Berlicche ci regala un curioso argomento contro il darwinismo, La sindrome di Darwin:
Credo di averne già parlato: a me piace progettare mondi.
Chiamatela la sindrome di Darwin. Osservare come i sistemi si evolvono, come le creature in essi contenute vivano…
[…] Allora ero un darwinista convinto. Avevo anche realizzato una mappa delle isole Galapagos a china.
Crescevo. La teoria matematica dei giochi era una lettura affascinante. E poi era arrivato il computer.Quello che fino ad ora avevo faticosamente imbastito con carta e fantasia poteva diventare una realtà virtuale.
[…] Se volevo una nuova opzione, questa non poteva uscire spontaneamente da quelle che già c’erano per aggregazione, mutazione o altro mezzo. La dovevo programmare, introdurre io. Se non scrivevo il codice per realizzare un fiore, il mio vegetale informatico non ne avrebbe mai avuto uno.
E se questo valeva per una pianta virtuale, cosa dire allora dell’infinitamente più complesso mondo reale?Non c’è riuscito nessuno. Nessuno ha mai scritto un programma che realmente si evolva, che si faccia crescere pinne, poi gambe, occhi, mani, cervello partendo dal nulla. Neanche lontanamente. Se si vuole che qualcosa ci sia, quel qualcosa il creatore ce lo deve mettere dentro, deve scriverlo, intesserlo nell’essere.
Il giorno che ho realmente capito cosa ciò volesse dire, ho smesso di essere un darwinista.
Ricapitolando: Darwin era una sorta di demiurgo che progettava nuovi mondi; siccome in questi progetti, o simulazioni, non c’è possibilità che nascano nuove opzioni dal nulla, è impossibile che l’evoluzionismo neodarwiniano sia corretto. Continua a leggere “La sindrome di Dio”