Contagio sociale

Pare che il divorzio sia contagioso:

Uno studio mostra che se un amico o un parente divorzia, il vostro rischio di divorziare aumenta di conseguenza.

Un risultato interessante: come conclude il paper originale, «il divorzio deve essere inteso come un fenomeno collettivo che si estende ben oltre i diretti interessati» («divorce should be understood as a collective phenomenon that extends far beyond those directly affected»).
Ancora più interessante sarebbe avere un quadro complessivo dei fenomeni all’apparenza individuali e in realtà collettivi: ho il sospetto che anche il matrimonio e la genitorialità presenti aspetti collettivi simili al divorzio.

Credo sia riduttivo considerare questo fenomeno un caso di influenza della società sull’individuo:  interpretarlo come invito alla ridefinizione dei concetti di individuo e società potrebbe essere più proficuo.

22 commenti su “Contagio sociale

  1. Un mio amico statistico dice che “è ovvio che la lingua inglese provoca i tumori”. Si registra, infatti, una correlazione positiva tra ammalarsi di cancro e parlare inglese.

    Correlazione, non causalità. Si parla inglese nei Paesi più evoluti: USA, Gran Bretagna, Canada. In questi Paesi, tendenzialmente, si fuma, si mangia troppo, si beve, si fa vita sedentaria. Che sono, queste sì, cause del cancro.

    ——–

    In ogni caso, cinquant’anni fa non divorziava nessuno. Oggi il divorzio è diffuso: è cambiata la società, sono cambiati gli individui che compongono la società.

    Si chiama progresso, ragazzi.

  2. Non sottovalutare l’effetto apripista e in seguito quello convalidante di quelli che divorziano prima di te. Un comportamento nuovo si compone di una prima fase pionieristica in cui pochi sfidano le consuetudini attirandosi gli strali dell’opinione pubblica. Quando in seguito un numero sufficiente di individui adotta quel comportamento, comincia a funzionare da giustificazione: magari si sente che è un comportamento non perfettamente lecito (mentre agli inizi era più come una sfida ai bempensanti) però ci si autogiustifica con il fatto che è comunque diffuso e altri lo adottano.
    Se utilizziamo àncore che non c’entrano niente con quello che facciamo (vedi Tversky, Kanheman) a maggior ragione ci agganciamo a àncore che hanno relazione: il divorzio è una cosa accettabile perchè un certo numero di persone lo pratica.

  3. @ paopasc:

    il divorzio è una cosa accettabile perchè un certo numero di persone lo pratica.

    Vale anche per il matrimonio?

    @ Ivo: La relazione causale è una correlazione!… spero!

    Tra l’altro il definire come successivo (il divorzio di tizio e tizia) rispetto a (altro evento) implica una correlazione almeno al livello di necessità, ovvero dire che l’alba di domani è successiva al tramonto di stasera esemplifica la successione “temporale di necessità”, mentre il tuono segue il lampo sembrerebbe intrinsecamente definita, mentre lo diventa soltanto calando l’evento in un ambiente fisico…. Semplificando all’estremo solo dove l’atto può divenire esempio può esserci effetto imitativo, tralasciando che senza le corrette condizioni al contorno (vedi preoduzione di proteine partendo dal DNA) l’atto originale perisce e non si propaga!!!!

    Un Sorriso

  4. La crisi della famiglia è conseguenza della crisi dell’amore.Amare significa anche comprendere,scusare,sopportare.Valori che si sono persi perchè nella società prevarica l’egoismo,che rende la persona insaziabile e scontenta.Certamente i nostri nonni vivevano meglio di noi,perchè a loro bastava il necessario,mentre oggi si ha il superfluo ma manca il necessario,cioè il concetto morale della vita.

  5. @Lorenzo: Il tuo esempio statistico è notevole.
    Il divorzio 50 anni fa non c’era, e credo anche io che si stia meglio adesso. Ma è comunque interessante il fatto che i divorzi sono raccolti “a grappoli”.

    @paopasc: Sì, penso anche io ci sia un fenomeno simile (anche se più che accettabilità penserei a praticabilità).

    @il più cattivo: Penso valga anche per il matrimonio.
    Spero che il discorso non fosse “Toh, il mio compagno di banco delle medie ha divorziato, quasi quasi divorzio anch’io anche se siamo felicemente sposati”! Una imitazione simile non c’è. Ma mi sembra probabile che la soluzione divorzio sia più probabile se chi ti sta vicino ha già divorziato, magari felicemente.

    @michaelangelus1: Amare significa non dover mai dire mi spiace.

  6. @Ivo:: Risulta qui evidente che oltre ai miei cronicizzati problemi con gli accenti ne devo possedere anche con la punteggiatura.
    Quello che scrivevo al caro amico Paolo, la mia predilezione nei suoi confronti non è mai stata nascosta, era riguardo al possibile paradosso per cui persino il matrimonio, ovvero la necessità di legalizzare l’unione tra due amanti, fosse giustificato socialmente soltanto in quanto alcuni precursori violando le leggi ne avessero poi indicato l’uso.

    La mia osservazione riguardo il tuo intervento (il post lo giudico al solito stupendo) era sulla questione della distinzione tra relazioni causali e (ne deducevo) temporali… da cui il gioco di parole con lampi e tuoni…. che però non è stato colto o forse era troppo banale.

    Anche da qui deduco che le mie frequntazioni con J.L.Borges, iniziate grazie alle indicazioni del buon amico hronir (che però non vedo più frequentare i commenti) siano ormai troppo lasche.
    Speriamo che l’estate e le ferie portino energia e buoni consigli.

    Un Sorriso

    P.S. Al solito lancio la provocazione linguistico-etimologica: divorzio felice è un ossimoro?
    Qui forse gli esempi non mancano, ma la problematica riguardo alla definizione di felice divorzio senza il riferimento a cattivo matrimonio rischiano principalmente di interessare soltanto le parcelle degli avvocati…

  7. @il più cattivo: Ma guarda che il problema di comprensione molto probabilmente l’ho, che mal digerisco il caldo.
    La “provocazione” sulle origini del matrimonio la lascio cadere. Quella sul divorzio felice no: non è un ossimoro: credo vi possa essere un felice divorzio anche senza un cattivo matrimonio prima. Temo sia raro, con somma gioia degli avvocati di cui sopra, ma lo vedo possibile.

  8. Si, Ilpiù, nell’insieme di opzioni che ti inducono al matrimonio, ci può stare anche la maggiore accettazione sociale ( o almeno fino a tempo fa) anche se le origini, forse, hanno più a che fare con la stabilizzazione dei gruppi o clan che non potevano più basarsi su una sessualità promiscua come accade per gli scimpanzè.
    Questo anche se per esempio i bonobo hanno in genere situazioni abbastanza stabili basata sulla reciprocità sessuale, rispetto ai troglodytes.

  9. @PP: Quindi proseguendo nel parallelo tra pan e homo direi che attraverso un giro “di peppe” ci stiamo avvicinando al modello dei bonobo, che hanno raggiunto la liberazone sessuale ben prima del 68! 🙂

    @Ivo: non mi parlare del caldo. Quando mi allontano da zone condizionate o dalla piscina, o divengo irascibile o una forma precoce di Alzheimer mi colpisce (spero solo temporaneamente)… 😉

    Un Sorriso

    P.S. Resto però sul mio dubbio ovvero se
    la felicità del divorzio sia più legata allo stato post atto o a quello precedente…

    😎

  10. Porto la mia modesta testimonianza.
    Quando mio cognato e mia cognata hanno divorziato, tra una lite e l’altra, mio cognato ha inveito nei confronti di mia cognata (e della sua famiglia) dicendole che anch’io intendevo divorziare da sua sorella (di lei), causa la loro comune “impossibilità” di carattere. Ovviamente, mia moglie è venuta a chiedermi conto di tale illazione, col risultato che c’è mancato poco che non divorziassimo per davvero. 😀

  11. Credo che la spiegazione sia più semplice. Di fronte ad una crisi coniugale, che capita anche nelle migliori famiglie, un certo clima circostante favorisce il divorzio. Ciò significa anche che — statisticamente parlando — non tutti quelli che divorziano hanno un divorzio felice: errare è umano, così come nel matrimonio. Ne avevo parlato qui.

  12. @Galliolus: Ricordo quel post.
    L’argomento mi interessa da un punto di vista filosofico (è da un po’ che rifletto, nel tempo perso, sul concetto di individuo). Da un punto di vista sociale, la mia posizione è: boh.
    Nel senso: sono felicemente sposato da 5 anni – un tempo una inezia, adesso è già un traguardo che alcuni non raggiungono, almeno felicemente. Da questo punto di vista sono un tradizionalista. Eppure non so se vedere divorzi (e ri-matrimoni) come crisi e semplicemente trasformazione della società.

  13. Se guardiamo gli strascichi che seguono un divorzio,ci rendiamo conto, ora che esiste da molti anni e possiamo constatarne i danni che riguardano i figli,e,spesso gli stessi divorziati,che si tratta di un rimedio peggiore del male.Naturalmente esistono casi fortunati,ma si tratta di una esigua minoranza.

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