Viaggiatore: Mi scusi, sa per caso a quanto ammonta il ritardo del treno?
Capotreno: Non si preoccupi: sono solo venti minuti!
Viaggiatore: Solo venti minuti?
Capotreno: Sa, non dovrei dirlo, ma solitamente sono trenta: in pratica, siamo in anticipo di dieci minuti!
Viaggiatore: Lasciamo perdere: meglio tornare alle mie letture.
Capotreno: Arrivederci.
Viaggiatore: Arrivederci – Rivolto all’altro passeggero dello scompartimento – Tipo strano, il capotreno: dieci minuti di anticipo!
Ludovico: Strano? Perché mai? In fondo ha ragione: per chi, come me, prende spesso questo treno ed è abituato a mezz’ora di ritardo, siamo davvero in anticipo. Infatti dovrò aspettare mia moglie in stazione dieci minuti: è abituata anche lei a trenta minuti di ritardo.
Ovviamente mi rendo conto che per lei questo discorso non ha senso: lei non conosce i ritardi cronici e si è fidato dell’orario ufficiale.
Viaggiatore: E ho venti minuti in più di viaggio!
Ludovico: Ha venti minuti in più da dedicare alla lettura: dal mio punto di vista, venti preziosi minuti.
Viaggiatore: Non riesco a condividere il suo ottimismo, tuttavia le dò ragione: meglio leggere.
Tira fuori dalla borsa un grosso volume intitolato Il libro nero del comunismo.
Ludovico: Lettura interessante?
Viaggiatore: Istruttiva, più che altro: aiuta a capire molte cose.
Ludovico: Ad esempio?
Viaggiatore: Ad esempio, il significato della libertà.
Ludovico: Confesso di non aver mai neppure sfogliato quel libro, ma non credevo che, leggendolo, si potesse comprendere la libertà.
Viaggiatore: Non l’ha mai neanche preso in mano questo libro? Se vuole, le posso prestare la mia copia fino all’arrivo. Io ho altri libri da leggere.
Apre la borsa ed estrae un altro libro, intitolato Il libro nero dei regimi islamici.
Ludovico: Vedo che ha la serie completa.
Viaggiatore: Non esageriamo. Qualcuno è arrivato a scrivere Il libro nero del capitalismo, ma quello non lo comprerò mai.
Comunque prenda e legga: è importante sapere cosa è la libertà.
Porge il volume a Ludovico
Ludovico: Grazie – Prende il libro e inizia a sfogliarlo – Di preciso, dove mi consiglia di leggere?
Viaggiatore: È, tutto sommato, indifferente: ogni capitolo è utile ed interessante.
Apre il libro e legge alcune pagine.
Ludovico: Interessante ma, se non sbaglio, il libro parla esclusivamente della mancanza di libertà nella variegata galassia dei regimi comunisti.
Viaggiatore: Esattamente. Il titolo non è mica stato scelto a caso.
Ludovico: A quanto ne so del mercato editoriale, i titoli dei libri potrebbero benissimo essere scritti aprendo a caso i dizionarl e non cambierebbe quasi nulla.
Comunque, lei trova questo testo sufficiente per comprendere la libertà.
Viaggiatore: Perché mai non dovrebbe essere sufficiente? Il significato della libertà è la sua essenzialità, nelle tragiche conseguenze della sua mancanza.
Ludovico: Il significato della libertà è la sua importanza, secondo lei?
Viaggiatore: Esattamente. Come tutte le cose essenziali, e non c’è dubbio che la libertà sia essenziale, è facile assuefarsi, abituarsi e sottovalutarne l’importanza.
Se mi concede il paragone, è come con l’acqua o con l’elettricità: finché è sufficiente aprire il rubinetto e premere l’interruttore, uno non ci fa caso, non pensa all’importanza dell’acqua corrente e dell’elettricità. Ma quando c’è un guasto, un black-out, una tubatura che scoppia, ecco che tutto cambia. Non ci si può lavare, non è possibile cucinare, si resta al buio, è impossibile guardare la tv o ascoltare la radio.
Ludovico: Lei ha ragione: studiare la mancanza è un metodo utile per la comprensione di un fenomeno.
Viaggiatore: Sono felice che lei concordi con me. Buona lettura.
Ludovico riprende la lettura.
Ludovico: Però qualcosa non mi quadra.
Viaggiatore: Come scusi?
Ludovico: Dicevo che qualcosa non mi torna, nel suo discorso. Studiare l’assenza è utile se si effettua un paragone, un confronto. È quindi necessario rivolgere l’attenzione anche alla presenza, studiare direttamente il fenomeno.
Se ci si limitasse a studiare la luce a partire dall’oscurità di una casa senza finestre, non si scoprirebbe mai l’esistenza del cielo azzurro, o dell’arcobaleno.
Viaggiatore: Non capisco dove vuole arrivare.
Ludovico: È semplice: se questo libro descrive e analizza la mancanza di libertà, allora non può aiutare a comprendere completamente cosa sia la libertà. È necessaria una ricognizione più completa, un lavoro più esaustivo, per comprendere il significato della libertà.
Viaggiatore: Sì, capisco cosa intende dire.
Forse questo libro non riuscirà a spiegare completamente cosa sia la libertà, tuttavia sicuramente mostra la fallacia e la pericolosità di certe idee. Attesta il fallimento del comunismo: questo è indubbio!
Ludovico: Oh, io questo non lo so.
Viaggiatore: Come non lo sa? Non non conosce i crimini del comunismo? Non sa che ovunque il comunismo è andato al potere ha portato…
Ludovico: No, scusi, ha frainteso. Intendevo dire che non so se questo libro attesta i fallimento del comunismo: non l’ho ancora letto!
Viaggiatore: Perplesso e un po’ infastidito – Ecco, legga il libro.
Ludovico: Certo, leggo il libro – Ricomincia a leggere il libro – Però è curioso quello che lei ha detto.
Viaggiatore: Come? Cosa avrei detto di curioso?
Ludovico: Lei ha detto “attesta il fallimento del comunismo”, ed è una espressione curiosa.
Viaggiatore: Cosa c’è di curioso?
Ludovico: È curioso che dei fatti possano attestare il fallimento di una idea.
Viaggiatore: Ma stiamo parlando di ottantacinque milioni di vittime!
Ludovico: Il mio è un discorso generale: come può una idea, che è universale, venire dichiarata falsa da un fatto, che è particolare.
Viaggiatore: Un discorso generale? Comunque è stato lei a dire che per comprendere un fenomeno è necessario studiarne le conseguenze. E le conseguenze sono fatti particolari.
Ludovico: Sì, è giusto. Tuttavia quale è il fenomeno da comprendere? Il comunismo o le sue realizzazioni?
Viaggiatore: Ma il comunismo è le sue realizzazioni! E queste realizzazioni hanno fallito.
Ludovico: Sul fallimento delle realizzazioni non discuto: lascio volentieri la parola agli storici di professione. Ma sulla identificazione di una idea con le sue realizzazioni ho delle perplessità.
Viaggiatore: Quali perplessità?
Ludovico: È semplice. Come giustamente lei osserva, una idea è le sue realizzazioni, tuttavia occorre precisare che è la potenzialmente infinita serie delle sue realizzazioni.
Viaggiatore: Infervorato – Infinita serie delle realizzazioni? Cosa vorrebbe fare: provare ancora una volta una dittatura comunista, magari nel nostro paese?
Ludovico: Oh no, nulla del genere: di questo tipo di realizzazioni direi che se ne è avuto abbastanza. Semplicemente, non credo che l’idea del comunismo, o meglio alcune delle idee di quel crogiolo di idee che prende il nome di comunismo, siano da cancellare come se avessero mostrato per sempre la loro insensatezza.
Viaggiatore: Perché mai? Ripeto: ottantacinque milioni di morti!
Ludovico: Ottantacinque milioni di persone uccise sono in effetti un numero impressionante, che lascia storditi, senza fiato.
Viaggiatore: Eppure di fiato ne ha, se continua a parlare!
Ludovico: L’uomo parla, pensa e parla: non ne può fare a meno. Sarebbe stupido non pensare e non parlare, rinunciare a capire perché sono morte tutte quelle persone…
Viaggiatore: Sono morte per il comunismo! È stato il comunismo ad ucciderle. E questo basta a condannare per sempre il comunismo!
Ludovico: Argomentazione curiosa: secondo lei il libro che tanto calorosamente mi consiglia di leggere è inutile e forse pericoloso, dal momento che analizza, studia e parla, invece di scrivere una semplice e fulminea condanna.
Viaggiatore: Una condanna argomentata è necessaria, dal momento che c’è gente he non capisce!
Ludovico: Ecco, io vorrei capire: vorrei capire se gli orrori sono dovuti alla idea del comunismo, al suo utopico mondo ideale, oppure se la causa è da ricercarsi nei fraintendimenti, nella malvagità, nella brama di potere di alcune persone, o nella loro incapacità di comprendere la realtà.
La storia delle idee è, da questo punto di vista, interessante.
Viaggiatore: La storia delle idee?
Ludovico: Sì: pensi a Ludwig Boltzmann.
Viaggiatore: Ludwig chi?
Ludovico: Ludwig Boltzmann, un importantissimo fisico teorico della fine dell’ottocento. È morto suicida agli inizi del novecento pare per la tenace opposizione che la comunità scientifica riservava alle sue teorie.
Viaggiatore: E con questo?
Ludovico: Boltzmann era un sostenitore dell’atomismo, una teoria formulata, per la prima volta, nell’antichità. Nonostante ci fossero buoni motivi per abbandonarla, Aristotele ad esempio ne aveva di ottimi, non è mai stata dimenticata e ha trovato tenaci sostenitori, come Boltzmann, i quali sono infine passati dal torto alla ragione.
Viaggiatore: Certo, ma non può paragonare una ottusa comunità scientifica con il giudizio definitivo della storia.
Ludovico: Ah, lei è un sostenitore di Fukuyama?
Viaggiatore: Fukuche?
Ludovico: Francis Fukuyama: è uno storico ed è autore del libro La fine della storia.
Viaggiatore: E perché dovrei essere sostenitore di questo tizio?
Ludovico: Perché la storia, banalmente, può formulare un giudizio definitivo solo se è finita, se ogni evoluzione futura è lineare e monotona.
Viaggiatore: No, non credo che la storia sia finita, che il futuro possa essere monotono, almeno finché si potranno incontrare tipi come lei.
Ludovico: Grazie del complimento.
Viaggiatore: Non voleva essere un complimento. Comunque, ottantacinque milioni di morti credo siano un giudizio definitivo!
Ludovico: Sono un tragico fatto del quale occorre tenere conto, ma appunto un fatto, non un giudizio.
Viaggiatore: Secondo lei bisognerebbe dare un’altra chance a queste idee pericolose e letali? Ma lei è pazzo?
Ludovico: Io non ho parlato di chance da concedere al comunismo. Ho solo parlato della stranezza di giudicare una idea fallita a partire da alcuni fatti storici: tutto qui. Abbiamo stabilito che le idee trascendono le proprie applicazioni, pur identificandosi con esse.
D’altra parte, alcuni anni fa si sarebbe potuto concludere che il capitalismo è una idea pericolosa e fallimentare.
Viaggiatore: Cosa vuole dire?
Ludovico: Penso alla crisi economica del 1929. E ad alcuni dei discorsi radiofonici dell’allora presidente Roosevelt: non ricordo a memoria i termini esatti, ma sono sicuro che parlò esplicitamente di errori di pianificazione e della necessità di correzioni del sistema economico. Nel frattempo, l’Unione Sovietica con i suoi piani quinquennali non aveva particolari problemi economici.
In altre parole, negli anni ’30 era il capitalismo ad essere fallimentare.
Viaggiatore: E allora, avrebbero dovuto trasformare gli Stati Uniti in una Repubblica Sovietica?
Ludovico: Secondo me no ma, in base al suo ragionamento, avrebbero dovuto. Furono in molti a considerare la tremenda crisi economica come la prova definitiva della insensatezza del capitalismo.
Oggi simili eventi, almeno a quanto dicono molti economisti, non sono ripetibili: evidentemente il capitalismo non era da buttare bensì da migliorare e la crisi economica del ’29 non ne decretò il fallimento.
Il capotreno rientra nello scompartimento
Viaggiatore: Rivolto al capotreno – Scusi, per caso il treno ha ricuperato un po’ del ritardo accumulato?
Capotreno: Mi spiace: siamo sempre in ritardo di venti minuti!
Viaggiatore: Grazie!
Ludovico: Impaziente di arrivare a destinazione?
Viaggiatore: Sì: il viaggio è molto più lungo e impegnativo del previsto.
Ciao , mi chiamo marianna e ho 19 anni.Non fraintendere il mio indirizzo e-mail: è così difficile trovare un nome non usato che ho utilizzato il nomignolo che mi ha dato mia madre.Frequento la facoltà di lingue ma avrei voluto frequentare quella di filosofia.Per questa mancanza mi ritrovo a leggere libri di filosofia nel tempo libero.Vorrei chiederti un piacere:sono un’appassionata di Emanuele Severino e vorrei sentirlo evederlo dal vivo almeno una volta nella vita.Non riesco a trovare in tempo le date delle sue conferenze.Visto che il tuo sito è completamente dedicato alla filosofia forse tu ,nell’interessarti alla materia , avrai già trovato qualche modo per avere notizie del genere.Potresti aiutarmi??? grazie