Quanto segue è una nota a margine di un brevissimo incontro che ho avuto con l’immoralist Roberto Mordacci, durante il quale si è fugacemente accennato alle morali perdute.
Che cosa è una morale perduta? Se ho capito bene, si tratta di una teoria etica che presuppone una errata concezione della moralità umana: una simile teoria, per quanto interessante possa essere, sarà perduta perché inapplicabile.1
Prendiamo il classico dilemma morale dello scambio ferroviario (il trolley problem).
Un treno fuori controllo sta per investire cinque persone. Azionando uno scambio è possibile salvare i cinque deviando il treno, che però investirebbe così un’altra persona. Azionereste lo scambio? La maggior parte delle persone risponde di sì. Un altro treno fuori controllo sta per investire cinque persone, ma questa volta non ci sono scambi da azionare, ma solo una persona da buttare sui binari per far deragliare il treno (voi non potete buttarvi: siete troppo esili). Buttereste questa persona per salvare i cinque? La maggior parte delle persone risponde di no.
Una teoria etica che non tiene conto di questa differenza è una morale perduta. Non solo come teoria descrittiva (banale) ma anche come teoria prescrittiva (meno banale), in quanto non applicabile. Per essere chiari: l’approccio utilitarista, che si limita a contare costi e benefici, è una morale perduta, perché non viene seguito nel secondo caso ed è, quindi, in contrasto con la moralità umana. Continua a leggere “Nota a margine sulle morali perdute”
- We may not have a general theory of the moral brain or of human morality (something we will probably never have), but we may have some scientifically based reasons to reject theories which imply unrealistic conceptions of human morality. To look for these unsustainable theories would be, so to say, like being in a kind of Proustian Search of Lost Theories. Roberto Mordacci, “Morality and the Telescope“, Etica e Politica, Vol. XI, No. 2, 2009 [↩]