Poltrone e provette

Le mie argomentazioni sono generali e non si basano su fatti particolari della vita come noi la conosciamo.
Come tali sono state criticate da scienziati abbastanza privi di fantasia da pensare che lavorare come schiavi con provette bollenti (o con gelidi stivali fangosi) sia l’unico modo di fare delle scoperte scientifiche. Un critico si lamentava che le mie argomentazioni erano «filosofiche», come se fosse una condanna sufficiente.

Richard Dawkins, Il gene egoista, Capitolo 11, nota 1
Continua a leggere “Poltrone e provette”

Abuso scientifico

Marco Cattaneo, direttore responsabile di Le Scienze, si lamenta dell’abuso linguistico della parola scienza.
Le pubblicità millantano principi e leggi provenienti dalla scienza. Le università sono piene di strani corsi universitari dai nomi scientifici: Cattaneo cita, tra gli altri, “Scienze della Sicurezza Economico-Finanziaria”, “Scienze della Comunicazione Multimediale” e “Scienze delle Produzioni e del Marketing Agroalimentare”. Continua a leggere “Abuso scientifico”

Fantascienza

When I make predictions, I am not speaking as a scientist. I am speaking as a story-teller, and my predictions are science-fiction rather than science.

Quando faccio delle previsioni, non sto parlando come uno scienziato. Sto parlando come un narratore e le mie previsioni sono fantascienza, non scienza.

Freeman Dyson, Heretical Thoughts About Science And Society, Edge 219

Tecnologia verde, tecnologia grigia

Freeman Dyson ha scritto un bell’articolo per la New York Review of Books: Our Bioetech Future.

Cercando di riassumere in poche righe un articolo di una decina di pagine, Dyson propone una analisi delle tanto temute biotecnologie basandosi su un confronto con le altre tecnologie, ad esempio l’informatica.
La paura di HAL9000, il computer impazzito di 2001: Odissea nello spazio, viene superata quando i computer hanno cessato di essere presenti nei laboratori e nelle sedi delle grosse aziende e sono finalmente entrati nelle nostre case.
Similmente, Dyson prevede che parte dell’attuale diffidenza verso le biotecnologie finirà quando esse entreranno nelle nostre case permettendoci, ad esempio, di “disegnare” piante e animali in base alle nostre esigenze. Continua a leggere “Tecnologia verde, tecnologia grigia”

La scommessa climatica

Attenzione scienziatoÈ curioso come le questioni scientifiche, ossia quei problemi che riguardano alcuni scienziati, gli esperti di quella disciplina lì e non di altre, e che vengono dibattuti, anche ferocemente, a suon di teorie, modelli, esperimenti, simulazioni e calcoli, simili problemi, dicevo, è curioso che abbiano declinazioni politiche e sociali.
Non è curiosa la declinazione in sé, elemento fondamentale in una democrazia: lo scienziato non vive in un limbo isolato e per poter fare ricerca deve battere cassa e chiedere fondi, ed è ovvio che chi allenta i cordoni della borsa lo faccia dopo aver valutato cosa finanzia. La cosa curiosa non è dunque che la società si occupi di scienza e valuti l’opportunità sociale ed economica di condurre certe ricerche invece di altre: la cosa curiosa è che i risultati delle ricerche vengano valutati in base a questioni politiche e sociali.

Qualcuno lo definirebbe un atteggiamento postmoderno e relativista: “non esistono fatti ma solo interpretazioni”, e quindi interpretiamo liberamente come ci pare, lasciando da parte i fatti, ridimensionandoli al livello di opinioni. Continua a leggere “La scommessa climatica”

Fodor contro tutti

Celebrity DeathmatchCome una variazione sul tema, si può immaginare una versione filosofica di Celebrities Deathmatch, il programma di Mtv nel quale i pupazzi animati di personaggi del mondo dello spettacolo si affrontano in spettacolari duelli all’ultimo sangue (qui il duello tra Angelina Jolie e Sandra Bullock).
Philosopher Deathmatch: Aristotele che rompe le costole a Platone immobilizzato dal terzo uomo, un duello con gli attizzatoi tra Popper e Wittgenstein, Abelardo che, a colpi di martello, trasforma Bernardo in mezzo uomo, Rousseau che tortura Voltaire con la ruota dei trovatelli, Schelling che aizza delle mucche nere contro Hegel, Kant che sottopone Schopenhauer a trattamento sanitario obbligatorio per demenza senile, e così via.
Alla spettacolarità di questi incontri si contrappone la sobrietà di “Jerry Fodor contro Charles Darwin”. Nonostante il titolo del forthcoming paper di Fodor, Against darwinism (Contro il darwinismo), suoni minaccioso, Fodor non vuole eliminare Darwin per sostituire all’evoluzionismo un qualche progetto intelligente di matrice divina. Continua a leggere “Fodor contro tutti”

Riviste materialiste

Franco Gabici, su Avvenire:

Una delle riviste che vende di più è sicuramente Focus, segno evidente che ha incontrato i gusti dei lettori. Ma anche Newton e Quark non sono da meno.

Wikipedia:

Quark era un mensile di divulgazione scientifica pubblicato dalla casa editrice Hachette-Rusconi dal 2001 fino a dicembre 2006. La rivista derivava dall’omonima trasmissione scientifica della Rai, che ha concesso l’uso del marchio.

Questo per dovrebbe dare l’idea di quanto attentamente Franco Gabici si sia documentato per esprimere la sua analisi sulla «separazione fra scienza e fede a favore di una lettura laica, spesso materialistica delle problematiche scientifiche».

Per il resto, il discorso sulla spettacolarizzazione della scienza è, almeno in parte, condivisibile: non è un segno positivo se si moltiplicano riviste e festival della scienza ma calano gli iscritti alle facoltà scientifiche. Il problema, però, sono i festival in aumento o gli iscritti in calo? Gabici sembra intravedere una relazione tra i due fenomeni, ma la cosa mi sembra tutta da dimostrare.

Bestiario antidarwiniano

Telmo Pievani In difesa di DarwinNon sono un amante dei pamphlet: per quanto interessanti e ben scritti possano essere, possiedono solo la pars destruens limitandosi, quando va bene, ad un accenno di pars costruens. Si critica e si sbeffeggia l’avversario, ma si dice poco o nulla di se stessi; si descrivono le miserie dell’esercito avversario, tacendo i meriti e i demeriti dei propri commilitoni.
Quando si arriva all’ultima pagina, si rimane insoddisfatti, si vuole sapere di più.

In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell’antievoluzionismo all’italiana di Telmo Pievani (Einaudi 2007, 8 €) è un pamphlet e come tale si concentra sull’antievoluzionismo, lasciando da parte l’evoluzionismo. L’autore ha tuttavia un ottimo motivo per farlo: l’evoluzionismo è una teoria scientifica, e come tale ha bisogno di critiche scientifiche, non di critiche alla scienza. In nome di una banale, ma non scontata, autonomia disciplinare, che siano i biologi a parlare della sintesi neodarwiniana, mentre teologi e filosofi discutano delle implicazioni filosofiche dell’evoluzionismo oppure, volendo, dei suoi limiti concettuali. Una filosofia e una teologia dell’evoluzione non possono che essere delle riflessioni che partono dal fatto, ed eventualmente dalla teoria scientifica, dell’evoluzione. Continua a leggere “Bestiario antidarwiniano”

Limite di ragionevolezza

Nel 1941 Albert Einstein partecipò ad un convegno su scienza, filosofia e religione nel loro rapporto con la democrazia. Secondo il grande scienziato, scienza e religione hanno campi (realms) nettamente distinti, tuttavia esistono forti relazioni e, soprattutto, reciproche dipendenze: la religione deve imparare dalla scienza, ma la scienza non vi sarebbe se gli scienziati non fossero mossi da una sorta di sentimento religioso.
Nel corso della sua relazione, il cui testo è stato successivamente pubblicato in Ideas and Opinions ed è disponibile su Internet Sacred Text Archive, Einstein riassunse il suo pensiero con una immagine:

La scienza senza religione è zoppa e la religione senza scienza è cieca.

Questa affermazione ricalca una celebre frase di Kant nella quale, però, non vi erano scienza e religione bensì sensibilità e intelletto, e quest’ultima era vuota, non semplicemente zoppa.
La posizione di Kant sul rapporto tra religione e scienza era infatti ben diversa da quella di Einstein: la religione viene di fatto “ridotta” alla moralità razionalmente indagata.
Se prendiamo Einstein e Kant come due estremi della riflessione sui rapporti tra fede e ragione, non ci sono dubbi: Joseph Ratzinger è sicuramente più vicino al primo che al secondo.

Non mi risultano pubblici apprezzamenti della posizione di Einstein, però Benedetto XVI ha in più occasioni criticato la concezione kantiana della religione, ad esempio nel Discorso ai Membri della Curia e della Prelatura Romana per la presentazione degli auguri natalizi del 2005, quando cita esplicitamente Kant come momento di totale rottura del rapporto tra Chiesa ed età moderna (per un paragone: il processo a Galileo, conclusosi con l’abiura, è stato semplicemente “un inizio molto problematico”).

Dal momento che Ratzinger viene spesso chiamato “il papa teologo”, studiare più da vicino le sue idee non può che essere interessante. Continua a leggere “Limite di ragionevolezza”

Coscienza e emozioni

Apprendo da Avvenire che Vincenzo Tagliasco è titolare della prima cattedra italiana di Coscienza ed emozioni. Commentando l’edizione italiana di Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza (Raffaello Cortina Editore, 2007) dello psicologo Benjamin Libet, l’esimio professore avrebbe detto:

L’essere umano non è il suo cervello, ritenere che lo sia comporta una fallacia.

Affermazione lapalissiana e sostanzialmente inutile. Forse Avvenire non è il luogo migliore, ma sarebbe bello se Tagliasco andasse oltre questa banale osservazione e dicesse anche cosa è l’uomo, oltre al cervello.
In ogni caso, le ricerche di Libet sulla temporalità della coscienza sono forse avventate e filosoficamente ingenue, ma di sicuro non pensa che l’uomo sia il suo cervello.
Verso la fine dell’articolo è possibile leggere un’altra dichiarazione di Tagliasco:

Il rischio – da me direttamente sperimentato, sia con i miei figli, sia con i miei allievi – è che gli studenti facciano propria una visione semplificata dell’uomo, in cui le neuroscienze pretendono di avere già spiegato tutto, mentre moltissimo resta ancora da chiarire.

Sicuramente va letta in un contesto più ampio, però così, come citata dal quotidiano, sembra tanto una fesseria.

Infine, una considerazione: come mai, per commentare i risultati di studi scientifici, si sentono solo filosofi (oltre a Tagliasco, Avvenire riporta dichiarazioni di Mario De Caro e Vittorio Possenti). Uno psicologo non si riusciva proprio a trovarlo?

Post Scriptum – 11/5/2008

Vincenzo Tagliasco non c’è più. Alla famiglia vanno le miei più sincere condoglianze.
In questo momento, il mio rimpianto più grande è di averlo citato solo in questo breve e raffazzonato articolo, che sicuramente non gli rende giustizia.