Claudio Mésoniat, direttore del Giornale del Popolo, mostra nel suo editoriale odierno l’importanza di studiare matematica.
Nel riassumere i risultati di una ricerca – ricerca sulla cui bontà scientifica non mi pronuncio per mancanza di informazioni –, il direttore di uno dei tre quotidiani ticinesi scrive che “i cervelli strapagati del PNR 58 affermano…”.
I ricercatori che hanno lavorato a questo PNR 58 sono dunque, secondo Mésoniat, strapagati. Quanto? Lo scrive lui stesso all’inizio dell’editoriale:
Vi racconto una barzelletta. Crearla è costato un occhio della testa. Non a me, ma al “Fondo nazionale per la ricerca” che per ben 5 anni ha foraggiato 135 ricercatori, autori di 28 “progetti”, costati al contribuente la tonda cifra di 10 milioni di franchi.
Dieci milioni sono tanti. O no? Beh, facciamo due conti… in cinque anni ci sono sessanta mesi che corrispondono, senza contare le tredicesime, a sessanta stipendi. Dieci milioni diviso sessanta diviso centrotrentacinque (il numero di ricercatori) fa… è un calcolo difficile, di quelli che richiedono la calcolatrice e magari in redazione non ne hanno. Semplifichiamo: facciamo che i ricercatori sono 100 e le mensilità 50. Dieci milioni diviso cinquecento è un calcolo che tutti dovremmo riuscire a fare a mente: fa duemila. Duemila franchi al mese, arrotondati – di molto – per eccesso: in realtà saranno millecinquecento, probabilmente anche meno1 franchi al mese. Questi sono, secondo Mésoniat, i cervelli strapagati.
- 1.234,57, per la precisione. [↩]
Sulla delegittimazione della spesa pubblica (in Italia) http://il-nuovo-che-e-avanzato.comunita.unita.it/2012/07/05/chi-spara-sugli-sprechi-per-colpire-il-welfare/
Non so come funzioni in Svizzera.
Per quanto riguarda l’Italia, se si fa ricerca vera, sono senz’altro pochi.
Se gli istituti universitari sono solo il pretesto per dare un lavoro all’amante, in primis, poi al figlio, alla figlia, al cugino, al genero, all’amico, alla nipote della portinaia, alla moglie del postino e così via (e abbiamo tutti visto cosa succede nelle nostre università, anche le migliori, e chi ha il coraggio di negarlo è un falso), allora si tratta ovviamente della solita maniera di assicurarsi le clientele politiche ed elettorali col denaro pubblico, creando spesa improduttiva e sottraendo risorse all’economia reale attraverso la tassazione che serve a finanziare tutto ciò. Il risultato inevitabile non poteva che essere la debacle economica che stiamo vivendo in questi anni e che non ha ancora mostrato il peggio di sé.
Insomma Ivo, non per entrar nel merito delle idee di Mésoniat, ma la tua analisi credo sia alquanto imprecisa.
I 135 ricercatori non son stati impiegati in modo continuativo, per tutti i progetti, per la durata di 5 anni. Un’ente di ricerca di 135 collaboratori? Direi molto grande, infatti sfogliando la documentazione del NFP58 si può vedere che le ricerche son condotte da professori/ricercatori attivi presso diverse università.
Poi l’utilità di alcune ricerche svolte.. mah..
Uno dei progetti riguardava lo studio di una comunità islamica della diaspora ahmadi e alevi (?) suddivisa in 14 gruppi per un totale di 700 persone in Svizzera.
Dovessimo analizzare col tuo metodo di calcolo.. questo progetto é costato ca.360’000.- quasi 510.- a componente della comunità.. portando a cosa in concreto?
@catta: Sulla qualità della ricerca, ho già scritto che non mi pronuncio (anche se lo studio sulla diaspora ahmadi e alevi mi pare potenzialmente interessante). Sul calcolo: è una media, fatta con le cifre presentate da Mésoniat per affermare che i cervelli sono strapagati. Se le cifre sono poco significative, prenditela con il direttore del GdP, non con me