Apprendo da Giowind l’esistenza della Moratoria Internazionale per l’abolizione della pena di aborto.
I promotori la descrivono come “provocazione culturale”, non è pertanto chiaro quanto seria sia la proposta, comunque si parte dall’idea che l’embrione è un essere umano e pertanto l’aborto, ogni aborto, è l’uccisione di una persona: un omicidio che va proibito, ovviamente «senza colpevolizzare quelle mamme che sono state indotte con l’inganno ad una scelta tanto terribile».
L’idea di base è secondo me completamente errata, ma assumiamo, per ipotesi, che appena i due gameti si fondono nasca una nuova persona.
Giustamente, occorre proibire l’interruzione volontaria della gravidanza. Anche così rimane il problema dell’aborto spontaneo.
È innanzitutto un problema medico: ogni anno un numero incredibilmente alto di persone muore perché la medicina non è in grado di salvare loro la vita.
Non sono un esperto di medicina, ma penso che l’unico modo di salvare loro la vita sia identificare il più precocemente possibile le gravidanze a rischio e ricorrere all’utero artificiale. Sarà contro natura, ma lo è anche un pacemaker: penso che sia giusto finanziare questo tipo di ricerche.
Vi è anche un problema legale: l’aborto sarà anche spontaneo, ma nulla accade per caso.
La legge già si occupa dei genitori scriteriati che abbandonano il proprio bambino, similmente dovrà avvenire per le madri di bambini non ancora nate. Quando c’è una concreta possibilità che sia un corso una gravidanza, per quanto precoce essa possa essere, la donna deve occuparsi del bambino, e la legge deve punire le madri che conducono stili di vita che potrebbero mettere in pericolo la vita intrauterina del bambino.
Sarebbe anche bene proibire i rapporti sessuali non protetti alle donne non più giovani: come si legge su Wikipedia, «in women, by the age of forty-five, 75% of pregnancies may end in miscarriage» («all’età di quarantacinque anni, il 75% delle gravidanze può finire con un aborto spontaneo»).
Attendo proposte di legge che vadano in questa direzione: se non si fa qualcosa, milioni di persone continueranno a morire ogni anno.
Anche tu hai un presupposto errato e lo metti nelle nostre intenzioni.
Noi siami coscienti che non possiamo impedire la morte naturale delle persone, per questo siamo anche contrari all’accanimento terapeutico. Siamo coscienti che si debba fare il possibile, tutto il possibile e solo il possibile.
Possiamo però evitare che si procuri volontariamente la morte di un essere umano innocente, e soprattutto lo si faccia diventare una routine, in alcuni casi come bere un bicchier d’acqua…
Se non è un essere umano dal primo istante quando lo diventa?
Filosoficamente le stesse categorie per cui io sono persona si possono applicare all’embrione, senza salti dogmatici.
Inoltre in morale la responsabilità degli atti, si ha per quegli atti che sono coscienti e volontari. Se siamo moralmente responsabili dell’aborto procurato (fatto con avvertenza e consenso), non lo siamo per qualcosa che non dipende da noi.
Il conseguenzialismo come teoria etica ha molti difetti, ma è argomento di questo commento smantellarlo.
Quello che trenta anni fa era accanimento terapeutico, oggi, grazie ai progressi della medicina, non lo è più. Vale la pena tentare, ossia investire in ricerca, anche per gli aborti spontanei, no?
Ma l’aborto spontaneo può dipendere da noi: possiamo fare qualcosa per impedirlo o almeno ridurlo.
Abbi pazienza: smantellare il conseguenzialimo in mille battute spazi inclusi? 😉
Io comunque non ho detto “Dall’assunto X discende Y, Y è male quindi X è sbagliato”. Se proprio vogliamo un riassunto schematico del senso di questo articolo, eccolo: “Voi sostenete X, da X mi sembra che discenda Y, come mai non sostenete Y?”
E se lo diventasse _prima_ del “primo istante”?
Prima del primo istante, in teoria, non c’è nulla…
La bioetica cattolica, se non erro, colloca questo primo istante straordinariamente presto: esprimendosi alla buona, appena lo spermatozoo entra nell’ovulo, prima ancora che i due dna si uniscano. Prima di così… 😉
Era una provocazione. Si da’ per scontato (alcuni danno per scontato) che il primo istante sia quello che descrivi, mai qualche momento dopo.
Perche’ non spostiamo il primo istante un po’ prima. Nella fase di avvicinamento dello spermatozoo o ancora prima fino all’idea dell’unione. Visto che tutto rientra nella volonta’ di dio…? (Sulla quale non dobbiamo interferire con interruzioni varie)
Poi usiamo il non_teorema che si possano fare “salti non dogmatici” e… vediamo un po’ dove ci porta la discussione. 😉
L’avevo immaginato… è che ultimamente mi piace dare retta alle provocazioni. 😉
La proposta della fase di avvicinamento è carina, ma anche ammettendo di avere un individuo in due luoghi (un po’ nell’ovulo e un po’ nello spermatozoo), c’è poco che si possa fare per tutelare questo individuo, dal momento che solo Dio saprebbe quale spermatozoo e quale ovulo andranno a formare l’individuo!
La proposta mi pare assurda e presupporrebbe una registrazione di ogni feto, la militarizzazione di ogni gravidanza e la domanda aperta: “Se si registra ogni feto, lo si equipara in parte ad un cittadino. Perché dovrebbe essere un cittadino qualcuno che per forza di cose non ha legami concreti con altre persone, se non quello particolarissimo con la madre?”
Infatti, se si devono impedire le uccisioni volontarie, nei limite del possibile, bisogna, nei limiti del possibile, prevenire quell’atto.
Un’anagrafe delle gravidanze- nei limiti del possibile- sarebbe indispensabile.
Se si ammette invece che ciò non solo è difficile, ma sarebbe intrusivo per la madre si ammette che alcuni atti, pur essendo in sé un male, non ammettono di essere sanzionati e regolamentati nei dettagli.
E allora, appunto per quei limiti del possibile, addio proposta di legge…
Non c’entra molto, qui, la distinzione tra legge e morale, ma la distinzione( del tutto anticonsequenzialista! ) tra validità di un principio e la sua applicabilità effettiva.
bye! 🙂
Oggi sembra di si, ma non e’ detta l’ultima parola 🙂 ma… se sapessimo anche noi come dovremmo comportarci?
avro’ piacere di leggere anche il punto di vista di giowind.
Per evitare la “morte” dell’embrione, la soluzione migliore è non concepire. Solo in questo modo si può rispettare il principio nella sua totalità. Più facile di così…
Marcoz: L’astinenza è facile solo a parole (purtroppo? per fortuna?)
eno: siamo tra filosofi, amanti di discorsi generali eccetera. Però una occhiata all’attualità non guasta: Regina McKnight è stata accusata di omicidio per aver avuto un figlio nato morto (durante la gravidanza aveva fumato del Crack).
alephzero: Anche io aspetto un nuovo commento di giowind.
In effetti potrà sembrare buffo, ma dietro le parole e le filosofie ci sono carne e sangue. Mia moglie, quando sa che potrebbe essere incinta, usa prudenza in cosa mancia e nelle medicine; e quando lo è stata, come qualsiasi madre che tiene al proprio figlio certe cose le faceva e certe no. Perchè è una finzione che una madre non sappia che quello al suo interno è una persona, un uomo-che-sarà.
Ora, faccio notare che in qualche modo una gravidanza ha già un effetto per lo Stato, è in qualche maniera registrata: ai fini del congedo di maternità, ad esempio.
La storia del “cittadino” (Eno, #8) implica che una persona ha diritti solo in quanto cittadino. Allora , perchè le leggi a protezione degli animali? Se io vivo recluso e non ho rapporti con nessuno, posso essere ucciso senza conseguenze?
Ma stiamo andando oltre. Il caso di cui si parlava era omicidio premeditato, non colposo.
Berlicche,
scusa ma hai preso platealmente fischi per fiaschi.
Io non ho mai detto che chi non ha rapporti con nessuno non è una persona né che chi non è un cittadino non ha tutele.
Le tutele ce le hanno anche gli animali, certo, ma non diritti( se non nel lignuaggio giornalistico o di Peter Singer ) e di tipo radicalmente diverso da quelle garantite ad un uomo.
Per dire, anche un parco naturale è tutelato.
E che c’entra?
E un embrione, che non è un “nulla” né un parco né un cane, come appunto riconosciuto implicatamente dalla 194, tutele le ha.
Non per questo è equiparato ad cittadino: non è registrato su un’anagrafe, non può possedere, non ha diritto di voto, non ha diritto di parola… inutile specificare il perché: NON AVREBBE ALCUN SENSO NE’ EFFETTO.
E non dirmi che con ‘sta “storia” allora si apre la porta al togliere diritti ai malati terminali o ai malati di mente. Un malato è malato, cioè in una condizione innaturale, ed è compito nostro farlo guarire e permettergli di avere di nuovo le facoltà per servirsi dei suoi diritti.
Un nascituro è un nascituro, ed è doveroso permettergli di nascere per acquisire quelle facoltà che naturalmente e per principio non aveva- e non ha senso dare diritti a chi per principio non può fruirne.
Un embrione esiste, ed è una persona, non una cosa: gli posso lasciare qualcosa in testamento, anche se erediterà alla nascità.
Le persone, stesso valore, ma diverse situazioni e diverse tutele: mi sembra ovvio.
O forse tu confondi “diritti” con “valore” o “dignità”, e dici che non avere diritti equivale ( oltre a esser privo, non si sa per quale doppio salto carpiato, di tutele ) a non avere valore come persona?
Hai un retropensiero assai giuspositivista, Berlicche…
I diritti sono questione giuridica, una tutela che ha senso riconoscere( non ATTRIBUIRE D’ARBITRIO ) a membri della società.
Un embrione non lo è, perché le sue uniche relazioni effettive sono con la madre e dunque non è socius di nessuna societas. Ciò non toglie che vive dentro una società e che la sua esistenza non è indifferente agli altri, in primis alla madre e poi allo stato e alla società.
( Infatti all’amica incita vado a fare visita, compero loro qualche vestitino per il pargolo, sento con la mano che scalcia e lo saluto andandomene… )
Poi, volendo possiamo anche parlare di “sacrosanto diritto alla vita”, ma è un principio talmente fondamentale e pregiuridico che non lo consideravo parlando dei diritti.
Poi scrivi:
Cioè, secondo quanto spieghi dopo, implicherebbe che un uomo ha diritti solo per concessione e arbitrio dello stato, o solo perché lo sguardo dell’altro mi legittima… MA PERCHE’ MAI DOVREBBE IMPLICARLO?
C’è un uso sbarazzino di premesse e conclusioni.
Ma conosci la differenza tra riconoscere e dichiarare?
Il primo è dare valore istituzionale a qualcosa che già esiste, come la proprietà o l’esser parte integrante della comunità: così abbiamo diritto alla proprietà e la cittadinanza. Il secondo è attribuire uno status solo in forza della propria autorità.
Ora, visto che è i diritti sono oggetti giuridici che esistono solo all’interno dell’istituzione “Stato”, è chiaro che niente Stato, niente diritti. Te ne stupivi?
Ma se ci sono persone da tutelare con diritti e lo Stato non si muove, lo Stato ha torto.
Quanto alla possibilità di essere uccisi se non ci sono leggi e se nessuno ci vede, di nuovo ti ricordo che legge e morale sono distinte: anche senza tutela della proprietà privata e senza leggi sull’omicidio, togliere di mano qualcosa è furto e uccidere un inerme senza ragione è omicidio.
Ma forse, visto il tuo giuspositivismo di cui sopra, dissentirai su queste conclusioni.
saluti, eno
Ps: Il congedo di maternità registra appunto la singola maternità, non il nascituro, che potrebbe essere singolo come 3 o 4 gemelli.
E non si dà un nome alla maternità né ai figli che nasceranno, ma tutto viene fatto in nome della madre.
Dopo eno, ho poco da aggiungere al commento di Berlicche.
Retorica a parte, non capisco perché dovrebbe suonarci (o suonarmi) buffo il riferimento alla situazione concreta. Mi sembrano più lontani dalla realtà quelli che scrivono di “mamme che sono state indotte con l’inganno”.
La condotta tua e di tua moglie mi una buona condotta, ma il mio giudizio, e la mia riprovazione, hanno poco a che fare con la legge.
xEno: nel mio commento mi riferivo alle tue esatte parole:
Se ho dedotto male il tuo pensiero, cioè che solo chi ha legami concreti possa essere un cittadino e quindi, sempre secondo il tuo pensiero, possa godere di diritti, me ne scuso. Così mi sembravano dire le tue parole.
Se mi dici
però ti chiedo:
se è essere registrato all’anagrafe che fa un cittadino, e stiamo parlano di adeguare leggi, cosa ci sarebbe di tanto scandaloso? Perchè non potrebbe possedere? Un neonato non può forse possedere? Perchè non ha diritto di parola? Perchè non può parlare? Allora anche un muto, un neonato, una persona in coma. Perchè non ha diritto di voto? I minori di 18 anni non sono cittadini? Non hanno diritti?
Se si ammette che gli embrioni sono persone, allora possiamo renderci conto che ci sono tutta una serie di consuetudini, nate quando la mortalità infantile era molto più alta, che nel mondo di oggi hanno molto meno senso di esistere.
Avevano senso perchè il feto era un essere precario; nel mondo d’oggi la nascita – fatto salvo intervento esterno – è più sicura che non l’essere cittadino di certi stati africani.
Non confondo affatto diritti con valore o dignità: so esattamente quello che dico.
E poi lo ammetti anche tu, che un feto di relazioni ne ha. E probabilmente ne ha più di certe persone che conosco.
Nei paesi, ben prima dell’anagrafe, si sa quando una ragazza è incinta. Se non si arriverà all’anagrafe, sarà perchè in questo modo è possibile fingere che abbiamo sui bambini non nati diritti di vita e di morte.
Se ho parlato di carne e sangue è perchè mi sembra che spesso si parli di queste cose con il distacco degli spettatori di uno spettacolo di gladiatori, indifferente alla sorte di chi combatte nell’arena. Carne e sangue, appunto.
Lascio diritto di replica a eno e cambio argomento, ritornando al tema del post: saresti d’accordo, Berlicche, di cercare di salvare tutti gli embrioni e i feti abortiti naturalmente? E di costringere per legge le donne, durante la gravidanza, a tenere un comportamento adeguato al loro stato?
Solo questo chiedo, e prendila come una domanda non retorica.
Non ho titoli per entrare in una discussione filosofica, e tuttavia lancio una proposta:
sono un evoluzionista, credo che la storia giustifichi le cose (e le persone). Quindi, trovo che il requisito di un uomo sia la sua storia; un embrione non l’ha.
Provo a prevenire un’obiezione: neanche un neonato, o un feto di 7 mesi, hanno una storia. Credo di no: la madre e i suoi amici (come Eno) pensano al nome, ai vestiti, ed anche ad avere rapporti con il nascituro. La storia è già iniziata, anche se è solo passiva.
Questo è il mio primo intervento, quindi approfitto per complimentarmi con Ivo Silvestro.
ant: i titoli valgono poco, in questo caso, quindi ben venga la tua osservazione (e i complimenti, ovviamente 😉 )
Il discorso sulla storia della persona è interessante.
Però la storia potrebbe iniziare ben prima del concepimento: è il caso dei figli a lungo ricercati. Mi chiedo inoltre come applicare il discorso della storia personale agli anziani, che hanno indubbiamente più storia di un neonato ma anche di un giovane: un settantenne è più persona di un diciottenne? (Probabilmente quest’ultima obiezione cade nel vuoto, perché sembra contare solo l’esistenza di una storia personale, non la sua lunghezza).
Sul neonato e la sua storia, accenno (e accenno soltanto, perché è un altro discorso che non vorrei aprire qui) al problema dell’eutanasia infantile: cosa è lecito fare con un un neonato con gravi (e dolorose) malformazioni che, aldilà di ogni ragionevole dubbio, ne precludano la sopravvivenza per più di qualche giorno?
( Merci Ivo, non abuserò- troppo 😛 – dello spazio. )
Berlicche, rileggendomi- scusa se ho ecceduto in tono piccato.
La ragione per cui è insensato, per dire, dare proprietà a un nascituro è che… non può essere in possesso di nulla!
Io sono in possesso della mia penna, la tengo nel taschino, la maneggio, la metto nel cassetto. Possiedo i miei vestiti e infatti li indosso, li appendo…
E così via.
Per di più sono miei, mia proprietà ma se lasciassi liberamente i miei vestiti in possesso ad un altro, dopo un paio d’anni avrei difficoltà a rivendicarne la proprietà: sono suoi ormai.
L’essenziale per possedere è poter godere dei beni e disporne per i vari scopi della mia vita.
Un feto non può fare nulla del genere: tutto ciò che gli serve glielo dà la madre, che è tutto ciò che è suo, tutto il suo mondo, ma va da sé: non è un suo “possesso” né proprietà.
Cioè, generalizzando, non serve a nulla dare un diritto a qualcuno che per principio non ha la facoltà di servirsene, perché il diritto serve proprio a tutelare una facoltà che si ha o si dovrebbe avere…
Il muto, l’ho già detto, dovrebbe poter parlare e probabilmente cercherà di curarsi: la malattia non gli fa svanire il diritto di parola, così come non svanisce durante il sonno.
( Io non conto: parlo molto dormendo… 😛 )
L’embrione però non è malato: sta bene così com’è, e non parla, non socializza, non possiede, non vota…
Lo farà, ma, poiché l’uomo è anche un essere biologico con un suo naturale sviluppo, non ora.
Io dico che un diritto regola fatti e aspettative attuali e reali. Tu, se capisco, hai una visione estemamente realista: una persona ha un diritto, anche se per ora non se ne fa nulla.
Ora, capisco parlare di diritto di riunione anche per un agorafobico e di parola per un muto, ma sulla tua linea
dovremmo parlare di diritti di privacy anche per tribù dove non c’è (ancora) distinzione tra vita pubblica e vita privata, o di tutela dell’antico concetto di “onore della famiglia” anche dove questo è sparito da secoli…
E’ una scena un po’ buffa vedere questo garante della privacy nella giungla, no?
Certo che potremmo mutare la legge, se serve!
Quando si parla di questioni nuove come la bioetica, non ha senso appellarsi ad un attuale stato della legge o perfino alla costituzione.
Ma per quello che proponi, dare quei diritti sarebbe come proclamare senatore il cavallo di Caligola: del tutto contrario alla realtà dei fatti ed inutile.
Non è una questione di antiche e inattuali consuetudini.
Serve piuttosto ed è utile mutare la legge se il suo senso è stravolto dall’uso che se ne fa.
Per esempio, alcune persone usano l’aborto come anticoncezionale: senza strumentalizzare, ma bisogna tenerne conto.
Quanto al concretezza della questione, non la perdo affatto di vista.
Ma qui non siamo davanti ad un’amica che non sa come tenere un figlio, o un abortista che terrorizza una ragazza incinta con l'”autodeterminazione”, o Carlo Casini che stragigioneggia di nazismo ed aborto, o un’extracomunitaria che usa ripetuti aborti perché anticoncezionali: niente e il marito ha strane pretese di possesso su di lei, o a gruppi politici che strumentalizzano la questione per la “lotta di classe” o il “liberalismo libertario”…
In quei casi, credimi, non parleremmo di nulla di “astratto”, come dici tu. Neanche là parlare sarebbe secondario, ma sarebbe un consigliare, infuriarsi, prender posizione, fare coraggio…
Qui invece stiamo discutendo, che è altra cosa e non ostacola minimamente la percezione della realtà.
bye, Eno
Faccio notare che prima dello sviluppo del cervello il feto è clinicamente morto, in quanto privo di attività cerebrale. Quindi non è neppure propriamente vivo, per gli standard medici. Altrimenti dovremmo considerare vivi anche esseri morti a livello cerebrale e incapaci di qualunque attività che distingue l’uomo da una pianta di radicchio.
@Erasmo: La definizione di morte clinica è anch’essa molto controversa, e quindi non risolve certo il problema.