Gian Enrico Rusconi, professore di Scienza Politica a Torino, è stato intervistato da Erminio Ferrari per il quotidiano svizzero laRegioneTicino di sabato 10 febbraio 2007.
Il titolo del lungo servizio dedicato al dibattito sui Pacs è Vaticano, Italia. Due foto occupano la pagina: la prima è, ovviamente, piazza San Pietro gremita di persone; la seconda ritrae Camillo Ruini. Questa seconda foto è notevole: sullo sfondo Cristo che legge un (il?) libro e con la mano destra indica il cielo; in primo piano Ruini che compie un gesto simile. Simile, ma non uguale: l’indice di Ruini non è rivolto al cielo, ma ad un invisibile interlocutore, forse al fotografo.
La scena ricorda vagamente La scuola di Atene di Raffaello: Platone che indica il cielo mentre Aristotele, quasi a rispondergli, ha la mano rivolta verso la terra. Come a dire: va bene il cielo, ma le risposte sono anche qui in terra. Ruini, però, non ha la mano aperta come Aristotele: lui indica. Come a dire: non ho bisogno di cercare in terra le risposte, perché so già tutto quello che serve.
Leggiamo l’intervista.
Professor Rusconi, il “non possumus” riesumato dall’Avvenire a proposito della legge sulle coppie di fatto sembra l’espressione di una chiesa non solo preconciliare, ma tornata alla polemica antimodernista.
“Non direi così. Mi sembra semmai una chiesa, o più precisamente una parte di episcopato, che ha adottato una strategia chiara: approfittare di una crisi generale di riferimenti ideali – o meglio, del profilarsi di un’epoca cosiddetta post-secolare – per accreditarsi quale sola portatrice di valori autentici. Quelli della tradizione. Ma non parlerei per questo di una chiesa preconciliare; al contrario mi sembra una chiesa post-post-conciliare, proiettata bene in avanti, con molti tratti analoghi a quelli della destra religiosa americana. […]
Nel merito, poi, va detto che la retorica sulla distruzione della famiglia è palesemente infondata: una legge che riconosce le coppie di fatto agisce semmai per sostenere forme di convivenza altrimenti selvagge. La crisi della struttura familiare è in atto da tempo, e non è certo riconducibile a questa legge, siamo seri”.Lei ha accennato a una distinzione tra Cei e chiesa “diffusa”. Si può dire che c’è un discorso normativo di cui si fa campione la Cei, e un’attività pastorale che è quella dei pre i che trattano con le persone concrete più che con i dogmi (o con i papaveri della politica).
“Guardi, secondo me la chiesa cattolica, in Italia quantomeno, è sempre più povera su un piano teologico. Non sa più che cosa dire sulle questioni davvero grandi, né ha un linguaggio per affrontarle. Così si è gettata sulla tematica morale; per di più sul tema ristretto della famiglia, che è solo un altro modo per dire il sesso.
È una regressione teologica.” […]La Cei e i suoi accoliti politici (a destra come al centro) parlano comunque di famiglia naturale, dunque non utilizzano soltanto un argomento teologico.
“Anche in questo caso c’è ambiguità o insipienza. La cosiddetta famiglia naturale non è mai esistita, è una costruzione storicamente determinata, un fatto culturale. L’altro giorno leggevo Agostino (come vede non la fanno solo i cattolici osservanti) e mi sono reso conto che stava dialogando con un vescovo sposato e padre di un ragazzo. E Agostino, che pure aveva problemi di anima e di donne, osservava la cosa senza troppo scandalo”. […]Infine, mi stavo chiedendo in che cosa l’amore genuino tra due persone, eventualmente credenti e quale che sia il loro sesso, collida con il messaggio evangelico. Ma forse mi dirà di chiederlo a un prete…
“No, dico soltanto che trovo davvero inquietante che papa e vescovi pretendano di distingue re tra amore debole e amore for te. Su che base giudicano l’autenticità di un sentimento?” […]
non capisco perchè si pretenda che la chiesa avvalli delle cose che sono contrarie al proprio modo di essere
la chiesa dice il suo pensiero se a qualcuno non va bene cambi religione e chieda ai mussulmani cosa ne pensano degl omosessuali.
Se non si può più esprimere la propria opinione vuol dire che stiamo facendo dei passi indietro nella democrazia Nessuno è obbligato ad ascoltarene mettere in pratica cosa dice la chiesa , ma se io mi professo cristiano devo essere libero di seguire gli insegnamenti della chiesa. Si stà confondendo troppo il sesso con l’amore e quelli che fanno le sceneggiate in piazza hanno poco da spartire con chi vive la propria omosessualitàà senza andarla a sbandierare in modo osceno . Chi vuole pensare in termini di denaro o altro al proprio comapagno o compagna ha mille moi di farlo senza aspettare una legge che si rivela già in partenza un pastrocchi
Caro nonno, non è questione di pretendere atti contro natura da parte della CEI, perché è soprattutto la CEI a parlare, non la chiesa in generale, che è la comunità dei fedeli.
Se la CEI non è favorevole alle unioni di fatto, può liberamente argomentare come meglio crede (ovviamente gli altri sono altrettanto liberi di criticare le argomentazioni della CEI).
Inoltre, qui si parla di leggi, e il dibattito sulle leggi è diverso dal dibattito sulla moralità o, per dirla in altri termini, le regole comuni non possono essere una semplice generalizzazione delle regole personali. Le argomentazioni contrarie ai Dico o Pacs spesso fraintendono questo punto, e forniscono al massimo buoni motivi perché una persona decida di non ricorrere alle unioni civili, e non per non effettuare nessuna legge in proposito.
Aggiungo solo due cose: trovo veramente deludente il ricorso alla minaccia mussulmana, minaccia che mi sembra tradisca la fede degradandola a convenienza politica; una legge sulle unioni di fatto non si rivolge a chi vuole “pensare in termini di denaro” e non obbligherebbe nessuno a farne uso costringendolo a non seguire gli insegnamenti della chiesa.