Technorati è un motore di ricerca rivolto principalmente al mondo dei blog, ed è un servizio utilissimo per comprendere gli umori della famosa blogosfera, questo bellissimo concetto che ricorda un po’ lo Zeitgeist di Hegel e un po’ il pettegolezzo.
Se si prova a cercare trenitalia tra i blog italiani, sarà inspiegabilmente difficile, se non impossibile, trovare commenti positivi.
Eppure una lode a trenitalia occorre farla: sono dei geni del marketing.
Nelle principali stazioni ferroviarie d’Italia è presente un eccezionale opuscolo intitolato “Da oggi puoi scegliere il biglietto in cui ti riconosci di più“. Sotto la scritta trionfa l’immagine di una sorridente ragazza che sceglie un cappellino.
L’idea di trenitalia è che il biglietto è parte di noi stessi e deve rispecchiarci, adattarsi al nostro essere, armonizzarsi con il possessore. E io che, ingenuamente, lo consideravo un semplice documento di viaggio.
Da uno slogan così, uno si aspetta che il biglietto sarà presto disponibile in vari colori e in vari materiali: grigia carta plastificata per i manager, carta porosa color pastello per le ragazze, rossa per chi ha votato Prodi, azzurra per chi ha votato Berlusconi e così via. La forma, invece, potrebbe riferirsi alla destinazione: il biglietto per Venezia a forma di Ponte di Rialto, per Roma a forma di statua equestre di Marcaurelio eccetera.
Poi si inizia a leggere il volantino e si rimane un po’ delusi: niente biglietti rosa a forma del Duomo di Milano! Le varianti sono solo commerciali, e sono solo tre: standard, socio e flexi. Come dire che gli uomini, per trenitalia, sono o normali, o socievoli oppure flessibili: altre possibilità non vi sono. Se vi sentite, per dire, ottimisti, niente da fare: avete sbagliato tutto nella vita, dovete adattarvi alle somme categorie antropologiche di trenitalia.
Quali sono le differenze tra i vari biglietti?
Non è chiaro: mentre la ragazza continua a sorridere provando il suo cappello, voi vi arrovellate sui limiti della logica. Se il cambio di prenotazione è gratuito, come è possibile che per tale servizio possa essere richiesto un compenso? Perché, se l’accesso ad altro treno è possibile fino a tre dopo la partenza del treno o anche successivamente, non hanno semplicemente scritto che è possibile, senza quel misterioso entro tre o anche successivamente?
Leggendo e rileggendo, alla fine si scoprono le differenze, e ci si rende contro che, se ho un biglietto per il treno delle 6 e poi salgo sul treno delle 7, se sono un tipo normale pago 8 euro, se sono flessibile il 20% in più.
Una domanda si impone: perché, se ho un biglietto per il treno delle 6, dovrei salire sul treno delle 7?
Perché sono flessibile? Oppure perché ho perso il treno? O forse perché il treno delle 7 non aveva più posti liberi, e allora uno acquista un biglietto qualsiasi e sale comunque sul treno che più si adatta alle esigenze e agli orari?
Se la risposta giusta è la seconda o la terza, riflettete: voi che non siete seduti, voi che trascorrete tutto il viaggio in piedi, vicino alla porta del cesso che ad ogni curva continua ad aprirsi deliziando le vostre narici, voi avete pagato il vostro magnifico biglietto, che vi garantisce un viaggio cosi confortevole, più di quanto ha speso il vostro vicino, comodamente seduto nello scompartimento con aria condizionata.
Quanto di più? Dipende: se siete flessibili il 20%, se siete normali 8 euro.
Geni del marketing.
Dovrebbero fare solo biglietti contornati di nero: la morte del servizio pubblico
Comer servizio non so, come pubblico sicuramente.