Sensati dubbi

Dario Bressanini racconta la curiosa storia della sindrome da ristorante cinese, i cui sintomi sono «un fastidioso mal di testa, debolezza, asma, palpitazioni, rossore in viso».
Il responsabile di tutto ciò sarebbe il glutammato di sodio, i cui effetti, secondo alcuni siti che Bressanini non esita a definire web-spazzatura, comprendono anche il morbo di Alzheimer, quello di Parkinson e l’autismo.
Nulla di vero, ovviamente: per i dettagli rimando all’articolo, qui basta ricordare che il parmigiano contiene del glutammato libero e che questa sostanza viene naturalmente prodotta e metabolizzata dal nostro corpo. Continua a leggere “Sensati dubbi”

Dimenticare lo stato

Giuliano Ferrara ha deciso di proporre una moratoria per l’aborto:

Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all’Onu da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi […].

Il discorso di Ferrara si basa quasi integralmente sul parallelismo tra la pena di morte e quella che, riprendendo una proposta simile, potremmo chiamare pena di aborto. Una analogia che sembra presentare più di un problema. Continua a leggere “Dimenticare lo stato”

Attenzione: filosofi in libertà

Primo antefatto

Leggo una affermazione filosoficamente interessante e, per certi versi, inoppugnabile:

La parola era prima dell’uomo: la parola ha concepito l’uomo, gli ha dato un nome e una figura.
Tentiamo di capire come dalla parola è disceso l’uomo, poiché non ci sarà mai dato di capire come dall’uomo sia discesa la parola.

Giuseppe Sermonti, Il tao della biologia, Lindau, 2007, p. 44

Se non fosse per il paragone, filosoficamente discutibile e pure un po’ rozzo, tra “uomo” e “parola”, sottoscriverei questa affermazione.
Prima della parola che lo nominasse, l’uomo non c’era, non poteva esserci. Il passaggio dalla non parola alla parola, dal non linguistico al linguistico, è inesprimibile, perché appunto la parola non può dire ciò che viene prima di essa. Non che il passaggio inverso sia più semplice, come al contrario sembra suggerire la frase citata.
Questa frase, però, non si trova in un saggio filosofico: la si può leggere in un libro che l’editore definisce “condito da una notevole veste scientifica”. Continua a leggere “Attenzione: filosofi in libertà”

Piacevoli inganni

Raser Sind So sexyGuidando per le autostrade tedesche, è possibile imbattersi in alcuni cartelloni pubblicitari il cui significato, anche ignorando la lingua di Goethe, è abbastanza chiaro:

Raser Sind So sexy.

Raser Sind So cool.

Raser Haben So viel grips.

Ai non tedeschi, almeno a quelli ignoranti come me, i volti sono perlopiù sconosciuti, ma una breve ricerca con google porta al sito della Deutscher Verkehrssicherheitsrat, dove si scopre che i tre cavalieri della sicurezza stradale sono Philipp Lahm, calciatore, Sarah Kuttner, giornalista televisiva, e Collien Fernandes, modella e presentatrice.

Il messaggio è chiaro, e richiama un analogo spot australiano: chi corre ce l’ha piccolo, non è sexy, non è un figo, e se a dirlo è il calciatore che ha segnato il primo gol ai mondiali o una affascinante modella, sarà vero.
Raser Sind So cool Ma in realtà non lo è: dubito fortemente che esista una relazione tra velocità dell’automobile e virilità del conducente. Invece di dire la verità sui pericoli della velocità, i tedeschi e gli australiani preferiscono mentire o, comunque, puntare su temi come la disapprovazione sociale. Continua a leggere “Piacevoli inganni”

Punizioni responsabili

Coscienza inutile

Giovanni Jervis, nel suo Pensare dritto, pensare storto. Introduzione alle illusioni sociali (Bollati Boringhieri, 2007), insieme ad una pungente critica agli umanisti in generale, e ai filosofi in particolare, che fanno ricerca comodamente seduti in poltrona, sostiene che il ruolo della coscienza sia ampiamente sopravvalutato.

Due semplici esempi, che sono ovviamente esperimenti psicologici, e non libere riflessioni da filosofo: l’ascolto dicotico e le ricerche di Benjamin Libet (recentemente scomparso) sul potenziale di preparazione.
Negli esperimenti sull’ascolto dicotico, attraverso delle cuffie, il soggetto ascolta due messaggi diversi ai due orecchi, dirigendo l’attenzione unicamente a uno dei due orecchi. Il messaggio che arriva all’altro orecchio viene ignorato, eppure il soggetto tiene conto di eventuali istruzioni in esso presenti.
Le ricerche di Benjamin Libet, invece, mostrano come il cervello si prepari a compiere una azione prima che nel soggetto sorga l’intenzione di effettuare questa azione.

La coscienza potrebbe (potrebbe) essere semplicemente un epifenomeno irrilevante.
Secondo alcuni, questo fatto avrebbe gravi conseguenze etiche e sociali. Continua a leggere “Punizioni responsabili”

Autodeterminazione limitata

La prassi sociale (di cui la medicina è forma eminente di tutela del bene della persona e della comunità) e il diritto – in particolare quello costituzionale – non riconoscono agli atti di lesione o distruzione della propria vita lo statuto di “autodeterminazione” della persona da tutelare e promuovere civilmente e legalmente.

Roberto Colombo, Ma la volontà autolesiva cosa c’entra con il medico?, “Avvenire”, 25 luglio 2007

Penso che Colombo si riferisca alle ultime parole dell’articolo 32 della costituzione:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Le “disposizioni di legge” possono obbligare una persona a un determinato trattamento sanitario (il TSO, trattamento sanitario obbligatorio, ma anche le vaccinazioni obbligatorie), ma mai senza violare i «i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Per Colombo gli atti di lesione e distruzione della propria vita violerebbero questi limiti, e pertanto è giusto che la comunità (e la Repubblica con apposite leggi) proibisca simili atti. Continua a leggere “Autodeterminazione limitata”

Abuso dello stato di necessità

Primo caso

Supponiamo che Gino riceva in eredità dai propri genitori una casa.
La casa è molto grande. Diciamo che è una vera e propria villa con tanto di ampio giardino.

Per tenere pulita la villa, Gino è costretto a rivolgersi a una ditta di pulizie. Per il giardino, che ha le dimensioni di un piccolo parco, deve pagare un giardiniere. Nei mesi invernali le spese di riscaldamento sono molto alte.
I genitori di Gino erano ricchi: il padre era direttore di una banca, la madre avvocatessa. Gino, purtroppo, non ha voluto studiare economia o giurisprudenza: è diventato un artista, e dipinge quadri. Le sue opere sono pregevoli, ma il loro valore di mercato non è elevato, anzi: è proprio basso.

Gino non può mantenere la villa lasciata in eredità dai genitori. È costretto, a malincuore, a venderla, ad abbandonare la casa nella quale è cresciuto.
Con il ricavato della vendita acquista un grande appartamento in centro, deposita in banca i soldi avanzati e si dedica tutta la vita alla pittura. Continua a leggere “Abuso dello stato di necessità”

Concludentemente dimostrato

Il simpatico Simplicio, verso la fine della prima giornata di discussioni con Salviati e Sagredo (Galileo Galilei, Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze):

Io resto interamente appagato: e mi credano certo che se io avessi a ricominciare i miei studii, vorrei seguire il consiglio di Platone e cominciarmi dalle matematiche, le quali veggo che procedono molto scrupolosamente, né vogliono ammetter per sicuro fuor che quello che concludentemente dimostrano.

Per Simplicio le matematiche sono scrupolose e ammettono per sicuro solo quello che dimostrano. Continua a leggere “Concludentemente dimostrato”

Tecnologia verde, tecnologia grigia

Freeman Dyson ha scritto un bell’articolo per la New York Review of Books: Our Bioetech Future.

Cercando di riassumere in poche righe un articolo di una decina di pagine, Dyson propone una analisi delle tanto temute biotecnologie basandosi su un confronto con le altre tecnologie, ad esempio l’informatica.
La paura di HAL9000, il computer impazzito di 2001: Odissea nello spazio, viene superata quando i computer hanno cessato di essere presenti nei laboratori e nelle sedi delle grosse aziende e sono finalmente entrati nelle nostre case.
Similmente, Dyson prevede che parte dell’attuale diffidenza verso le biotecnologie finirà quando esse entreranno nelle nostre case permettendoci, ad esempio, di “disegnare” piante e animali in base alle nostre esigenze. Continua a leggere “Tecnologia verde, tecnologia grigia”

La scommessa climatica

Attenzione scienziatoÈ curioso come le questioni scientifiche, ossia quei problemi che riguardano alcuni scienziati, gli esperti di quella disciplina lì e non di altre, e che vengono dibattuti, anche ferocemente, a suon di teorie, modelli, esperimenti, simulazioni e calcoli, simili problemi, dicevo, è curioso che abbiano declinazioni politiche e sociali.
Non è curiosa la declinazione in sé, elemento fondamentale in una democrazia: lo scienziato non vive in un limbo isolato e per poter fare ricerca deve battere cassa e chiedere fondi, ed è ovvio che chi allenta i cordoni della borsa lo faccia dopo aver valutato cosa finanzia. La cosa curiosa non è dunque che la società si occupi di scienza e valuti l’opportunità sociale ed economica di condurre certe ricerche invece di altre: la cosa curiosa è che i risultati delle ricerche vengano valutati in base a questioni politiche e sociali.

Qualcuno lo definirebbe un atteggiamento postmoderno e relativista: “non esistono fatti ma solo interpretazioni”, e quindi interpretiamo liberamente come ci pare, lasciando da parte i fatti, ridimensionandoli al livello di opinioni. Continua a leggere “La scommessa climatica”