due ipotesi quale è la più probabile?

Alpha: Dipende. Vuoi essere il filosofo che ride o il politico che piange?

Cinquecentomila

Astenersi – in mille, un milione, cinque milioni – vuol dire delegare la decisione alle minoranze organizzate.
Il sogno segreto della casta è un elettorato annoiato e ristretto: si controlla meglio. Con cinquecentomila voti si può far cadere un governo (Mastella docet). Con cinquecentomila astensioni, invece, non si può fare nulla.

Beppe Severgnini, «Ma Fiorello chi lo segue?», Corriere della sera – Anteprima, 19 febbraio 2008

Ridere

Alpha: Che brutta cosa, la risata!

Beta: Oh bella, perché mai ridere dovrebbe essere una cosa brutta?

Alpha: Ah, non lo so. Però è quello che mi è venuto da pensare leggendo, così, a casaccio, alcune citazioni tratte da Cuore di De Amicis.

Beta: Quali citazioni? Continua a leggere “Ridere”

Cretini eterodiretti

Dives in Misericordia (Richard Meyer)Pungolato da lector in fabula, mi imbatto in questa curiosa definizione dei cristiani: cretini eterodiretti:

Vorrebbero che ai cristiani fosse tolto il diritto di parola e di voto… in quanto cretini eterodiretti dal Vaticano.

Il problema che sta dietro questa definizione è, allo stesso tempo, filosofico, religioso e politico: se non si separano questi aspetti, non se ne esce.

Il problema dei cristiani cretini, innanzitutto, è un problema etimologico. Come riporta il Devoto-Oli, c’è poco da discutere:

Dal franco-provenz. crétin (che è dal lat. christianus) nel senso commiserativo di ‘povero cristiano’ | sec. XVIII

Tuttavia, come subito riconosce il tanto criticato Odifreddi, le etimologie significano ben poco, e servono solo a fare qualche battuta. Continua a leggere “Cretini eterodiretti”

Uno, due, tre, quattro

Alfa: Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici, diciassette, diciotto, diciannove, venti, ventuno, ventidue, ventitré, ventiquattro, venticinque, ventisei, ventisette, ventotto, ventinove, trenta, trentuno, trentadue, trentatré, trentaquattro, trentacinque, trentasei, trentasette, trentotto, trentanove, quaranta, quarantuno, quarantadue, quarantatré, quarantaquattro, quarantacinque, quarantasei, quarantasette, quarantotto, quarantanove, cinquanta, cinquantuno…

Beta: Cosa stai contando?

Alfa: …cinquantadue, cinquantatré, cinquantaquattro…

Beta: Mi vuoi rispondere?

Alfa: …cinquantacinque. Sì, hai ragione, scusa. Sto contando, a voce alta, il numero di morti bianche: le persone morte sul lavoro. Continua a leggere “Uno, due, tre, quattro”

Demarketing

Se il marketing si occupa degli incrementi dei consumi, il demarketing si occupa, al contrario, del loro contenimento: fare demarketing significa scoraggiare l’acquisto di un determinato prodotto.

L’obiettivo è sempre lo stesso: aumentare i profitti. Il demarketing cerca di raggiungere questo obiettivo seguendo altre strade: scoraggiare le vendite di un prodotto significa, ad esempio, puntare sulla qualità (della merce, ma anche dei clienti) invece che sulla quantità, oppure favorire le vendite di un altro prodotto più redditizio, eccetera.

Un ottimo esempio di marketing e demarketing viene dalla Svizzera.

Marketing

Come vendere la Svizzera ai ricchi turisti occidentali?
Con un bello slogan, tanto per cominciare: «Svizzera. Semplicemente naturale».

Poi serve una bella idea. Ad esempio un concorso sugli avvenenti maestri di sci:

Scopri le mille meraviglie naturali della Svizzera. Come i paesaggi invernali stupendamente innevati. O le imponenti vette delle montagne. Oppure i nostri attraenti maestri di sci che trascorreranno volentieri una giornata sulla neve insieme a te. Qui scopri dove e come puoi incontrarli.

Demarketing

Come non vendere la Svizzera, ad esempio, a quei pezzenti dei nigeriani?
Ci vuole uno slogan efficace e comprensibile: «leaving is not always living» (in italiano: «partire non sempre significa vivere»). E uno spot, da trasmettere durante la partita di calcio Svizzera – Nigeria:

Conclusioni

Il demarketing funziona: dopo aver visto lo spot la mia opinione della Svizzera è cambiata, in peggio.
Tuttavia, temo di non rappresentare il target di questa campagna pubblicitaria voluta, è bene tenerlo presente, dall’Ufficio federale della migrazione.

Non è garantita in modo automatico

Il libro di Fabrizio Mastrofini Ratzinger per non credenti (Laterza 2007) è, per chi non ha la pazienza e la costanza di Malvino, una interessante fonte di citazioni papali.

Due passaggi di una intervista realizzata il 5 agosto 2006 per Radio Vaticana1
sono indubbiamente degni di nota:

Vale quindi anche per il cristianesimo, considerato come una delle realtà vissute dall’uomo, la legge della imperfezione e della minaccia. La sua influenza politica positiva non è garantita in modo automatico. Questa promessa non gli è stata proprio fatta e gli uomini di Chiesa, nelle loro attività politiche, non dovrebbero mai dimenticarlo.
(cit. a p. 25)

In altre parole: anche i papi possono sbagliare.
La seconda citazione vuole essere una esemplificazione della prima:

Ma se si diffonde solo know-how, se si insegna solo come si costruiscono e usano le macchine, e come si impiegano i mezzi di contraccezione, allora non bisogna poi meravigliarsi che alla fine ci si ritrovi con le guerre e con le epidemie di Aids.
(cit. a p. 21)

Certo, se con “mezzi di contraccezione” si intende l’astinenza, le epidemie di Aids non sorprendono.

  1. come riporta Mastrofini: «RadioGiornale», edizione delle 14 sul sito www.radiovaticana.org []