E se uno non la vuole?

Alessandro Gilioli è molto chiaro, di una chiarezza che è da apprezzare:

Vogliamo la sanità pubblica gratuita e di qualità per tutti? Se la risposta è sì, un aumento delle imposte su tutto ciò che produce danni alla salute mi pare una strada ineludibile.

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Diritti popolari

Giugno è periodo di referendum. Al di qua e al di là della frontiera: in Italia si voterà su quattro quesiti riguardanti energia nucleare, acqua potabile e legittimo impedimento; in Ticino per le pari opportunità nella costituzione cantonale e la partecipazione alla realizzazione di una centrale elettrica a carbone in Germania. Continua a leggere “Diritti popolari”

Una frittata chiamata Osama

Hanno ucciso Osama bin Laden.
Alla radio ho sentito affermare che forse è stato ucciso da una guardia del corpo per evitare la cattura (meglio un martire, morto e muto, che un prigioniero, vivo e forse ciarliero?), e anche che i soldati avevano l’ordine di ucciderlo, non di prenderlo vivo.
Insomma: una certa incertezza su quanto accaduto c’è.

Diciamo, come riassunto, che una nazione ha organizzato un intervento del proprio esercito nel territorio di un’altra nazione, che non ha chiesto nessuna autorizzazione, che lo scopo di questo intervento militare è stato la cattura o l’eliminazione di un cittadino di un’altra nazione. Pare infine che la cattura sia avvenuta grazie alle informazioni raccolte, con metodi quantomeno discutibili, a Guantanamo. Continua a leggere “Una frittata chiamata Osama”

Di uova e di frittate

Non si possono fare le frittate senza rompere le uova.

I tre nipotini di Gheddafi, forse rimasti uccisi insieme a uno dei figli del rais, sono delle uova che ad alcuni dispiacerà veder rotte, ma era prevedibile.
Se vuoi la frittata, devi rompere le uova. Non puoi sorprenderti se vedi il cuoco armeggiare con i gusci.

La colpa, insomma, non è di chi sta bombardando: loro fanno quello che è stato chiesto loro di fare. Fanno il loro lavoro.
La colpa, se mai, è di chi sostiene che gli effetti collaterali siano evitabili. Questi raccontano che si possono cucinare le frittate lasciando intatte le uova, e lo fanno non perché ci credono, ma perché così, di fronte ai gusci rotti, possono dire che loro non ne sapevano nulla.

Elezioni cantonali 2011

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Piazza governo

In questo momento si sta votando per esecutivo (Consiglio di Stato) e legislativo (Gran Consiglio) del canton Ticino.1

Al di là degli aspetti politici, è interessante leggere, sul sito internet del Cantone, i dettagli sulla ripartizione dei seggi per il Consiglio di Stato.
Tale ripartizione avviene, cito, con il “sistema della miglior media (Hagenbach-Bischof)”2

Il Ticino ha una certa tradizione di metodi elettorali decisamente contorti per favorire alcuni partiti a scapito di altri (se non ricordo male, nell’Ottocento le circoscrizioni elettorali venivano modificate per garantire la maggioranza al partito conservatore). Questo metodo non sembra viziato da simili intenti poco democratici. Ma certo non è un metodo oggettivo che rappresenta la vera intenzione dell’elettorato – per un motivo molto semplice: l’elettorato è un soggetto fittizio, non esista la volontà generale. Esistono sistemi (più o meno buoni, in base a diversi parametri) di contare le teste.

  1. Pare che un autorevole quotidiano italiano abbia affermato che si vota in tutti e ventisei cantoni elvetici. Inserite voi un commento a caso sul significato di “autorevole”, “quotidiano” e “italiano”. []
  2. Wikipedia riporta Bischof con due effe. []

Diritto alla verità, dovere della bugia

Immaginiamo di abitare non troppo lontani da una struttura potenzialmente rischiosa, ad esempio una centrale nucleare. Immaginiamo anche che un qualche evento infausto particolarmente grave, ad esempio un terremoto, abbia distrutto o gravemente danneggiato la località dove risiediamo. È un nostro diritto, morale se non legale, sapere esattamente quali sono i pericoli dovuti a malfunzionamenti della struttura di cui sopra. Abbiamo diritto alla verità sulla situazione di pericolo. Continua a leggere “Diritto alla verità, dovere della bugia”

Comunque vada, un buon affare

Gheddafi non c’è più. Rassegniamoci ad affrontare un mondo senza Gheddafi. Un mondo con molte più persone che cercano di raggiungere l’Europa. E un mondo nel quale gas e petrolio costano un po’ di più.

Quanto di più? Non ne ho idea.
Quanto sarebbe costato, in più, un litro di benzina, senza Gheddafi? 10 centesimi? Forse troppi. 5? Facciamo 3. Tre centesimi in più al litro.
Quanti chilometri facciamo al giorno in automobile? Tra tragitto casa-lavoro o casa-scuola in settimana, giretti al centro commerciale il sabato pomeriggio, pizza e cinema la sera, gite fuori porta e vacanze estive, direi circa 60 chilometri al giorno. Se l’auto consuma un litro di benzina per fare 15 chilometri, sono circa 4 litri di benzina al giorno.
Gheddafi ci ha fatto risparmiare, grosso modo, 12 centesimi al giorno sul pieno di benzina. Arrotondiamo a 10 centesimi al giorno; 3 euro al mese, poco più di 35 euro all’anno. Negli ultimi venticinque anni fanno più di novecento euro. E solo sul pieno di benzina: senza considerare il gas, il gasolio da riscaldamento e tutto il resto. Per dire: le zucchine in offerta al supermercato, senza Gheddafi, sarebbero costate qualche centesimo in più, tra spese di trasporto, luce eccetera. Il risparmio reale, insomma, è maggiore di almeno un ordine di grandezza, forse anche due. Ma teniamo buoni questi novecento euro risparmiati da ogni famiglia negli ultimi venticinque anni.

Per averli, i libici si sono dovuti subire un dittatore. Certo, non l’abbiamo scelto noi: al distributore potevamo scegliere solo la benzina senza piombo, non quella senza Gheddafi. Non siamo responsabili, non abbiamo colpe: l’abbiamo subito anche noi, Gheddafi. Però noi abbiamo subito uno sconto sulla benzina, i libici un dittatore.
Cazzo, potremmo ringraziarli con una settimana in una pensioncina due stelle mezza pensione. Quanto costerà? 300 euro? 400? Ci abbiamo comunque guadagnato.

Domani è un altro stato

Mappa politica del Sudan. Il Sud Sudan è colorato di rosso (sangue?) Fonte: Wikipedia

Domani nella regione del Sud Sudan si vota per diventare nazione autonoma separandosi dal governo centrale di Khartoum.
L’idea di un popolo che vota invece di combattere è di quelle che ti fa sentire bene. Risolvere i conflitti con le parole invece che con le spade. Poi però ti rendi conto che il voto, più che libera manifestazione di consenso, è un compromesso dovuto al fatto che le armi non hanno risolto nulla – e infatti a nord, nel Darfur, non ci si pensa proprio a votare: lì le armi per ora bastano. La politica come proseguimento della guerra con altri mezzi, con il rischio di tornare alle armi se il risultato non dovesse andare bene a qualcuno (e necessariamente il
risultato non andrà bene a qualcuno). Continua a leggere “Domani è un altro stato”

Sconfitta dello Stato di diritto?

Approfitto dei giorni di festa1 per ricuperare un po’ di letture internettiane arretrate.

Leggo in un post, che non so neppure bene come è finito tra le mie letture, datato venerdì 17 dicembre:

Su ventitré, ventidue liberati e uno agli arresti domiciliari. Questa la scioccante decisione del Tribunale di Roma in merito ai ragazzi fermati dopo i violenti scontri del 14 davanti al Parlamento. Una decisione che segna la sconfitta dello stato di diritto, ma non solo.

Adesso, io non sono in grado di fornire una definizione esatta di stato di diritto, che è un concetto effettivamente vago e indeterminato.2
Di sicuro però punire 23 persone prima che un tribunale le giudichi colpevoli non fa parte dello stato di diritto.

Per fortuna tra le letture arretrate trovo anche un pezzo di Filippo Facci.

  1. A proposito: buone feste! []
  2. Non so più chi mi ha in proposito segnalato Lo Stato di diritto a cura di Danilo Zolo e Pietro Costa. []