Che cosa è questo?
La domanda filosofica per eccellenza nasce nell’Atene del V secolo a.C. Socrate, autentico scocciatore, amava porre questa domanda a tutti quelli che incontrava: “Cosa è il coraggio?” “Cosa è la giustizia?” e così via.
Le risposte che il malcapitato forniva venivano tutte respinte in quanto inefficaci: per quanto pertinenti potessero essere, non riuscivano comunque a cogliere l’essenza. Erano risposte parziale, e il piccolo rompiscatole, comprensibilmente paragonato ad un tafano, riusciva sempre a scovare il punto debole della definizione.
Duemilacinquecento anni dopo, la domanda alla base della scienza e della filosofia è ancora quella di Socrate: cosa è questo?
Ad esempio, che cosa è un tavolo?
Un tavolo è una parola della lingua italiana composta di 6 lettere.
Un tavolo è il risultato del lavoro di un falegname.
Un tavolo è un supporto.
Un tavolo è un mobile.
Un tavolo è un insieme di assi di legno.
Un tavolo è un oggetto di valore.
Un tavolo è una superficie piana con delle gambe.
…
Il gioco potrebbe andare avanti a lungo, molto a lungo: Socrate non si direbbe soddisfatto di nessuna definizione e continuerebbe imperterrito a domandare: cosa è realmente un tavolo?
Una simile domanda va però respinta: quel semplice avverbio muta radicalmente la situazione. Non è possibile dire cosa sia realmente un tavolo: occorre accontentarsi delle mille piccole risposte particolari, mille piccoli discorsi intorno al tavolo.
Tra i mille discorsi, ve ne è uno principale? Rinunciando alla domanda: cosa è realmente un tavolo? si può passare alla domanda: cosa è innanzitutto un tavolo?
Ecco un pensiero ancora ostile.
Mi piace l’idea di riformulare così la domanda, molto pragmatico. A questo punto mi pare che la domanda non sia più tanto ostile: diventa relativa, utilitaria. Il tavolo è *innanzitutto* in funzione del contesto di enunciazione, della pertinenza, della competenza linguistica. Solo un appunto: delle varie definizioni la prima è un errore logico, perché confonde uso e menzione. Cia
La domanda diventa relativa, utilitaria, economica: ma rimane con quel innanzitutto rimane un primato, una risposta fondamentale o almeno iniziale.
Per quanto riguarda l’appunto: certo, un tavolo (senza virgolette) non è una parola, mentre lo è “tavolo” (con le virgolette). Ma se alla base di tutto metti il linguaggio? Se assumi che noi comprendiamo innanzitutto attraverso il linguaggio, ecco che anche tavolo (senza virgolette) è, innanzitutto, una parola!