Meritocrazia

Lorenzo Palumbo, 33 anni, domiciliato a Varese, insegnante di professione, l’inizio di questo nuovo anno scolastico lo avrebbe voluto affrontare da una cattedra di un liceo ticinese. Poco più di un anno e mezzo fa ha infatti partecipato a un concorso pubblico, arrivando primo e ottenendo dagli specialisti della Commissione giudicante il giudizio “ottimo”. Il posto di insegnate di musica però è stato assegnato alla seconda arrivata. Una ticinese.

Da Vince il concorso ma gli viene preferita una ticinese.

La graduatoria di questa  Commissione giudicante probabilmente è solo uno dei fattori che viene preso in considerazione e l’insegnante assunta ha probabilmente altri meriti oltre alla nazionalità che giustificano la decisione delle autorità.
Spero vivamente che sia così, perché l’alternativa, lo confesso, mi spaventa: vorrebbe dire all’urlo di “prima i nostri” si è scelto volontariamente il discreto quando si poteva avere l’ottimo.

Io non sono l’altro 49,7%

Vedo su Facebook questa immagine:

1653972_10201547920400005_906689798_n

Si riferisce all’esito della votazione di domenica, nella quale – dati della Confederazione – 1’463’954 cittadini hanno approvato l’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa” e 1’444’428 persone, pari appunti al 49,7% dei votanti, l’hanno respinta. Continua a leggere “Io non sono l’altro 49,7%”

Divieto di dissimulazione del proprio viso

Tra un mese – il 22 settembre 2013 – il popolo ticinese sarà chiamato alle urne1 per esprimersi sulla cosiddetta “legge antiburqa” o, per essere più precisi, sul “divieto di dissimulazione del proprio viso”.

Sono tendenzialmente contrario a leggi di questo genere – che mi sembrano incompatibili con qualsiasi ragionevole definizione del principio del danno ((Link alla versione inglese di Wikipedia; curioso come quella italiana non abbia questa voce.)) –  ma riconosco che ci sono anche ottime ragioni per approvarla. Il tema di questo articolo, comunque, è un altro. Continua a leggere “Divieto di dissimulazione del proprio viso”

  1. Ho sempre sognato di scrivere “il popolo chiamato alle urne”. []

Made in Switzerland

Made in Switzerland
Made in Switzerland

Dovendo guidare di notte, per restare vigile e attento al momento di partire ho acquistato in un distributore di benzina svizzero una bottiglietta di una nota bibita gassata a base di foglie di coca contenente caffeina.1
Causa traffico intenso, il viaggio è durato più del previsto e così mi sono fermato in un’area di servizio italiana e ho acquistato una seconda bottiglietta della nota bibita gassata a base di foglie di coca contenente caffeina.
Il giorno dopo, al momento di buttare i cadaveri delle due bibite, ho notato l’orgogliosa scritta “Made in Switzerland” sul tappo della bottiglietta acquistata prima di varcare il confine.

Adesso, io vorrei tanto conoscerlo quello che sta per comprarsi una bottiglietta di un’altra bibita, magari quella di una abbastanza nota bibita gassata svizzera a base di siero di latte,2 vede che quella della nota bibita gassata a base di foglie di coca contenente caffeina è fabbricata in Svizzera e si compra quella.
Vorrei conoscerlo per fargli delle domande e capire. Già, perché io non capisco. Non capisco perché dovrebbe essere così importante la nazione di provenienza di una bibita, non capisco perché essere orgoglioso di bere qualcosa prodotto nella mia stessa nazione (e che magari, abitando vicino al confine, ha fatto più chilometri di quelle prodotte all’estero), non capisco: è così importante il confine?

  1. Il titolare del presente blog ha deciso di fare pubblicità solo se pagato, pertanto: manager della multinazionale produttrice della nota bibita gassata a base di foglie di coca contenente caffeina, fate la vostra offerta e invece di “nota bibita gassata a base di foglie di coca contenente caffeina” scriverò il nome della nota bibita gassata a base di foglie di coca contenente caffeina, con tanto di link alla pagina che vorrete. []
  2. Vedi nota precedente: manager dell’azienda produttrice della abbastanza nota bibita gassata svizzera a base di siero di latte, fate la vostra offerta eccetera. []

La Svizzera sapeva

Agosto 1942, il Consiglio federale svizzero decise, tramite un decreto, di eseguire un maggior numero di rinvii di profughi civili stranieri: in altre parole, di chiudere le frontiere a chi cercava rifugio in Svizzera, anche se in pericolo di morte.
Particolarmente significativa la testimonianza di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz che nel dicembre del 43 tentò di passare il confine:

Continua a leggere “La Svizzera sapeva”

Elezioni cantonali 2011

20110410-102836.jpg
Piazza governo

In questo momento si sta votando per esecutivo (Consiglio di Stato) e legislativo (Gran Consiglio) del canton Ticino.1

Al di là degli aspetti politici, è interessante leggere, sul sito internet del Cantone, i dettagli sulla ripartizione dei seggi per il Consiglio di Stato.
Tale ripartizione avviene, cito, con il “sistema della miglior media (Hagenbach-Bischof)”2

Il Ticino ha una certa tradizione di metodi elettorali decisamente contorti per favorire alcuni partiti a scapito di altri (se non ricordo male, nell’Ottocento le circoscrizioni elettorali venivano modificate per garantire la maggioranza al partito conservatore). Questo metodo non sembra viziato da simili intenti poco democratici. Ma certo non è un metodo oggettivo che rappresenta la vera intenzione dell’elettorato – per un motivo molto semplice: l’elettorato è un soggetto fittizio, non esista la volontà generale. Esistono sistemi (più o meno buoni, in base a diversi parametri) di contare le teste.

  1. Pare che un autorevole quotidiano italiano abbia affermato che si vota in tutti e ventisei cantoni elvetici. Inserite voi un commento a caso sul significato di “autorevole”, “quotidiano” e “italiano”. []
  2. Wikipedia riporta Bischof con due effe. []

Pena di morte in Svizzera

Da laRegione di sabato 21 agosto 2010, p. 9:

Berna – Pena di morte per chi si macchia di un assassinio accompagnato da abuso sessuale: lo chiede una iniziativa popolare, attualmente sottoposta alla Cancelleria federale per un esame preliminare formale. Il vicecancelliere André Simonazzi ha confermato la notizia, pubblicata ieri dalla Neue Zürcher Zeitung. «Abbiamo inoltrato l’iniziativa circa quattro settimane fa per un esame» , ha precisato Marcel Graf, rappresentante dei promotori, aggiungendo che dietro l’iniziativa non c’è alcun gruppo politico: i membri sono amici o famigliari di una vittima. Egli non ha voluto fornire indicazioni sul contenuto: «Vogliamo aspettare fino alla conclusione ufficiale dell’esame della Cancelleria». Secondo la Nzz , il testo prevede la pena di morte per chi commette un omicidio accompagnato da un delitto sessuale. L’assassino dovrebbe essere giustiziato entro tre mesi dalla sentenza definitiva. La Svizzera ha abolito la pena di morte in tempo di pace nel 1942 con l’entrata in vigore del codice penale unificato. Nel 1992 è stata soppressa anche in caso di guerra. Ora la sua proibizione assoluta è garantita dalla Costituzione federale (articolo 10). La Svizzera ha anche ratificato i protocolli aggiuntivi 6 e 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), che vietano la pena di morte in tempo sia di pace che di guerra. Secondo Simonazzi l’attuale esame è di tipo puramente formale e non riguarda il contenuto: si tratta di verificare per esempio che titolo, testo e comitato d’iniziativa figurino sui moduli per la raccolta delle firme. A valutazione conclusa, l’iniziativa è pubblicata sul Foglio federale. «L’esame materiale di una iniziativa avviene soltanto quando i promotori hanno raccolto le 100.000 firme» necessarie ed è compito del parlamento dichiarare la ricevibilità o meno del testo.

Una delle critiche alla pena di morte riguarda la natura vendicativa di questa punizione.
Significativo che questa iniziativa popolare non nasca da un gruppo politico ma da «amici o famigliari di una vittima» e che sia limitata a delitti sessuali, emotivamente più carichi di altri crimini.
Non so poi come considerare la precisazione sull’esecuzione entro tre mesi dalla condanna definitiva: un garanzia per evitare la sofferenza psicologica del condannato, costretto ad aspettare un tempo indefinito e angosciante nel braccio della morte, oppure un sistema per evitare che la pena rimanga sulla carta?

Vedremo se il parlamento accoglierà l’iniziativa.

Se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma

Due parole sul divieto di edificazione di minareti in territorio elvetico.

Con la votazione popolare del 29 novembre i cittadini svizzeri hanno deciso di aggiungere il seguente capoverso all’articolo 72 della costituzione federale:

L’edificazione di minareti è vietata.

L’articolo 72 riguarda i rapporti tra chiesa e stato. Evidentemente neppure i promotori del referendum credono davvero che «i minareti non [abbiano] nulla a che vedere con la religione»1, altrimenti avrebbero proposto di modificare l’articolo 75 (sulla pianificazione del territorio) o, al limite, l’articolo 57 (sulla sicurezza del paese e la protezione della popolazione). Continua a leggere “Se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma”

  1. Queste e le successive citazioni sono tratte dal materiale informativo che il Consiglio federale recapita a tutti i cittadini prima di un referendum. []

Curiosità costituzionali

Curiosa la storia recente dell’articolo 72 della costituzione federale svizzera.
Iniziamo dai primi due capoversi:

1. Il disciplinamento dei rapporti tra Chiesa e Stato compete ai Cantoni.
2. Nell’ambito delle loro competenze, la Confederazione e i Cantoni possono prendere provvedimenti per preservare la pace pubblica fra gli aderenti alle diverse comunità religiose.

Fino al 2001 l’articolo aveva un terzo capoverso:1

3. L’istituzione di diocesi sottostà all’approvazione della Confederazione.

Si sa, meglio non fidarsi dei cattolici.

Per circa otto anni l’articolo 72 è rimasto di soli due capoversi. Con la votazione popolare di ieri, 29 novembre 2009, si è tornati a tre capoversi:2

3. L’edificazione di minareti è vietata.

Si sa, meglio non fidarsi dei musulmani.

  1. L’articolo è stato abrogato nella votazione popolare del 10 giugno 2001. []
  2. Può un articolo sulla religione non essere uno e trino? []

Demarketing

Se il marketing si occupa degli incrementi dei consumi, il demarketing si occupa, al contrario, del loro contenimento: fare demarketing significa scoraggiare l’acquisto di un determinato prodotto.

L’obiettivo è sempre lo stesso: aumentare i profitti. Il demarketing cerca di raggiungere questo obiettivo seguendo altre strade: scoraggiare le vendite di un prodotto significa, ad esempio, puntare sulla qualità (della merce, ma anche dei clienti) invece che sulla quantità, oppure favorire le vendite di un altro prodotto più redditizio, eccetera.

Un ottimo esempio di marketing e demarketing viene dalla Svizzera.

Marketing

Come vendere la Svizzera ai ricchi turisti occidentali?
Con un bello slogan, tanto per cominciare: «Svizzera. Semplicemente naturale».

Poi serve una bella idea. Ad esempio un concorso sugli avvenenti maestri di sci:

Scopri le mille meraviglie naturali della Svizzera. Come i paesaggi invernali stupendamente innevati. O le imponenti vette delle montagne. Oppure i nostri attraenti maestri di sci che trascorreranno volentieri una giornata sulla neve insieme a te. Qui scopri dove e come puoi incontrarli.

Demarketing

Come non vendere la Svizzera, ad esempio, a quei pezzenti dei nigeriani?
Ci vuole uno slogan efficace e comprensibile: «leaving is not always living» (in italiano: «partire non sempre significa vivere»). E uno spot, da trasmettere durante la partita di calcio Svizzera – Nigeria:

Conclusioni

Il demarketing funziona: dopo aver visto lo spot la mia opinione della Svizzera è cambiata, in peggio.
Tuttavia, temo di non rappresentare il target di questa campagna pubblicitaria voluta, è bene tenerlo presente, dall’Ufficio federale della migrazione.