Libri, padri e figli

Fabrizio Galimberti, editorialista del Sole 24 ore, ha scritto un interessante testo divulgativo: L’economia spiegata a un figlio.
Il titolo incuriosisce: Galimberti ha tre figli e decide di spiegare, a loro e a tutti i lettori del libro, il suo lavoro, i meccanismi economici, la natura del denaro e così via. Ovviamente si tratta di un espediente narrativo (o meglio esplicativo): se Galimberti avesse davvero voluto spiegare ai figli cosa è l’economia, si sarebbe limitato a discutere con loro. Continua a leggere “Libri, padri e figli”

Il discorso di Giuseppe Bottazzi

Il nome di Giuseppe Bottazzi, ai più, potrebbe non dire nulla, e allora meglio chiamarlo con il soprannome che lo ha reso celebre: Peppone.
Nel film Don Camillo e l’onorevole Peppone, il sindaco comunista di Brescello si candida come deputato alle imminenti elezioni.
Una delle scene migliori del film è il discorso conclusivo della campagna elettorale, ovviamente intralciato dal perfido don Camillo, che decide di sabotare l’intervento di Peppone. Continua a leggere “Il discorso di Giuseppe Bottazzi”

Liberi. Liberali, libertari, autoritari?

Libertà. Il termine ha tre significati fondamentali, corrispondenti a tre concezioni che si sono intersecate nel corso della sua storia e che possono essere caratterizzate nel modo seguente: 1° la concezione della L. come autodeterminazione o autocausalità, secondo la quale la L. è assenza di condizioni e di limiti; 2° la concezione della L. come necessità, che si fonda sullo stesso concetto della precedente, cioè su quello di autodeterminazione, ma attribuisce l’autodeterminazione stessa alla totalità (Mondo, Sostanza, Stato); 3° la concezione della L. come possibilità o scelta, secondo la quale la L. è limitata e condizionata, cioè finita.

Così Nicola Abbagnano nel suo fondamentale Dizionario di Filosofia.
Cosa si può dire di queste tre concezioni di libertà? Continua a leggere “Liberi. Liberali, libertari, autoritari?”

Fenomenologia del pettegolezzo

Ogni lettura ha i suoi momenti e ogni momento ha le sue letture. Ci sono testi che richiedono concentrazione, che non ammettono distrazioni. Ci sono testi che richiedono, per essere apprezzati, una lettura attiva: sottolineature, rilettura, brevi note a margine e così via. Vi sono testi leggeri, ideali quando si è stanchi ma insopportabili quando si è lucidi e mentalmente pronti. Ci sono testi che si adattano all’umore del momento, e altri no.
Una calda giornata estiva nonché festiva, soprattutto se trascorsa a prendere il sole, non è certo ottimale per la lettura di Sull’embrione di Emanuele Severino, al massimo che si può arrivare è La differenza Cristiana di Enzo Bianchi, ma per mezz’ora al massimo. E per il resto della giornata cosa si legge?
Un quotidiano, è ovvio. Meglio se ricco di cronaca locale: meno impegnativa e raccontata con maggiore partecipazione.

Come supplemento, non si capisce quanto gratuito ma comunque obbligatorio, al quotidiano locale c’è anche un noto settimanale a diffusione nazionale, di quelli che una volta si chiamavano rotocalchi, ricchi di cronaca spicciola e indecente. Se ne potrebbe, e vorrebbe, fare a meno, ma l’edicolante con gesto veloce lo infila tra le pagine del giornale. Continua a leggere “Fenomenologia del pettegolezzo”

Ricordare al tempo dell’Ikea

Il ricordo è qualcosa del passato che permane nel presente. Questo permanere è da intendersi anche, e forse soprattutto, in senso fisico, materiale: il ricordo è anche e soprattutto un oggetto che era e che, in una qualche maniera, ancora è.
Il ricordo è inoltre un evento: l’evento del ricordare, del ritornare in mente. Un simile evento è solitamente originato, ancora una volta, da un oggetto: ad esempio una madeleine inzuppata nel tè o, per chi non ha la sensibilità del poeta, una vecchia fotografia, un giocattolo di quando si era bambini, un libro e, dal momento che non vi sono limiti spaziali, un armadio, una casa e persino una città. Continua a leggere “Ricordare al tempo dell’Ikea”

Centro di gravità

Il centro di gravità è il punto nel quale un oggetto può stare perfettamente in equilibrio o, a voler esser pignoli, la media pesata della posizione dei punti materiali di un corpo con peso pari alla massa di ciascun punto.
In ogni modo, il centro di gravità è il miglior punto di partenza per affrontare le cose: tutte le parti sono in equilibrio, si è al centro del sistema. Continua a leggere “Centro di gravità”

Non conoscere la magia

Una tecnologia, per essere largamente diffusa, deve essere leggera, di facile utilizzo. Meglio ancora se è trasparente, ossia se l’utente non si accorge nemmeno di utilizzarla.
Una tecnologia pesante, ossia di difficile utilizzo, non potrà mai avere larga diffusione: rimarrà un affare per tecnici, per gente che studiato il funzionamento di quella tecnologia.
Il mondo dell’informatica fornisce ottimi esempi di questo principio. Collegare una stampante ad un computer e configurare quest’ultimo affinché riesca a gestirla era, fino a una decina di anni fa, una operazione abbastanza complicata, una tecnologia pesante; da alcuni anni è diventata una operazione relativamente semplice, tecnologia leggera; attualmente, perlomeno in alcuni casi, è sufficiente collegare la stampante al computer e si è subito in grado di stampare: tecnologia trasparente. Continua a leggere “Non conoscere la magia”

Fermata obbligatoria

In un anno ci sono 365 giorni. In un giorno ci sono 24 ore. E in un’ora ci sono 60 minuti.

In un anno ci sono solo 365 giorni, in un giorno solamente 24 ore, e un’ora dura soltanto 60 minuti.

La differenza tra le due frasi precedenti è il piacere della sosta, il rifiuto della velocità. Continua a leggere “Fermata obbligatoria”

Scritture e letture

Winston Smith è un normale impiegato in un normale ministero. Normale, ovviamente, è riferito all’inquietante futuro tratteggiato da George Orwell in 1984: Winston lavora infatti per il Ministero della Verità, e il suo lavoro consiste appunto nel preservare e diffondere la verità, ossia l’opinione di Big Brother, alterando libri e giornali. Continua a leggere “Scritture e letture”

Dolcezze

Il termine eutanasia, dal greco buona morte, è stato usato la prima volta in epoca moderna dal filosofo Francesco Bacone nel testo, apparso nel 1605, dal notevole titolo di The second book of Francis Bacon of the Proficience and Advancement of Learning divine et human. Bacone intendeva la parola ancora nel senso antico, ossia in riferimento alla morte, non alle pratiche attive e passive che la provocano: nel consigliare la buona morte, il filosofo inglese invitava i medici a non abbandonare a se stessi i malati non curabili, non a somministrare loro del veleno. È solo successivamente che il termine ha assunto la connotazione attuale di “dolce uccisione” piuttosto che “dolce morte”.
La questione dell’eutanasia così intesa è moralmente e giuridicamente complessa e è soltanto in parte riconducibile al tema del suicidio in quanto viene messo in discussione anche il rapporto tra il medico e il paziente. Continua a leggere “Dolcezze”