Sempre a proposito di nuovo coronavirus e metafore, c’è un particolare che mi colpisce – e questo, ne sono sicuro, interesserà solo me e qualche altro maniaco del tema. Intendo la questione del picco, della necessità di abbassare la curva (dei contagi/ricoveri) eccetera.
Si tratta di un esempio di quelle che Lakoff e Johnson chiamano “metafore di orientamento”:
[Queste metafore] hanno a che vedere con l’orientamento spaziale: su-giù, dentro-fuori, davanti-dietro, profondo-superficiale, centrale-periferico. Questi orientamenti spaziali derivano dalla costituzione stessa del nostro corpo e dal suo funzionamento nell’ambiente fisico che ci circonda. Le metafore di orientamento danno al concetto un orientamento spaziale: ad esempio, contento è su. Il fatto che il concetto contenuto sia orientato nella direzione su, determina espressioni come “Oggi mi sento su di morale”.
George Lakoff e Mark Johnson, Metafora e vita quotidiana, Bompiani 2005, p.33
Restando sulla coppia su-giù, in generale le cose buone e favorevoli sono in alto, quelle cattive e dannose in basso: si cade ammalati, si è all’apice della carriera, si scala la gerarchia sociale (o si decade), si commettono bassezze e così via.
Data questa premessa, il limite di contagiati, ricoverati e morti per Covid-19 più che il picco dovrebbe essere il fondo: abbiamo raggiunto il peggio, adesso la situazione (si spera) migliorerà.
Non è così perché evidentemente prevale un altro aspetto dell’orientamento alto-basso: su è più e giù e meno (legato, sempre secondo Lakoff e Johnson, all’esperienza di impilare oggetti). Del resto altre cose negative – ad esempio i debiti o la disoccupazione – salgono e scendono, anche se mi pare di ricordare una minore propensione alle metafore di orientamento: sarebbe insomma più facile un aumento o una diminuzione della disoccupazione rispetto a una crescita o a un calo.
Chissà se anche i casi di Covid-19 caleranno o diminuiranno.