Da un’intervista di Roberto Antonini a Noam Chomsky per la Radio svizzera di lingua italiana, apparsa su laRegioneTicino del 13 e 14 dicembre. Continua a leggere “Il diritto di dire qual è la verità”
Tag: Politica
Il suicidio dell’Occidente
Di Roger Scruton, filosofo conservatore britannico, avevo letto solo Gli animali hanno diritti?, un testo potenzialmente interessante, purtroppo rovinato dall’arroganza dell’autore e da una impostazione generale inaccettabile.
Con una certa curiosità ho letto Il suicidio dell’Occidente, un libro-intervista che si legge in otto minuti1 Alla fine della lettura, lo devo riconoscere, Scruton mi sta un po’ più simpatico di prima. Non perché riconosca in lui un grande e acuto pensatore, ma per come risponde ad alcune domande di Luigi Iannone. A pagina 24, ad esempio, di fronte alle insistenti citazioni di Nietzsche dell’intervistatore, l’intervistato risponde secco: «Nietzsche ha chiesto di essere ignorato. Quindi lo ignoro».
Per il resto, Scruton continua a sacrificare la chiarezza all’arroganza, liquidando sbrigativamente obiezioni e argomenti contrari, senza curarsi troppo di giustificare le proprie conclusioni. Continua a leggere “Il suicidio dell’Occidente”
- L’ho letto mentre ero in coda all’Inps e il biglietto con il mio numero di prenotazione recitava “Attesa: 8 min.”; nonostante secondo il mio orologio io abbia aspettato circa un’ora, io mi fido dell’Inps e affermo di aver letto tutto il libro in otto minuti. [↩]
Una domanda a Julian Assange
Se mai dovessi incontrare Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, il sito la cui missione è divulgare i segreti più segreti di stati e multinazionali, gli porrei una semplice domanda: «Signor Assange, se un sito internet simile, nello spirito e negli intenti, a WikiLeaks decidesse di divulgare i segreti di WikiLeaks – come dettagli su finanziatori, fonti – in nome della trasparenza, e basandosi sul fatto che WikiLeaks ha, al momento, più importanza di molti governi nazionali, lei come reagirebbe?».
Non si tratta, ci tengo a precisarlo, di una domanda retorica o di una accusa di ipocrisia: mi interesserebbe davvero conoscere la risposta di Assange.
Cristiani nel mondo
Caro Roberto Formigoni,
questa mattina ho perso il treno in stazione centrale a Milano. Altri treni in partenza da lì non ce n’erano, e così mi sono diretto, a piedi, verso la stazione del passante.
Ma non è per lamentarmi dei trasporti regionali che scrivo questa inutile lettera aperta (anche se, già che ci sono: fai qualcosa per la linea Milano-Chiasso che è un disastro!).
Quando mi ritrovo davanti alla stazione centrale, mi fermo sempre un attimo ad ammirare il Pirellone, che è proprio un gran bell’edificio. E così ho fatto anche questa mattina e ho notato, in mezzo alla facciata, una enorme scritta su sfondo rosso: “Salviamo la vita dei cristiani in Iraq e nel mondo”. Continua a leggere “Cristiani nel mondo”
Compromessi
Mi ritrovo a commentare nuovamente una vignetta di Lisa Benson.
Guerra dei sessi
Quattro dei sette membri del Consiglio federale, il governo elvetico, sono donne.
Secondo alcuni, e trascurando alcuni aspetti non proprio marginali come le retribuzioni, la parità è stata raggiunta.
E proprio partendo dalla parità tra i sessi, o almeno dalla diversa situazione sociale, i giovani del Partito popolare democratico (Ppd) hanno avuto l’idea di proporre il servizio militare obbligatorio anche per le donne. Continua a leggere “Guerra dei sessi”
Bala i ratt…
Ha dichiarato di non voler fomentare il razzismo e di voler soltanto incitare alla riflessione. Può essere.
Solo un dubbio: il creativo autore della campagna Bala i ratt… sui temi di ladri e lavoratori stranieri si è reso conto che rappresentare gli stranieri come topi è una inquietante citazione di Maus di Art Spiegelman?
Spazio fondato sui valori
Il dittatore libico Muammar Gheddafi, durante la visita al suo omologo italiano (omologo per quanto riguarda il ruolo istituzionale di capo dello stato: su altre somiglianze tra i due capo di stato non mi pronuncio), ha dichiarato qualcosa del tipo “è tempo che l’Europa diventa islamica”.
La portavoce della Commissione Europea Angela Filote ha risposto a Gheddafi sottolineando che l’Unione Europea “non è uno spazio fondato sulla religione ma sui valori”.
Una risposta interessante, sicuramente più interessante della riscoperta delle radici cristiane dell’Europa o degli inviti alla conversione al cattolicesimo, magari con accenti preconciliari.
Tuttavia c’è qualcosa che mi lascia perplesso in questa risposta.
Fondare uno spazio pubblico sulla religione non è una grande idea non solo per il sorgere di conflitti religiosi: anche ammettendo che tutte le persone coinvolte abbiano la stessa fede, rimane il problema dell’eccessiva rigidità di una simile società. Sarebbero numerosi i temi sottratti alla discussione pubblica, temi sui quali sarebbe difficile trovare un accordo in caso di conflitto, mediando tra i vari interessi in campo.
Sostituite alla religione i valori non mi sembra risolvere questi problemi. Certo, i valori si possono definire con maggiore precisione, il che potrebbe aiutare a limitare i contrasti, ma rimane la sostanziale incapacità di affrontate i conflitti cercando di conciliare i vari punti di vista. Il che, in alcune circostanze, potrebbe anche andare bene: se di alcuni interlocutori ho scarsa fiducia, potrei voler evitare il dialogo, e probabilmente Gheddafi è uno di questi interlocutori.
Il paradosso della democrazia
Il cosiddetto paradosso della democrazia [l’adozione, da parte della maggioranza, di una decisione che qualcuno non approva, pur approvando il metodo democratico con qui questa decisione è stata assunta] si risolve pertanto nella distinzione tra il giudizio sulla legittimità del metodo democratico e il giudizio sulla giustificazione morale delle decisioni adottate in base a esso. Non è un paradosso ma un conflitto, eventuale ma possibile, tra valori […].
Dunque la distinzione tra legittimità e giustificazione è importante, e del resto tutt’altro che nuova. Un despota illuminato potrebbe agire in modo sempre moralmente ineccepibile, quand’anche considerassimo illegittimo il governo dispotico; viceversa un governo democratico, da noi considerato legittimo, potrebbe sistematicamente adottare decisioni che disapproviamo (il che, detto per inciso, suggerisce che la democrazia in questione è afflitta da un problema di minoranze permanenti).
Confondere legittimità e giustificazione può portare in due direzioni opposte, a mio avviso parimenti deprecabili.
In primo luogo può portare a una presunzione di giustificazione sostanziale di qualunque decisione semplicemente in quanto decisione adottata tramite procedure democratiche: la procedura riversa inesorabilmente la sua correttezza sui risultati […]. In questo caso abbiamo una riduzione della giustificazione a legittimità. Siffatta assolutizzazione della legittimità porta a ignorare la tensione tra contenuto delle decisioni dell’autorità e morale individuale, o meglio a sottomettere sempre quest’ultima alle prime. È la posizione di Hobbes, che in ciò manifesta l’aspetto genuinamente illiberale del proprio pensiero. Il liberalismo, come tutti sappiamo, nasce con Locke, proprio perché egli limita e circoscrive il surrender of judgement del singolo nei confronti dell’autorità.
In secondo luogo, confondere legittimità e giustificazione può portare una presunzione di legittimità di qualunque contenuto morale giustificabile dal punto di vista sostanziale, comunque adottato: in questo caso non conta la fonte o la modalità di derivazione del contenuto o le forme con cui esso è stato assunto di fatto, ma unicamente il suo merito intrinseco. In questo caso abbiamo una riduzione della legittimità a giustificazione. Si potrebbe credere che questa forma di riduzionismo sia appannaggio esclusivo delle classiche teorie del diritto naturale; in realtà essa caratterizza altresì molte delle contemporanee teorie della giustificazione, anche teorie che in modo fuorviante, come vedremo, vengono qualificate come procedurali, e che invece sono afflitte da questa forma di imperialismo morale.
Ambedue le forme di riduzionismo portano a una distorsione dei rapporti tra etica e politica, ossia a quella forma di monismo normativo che rappresenta uno dei principali obiettivi critici di questo lavoro.
Anna Pintore, I diritti della democrazia, Laterza, 2003, pp. 34-35
Dialogo sulla razionalità (3 di 3)
Dialogo diviso in tre parti (vai alla prima parte; vai alla seconda parte). Continua a leggere “Dialogo sulla razionalità (3 di 3)”