Il 21 settembre inizia, astronomicamente parlando, l’autunno: il sole si abbassa sull’orizzonte, le giornate si accorciano. Con l’autunno si abbassa anche la temperatura, ma questo non interessa lo studioso di astronomia, almeno finché non deve scegliere come vestitirsi.
Il ciclo delle stagioni si annuncia in molti modi: uno di essi è il colore. L’inverno è cromaticamente vicino al bianco: i colori tenui, illuminati da una luce vicina all’azzurro. Con la primavera la luce inizia a tingersi di giallo, i colori si rinforzano ma rimangono comunque chiari, arriva il verde. L’estate ha colori decisi: blu, verde scuro, la luce è giallo intenso. Infine l’autunno: le tinte di nuovo si attenuano, al verde si sostituisce il giallo e infine il rosso arancio, la luce torna verso l’azzurro.
È curioso che le stagioni siano proprio quattro, e non semplicemente due (estate e inverno, caldo e freddo), tenendo conto del fascino che i dualismi e le opposizioni binarie hanno sempre esercitato sull’uomo. Certo, un mondo legato all’agricoltura giustificherebbero difficilmente si accontenterebbe di una suddivisione così elementare. Ma allora perché quattro e non sei o otto?
Una risposta, banalmente, non si può dare: occorrerebbe (che assurdità!) pensare un tempo in cui le stagioni non c’erano. Tuttavia si può azzardare una semplice osservazione: l’inverno ha luce azzurra, l’estate gialla. Azzurro e giallo non possono mutare direttamene l’uno nell’altro. Il passaggio deve avvenire attraverso il verde o il rosso: i colori della primavera e dell’autunno.
Brillante! Ho visto una volpe e volevo sapere cosa mangiava e sono capitata sul tuo sito.
Ho letto 3 cose e mi sono sorpresa a continuare a leggere anche dopo le prime tre righe. Anzi mi sa che non riesco più a smettere…grazie!
@Damor: Grazie a te