Il richiamo del tribunale: la responsabilità è scritta nei geni

Luca Massaro chiede un parere su un recente articolo di Desmond Morris a proposito del tradimento maschile.
Il titolo dell’articolo è «Io perdono Tiger Wood» (in prima pagina) e «Il richiamo della foresta. Ecco perché i maschi sono destinati a tradire» (nelle pagine interne).

Secondo Morris l’uomo è naturalmente portato all’infedeltà perché questa era evolutivamente necessaria, almeno a piccole dosi; così troviamo scritta nei nostri geni la propensione al tradimento anche adesso che (pare di capire) sarebbe più utile la fedeltà.

Un ragionamento decisamente semplicistico. Troppo semplicistico, anche per un articolo di giornale. Continua a leggere “Il richiamo del tribunale: la responsabilità è scritta nei geni”

Neuroparadigma

Ho recentemente letto Neuro-mania di Paolo Legrenzi e Carlo Umiltà.
Un saggio interessante sulla diffusione delle neuro-discipline (giusto per citare le più famose: neuroetica, neuroeconomia, neuroteologia).
Secondo i due autori la descrizione degli eventi cerebrali non è sufficiente a comprendere gli eventi psichici. Come recita il sottotitolo del libro: il cervello non spiega chi siamo. Continua a leggere “Neuroparadigma”

Paternalismo libertario

Leggendo Le Scienze di agosto scopro l’esistenza del paternalismo libertario.
Arrivo in ritardo: il libro Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness di Richard H. Thaler  e  Cass R. Sunstein è uscito nel 2008, mentre la traduzione italiana è nelle librerie da maggio; ne hanno inoltre parlato Roberto Casati e Simona Morini.

L’idea è semplice: dal momento che l’uomo non è un essere razionale e spesso prende decisioni irrazionali e illogiche, è necessario aiutarlo. Secondo il paternalismo classico, questo aiuto consiste nel prendere le decisioni al suo posto; secondo il paternalismo libertario, basta aiutarlo a scegliere bene, fornendo tutte le informazioni necessarie nella forma più chiara possibile e ricorrendo ad alcune spinte (in inglese Nudge) per indirizzare le persone verso la scelta corretta.
Si lascia la libertà di scelta ma si aiutano le persone a scegliere bene: ecco sciolto l'(apparente?) ossimoro.

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L’ingegneria approssimativa dell’editoria

Gary Marcus ha scritto un libro molto bello: Kluge – L’ingegneria approssimativa delle mente umana. Lo scopo di questo saggio è mostrare i limiti della mente umana, mettendo in evidenza gli accrocchi (traduzione inefficace di Kluge) che l’evoluzione ha selezionato per la nostra mente. Continua a leggere “L’ingegneria approssimativa dell’editoria”

Rivalutare l’astensione

Apprendo da Psicocafè che il luogo in cui si vota può influenzare le scelte del votante, se questo non ha idee chiare sull’argomento. In poche parole, «l’ambiente intorno a noi è pieno di “suggerimenti impliciti”  che possono orientare il nostro comportamento».

Tenendo soprattutto presente che in alcune nazioni esiste il voto per corrispondenza, e quindi l’ambiente di voto è terribilmente permeabile e poco controllabile, proporrei di dare ai votanti una ulteriore possibilità di voto: “indifferente” o “nessuna idea”. Così, giusto per evitare che una persona contribuisca alla vittoria di un partito semplicemente perché le pareti sono state dipinte di azzurro e c’è una bandiera italiana in fondo al corridoio…

Dare i numeri, vedere i numeri

Il linguaggio dei Mura-Pirahã, popolazione sudamericana veramente singolare, sembra non possedere i numeri: le quantità vengono espresse in maniera qualitativa, tramite tre espressioni che, grosso modo, hanno il significato di “pochi”, “alcuni”, “di più”.
Così la stessa quantità (quella che noi definiamo la stessa quantità) può essere ora “pochi” ora “alcuni”, a secondo della situazione. Continua a leggere “Dare i numeri, vedere i numeri”

Essere e avere un corpo

Apprendo l’esistenza del Body Integrity Identity Disorder, che si potrebbe tradurre con “disordine dell’identità dell’integrità corporea” (traduzione orribile: meglio l’originale inglese, abbreviato in BIID).

Le persone che soffrono di questo disordine hanno una percezione del proprio corpo che non coincide con il corpo realmente esistente. In poche parole, si ha la sensazione di abitare un corpo che non è il proprio (o di avere un corpo invece di essere un corpo). Nello specifico, nel corpo reale c’è qualcosa di troppo: «il “corpo immaginato” e desiderato da queste persone è un corpo amputato o paraplegico».
In poche, surreali, parole: una persona BIID per sentirsi completa deve privarsi di una parte del (proprio?) corpo.

Esistono alcune associazioni che hanno l’obiettivo di permette alle persone BIID di “mettere le cose a posto”, ricorrendo a interventi chirurgici:

I  frequentatori di questi siti sembrano essere per lo più maschi, di mezza età, profondamente convinti che il BIID non sia una malattia mentale e non possa essere trattata come tale, ma rappresenti un tratto dell’identità, eventualmente di natura neuropsicologica, a cui solo la chirurgia può porre soluzione, un po’ come succede a coloro che hanno un disturbo dell’identità di genere (transessualismo) e possono ricorrere alla chirurgia di riattribuzione del sesso.

È una richiesta lecita?
Secondo John Stuart Mill, “su se stesso, sulla propria mente e sul proprio corpo l’individuo è sovrano”, e quindi non avrebbe senso proibire simili interventi. D’altra parte Mill stesso afferma che è giusto fermare una persona che si dirige verso un ponte crollato, appunto perché non sa che è crollato.
Una persona BIID sa quello che vuole?

Un fenomeno affascinante ma elusivo

Che cosa è la coscienza?
Nel 1989 lo psicologo Stuart Sutherland propose questa definizione:

La coscienza è un fenomeno affascinante ma elusivo; è impossibile specificare cos’è, cosa fa o perché si è evoluta. Non è stato scritto, al riguardo, nulla che valga la pensa di essere letto.

Nicholas Humphrey, RossoDi fronte a una affermazione simile, si può apprezzare l’umorismo molto british di Sutherland, eventualmente convenire con lui che non c’è nulla che valga la pena di leggere, chiudere il suo dizionario e continuare a fare quello che si stava facendo prima, come se nulla fosse successo.

Nicholas Humphrey, in Rosso. Uno studio sulla coscienza (Torino, Codice, 2007) raccoglie l’implicita sfida della definizione di Sutherland, non solo cercando di scrivere qualcosa di interessante sulla coscienza, ma anche cercando di capire come mai una simile affermazione sia stata accolta con approvazione, nonostante la sua evidente inutilità. Continua a leggere “Un fenomeno affascinante ma elusivo”

Piacevoli inganni

Raser Sind So sexyGuidando per le autostrade tedesche, è possibile imbattersi in alcuni cartelloni pubblicitari il cui significato, anche ignorando la lingua di Goethe, è abbastanza chiaro:

Raser Sind So sexy.

Raser Sind So cool.

Raser Haben So viel grips.

Ai non tedeschi, almeno a quelli ignoranti come me, i volti sono perlopiù sconosciuti, ma una breve ricerca con google porta al sito della Deutscher Verkehrssicherheitsrat, dove si scopre che i tre cavalieri della sicurezza stradale sono Philipp Lahm, calciatore, Sarah Kuttner, giornalista televisiva, e Collien Fernandes, modella e presentatrice.

Il messaggio è chiaro, e richiama un analogo spot australiano: chi corre ce l’ha piccolo, non è sexy, non è un figo, e se a dirlo è il calciatore che ha segnato il primo gol ai mondiali o una affascinante modella, sarà vero.
Raser Sind So cool Ma in realtà non lo è: dubito fortemente che esista una relazione tra velocità dell’automobile e virilità del conducente. Invece di dire la verità sui pericoli della velocità, i tedeschi e gli australiani preferiscono mentire o, comunque, puntare su temi come la disapprovazione sociale. Continua a leggere “Piacevoli inganni”

Punizioni responsabili

Coscienza inutile

Giovanni Jervis, nel suo Pensare dritto, pensare storto. Introduzione alle illusioni sociali (Bollati Boringhieri, 2007), insieme ad una pungente critica agli umanisti in generale, e ai filosofi in particolare, che fanno ricerca comodamente seduti in poltrona, sostiene che il ruolo della coscienza sia ampiamente sopravvalutato.

Due semplici esempi, che sono ovviamente esperimenti psicologici, e non libere riflessioni da filosofo: l’ascolto dicotico e le ricerche di Benjamin Libet (recentemente scomparso) sul potenziale di preparazione.
Negli esperimenti sull’ascolto dicotico, attraverso delle cuffie, il soggetto ascolta due messaggi diversi ai due orecchi, dirigendo l’attenzione unicamente a uno dei due orecchi. Il messaggio che arriva all’altro orecchio viene ignorato, eppure il soggetto tiene conto di eventuali istruzioni in esso presenti.
Le ricerche di Benjamin Libet, invece, mostrano come il cervello si prepari a compiere una azione prima che nel soggetto sorga l’intenzione di effettuare questa azione.

La coscienza potrebbe (potrebbe) essere semplicemente un epifenomeno irrilevante.
Secondo alcuni, questo fatto avrebbe gravi conseguenze etiche e sociali. Continua a leggere “Punizioni responsabili”