Renzo Piano intervistato da Piergiorgio Odifreddi:
E naturalmente quello [il Centre Pompidou] è stato il progetto che l’ha definita.
Sì, ma in un modo sbagliato, perché in realtà non definiva un accidente. Agli inizi tutti l’hanno preso come il trionfo della tecnologia, ma non lo era assolutamente: semmai, era una specia di voluto sberleffo alle istituzioni.E perché le istituzioni l’hanno permesso?
Perché si lasciano spernacchiare: da sempre, ai giullari è permesso farsi gioco dei potenti. Ma non era soltanto una pernacchia, quanto piuttosto una volontà di ribellione al confinamento della cultura in luoghi specialistici, e un tentativo di farne una fabbrica, un’officina, un opificio. La gente si è subito divisa: da una parte quelli che amavano il Beaubourg, dall’altra quelli che lo odiavano. Ma alla fine Parigi l’ha adottato, e adesso è addirittura diventato monumento nazionale: non hanno permesso neppure più a me di modificarlo! Vede, com’è ridicola la vita? Uno fa uno sgarbo, e subito quello diventa “patrimonio dell’umanità”.
Renzo Piano, Che cos’è l’architettura?, Luca Sossella editore, 2007, p. 10