Oscar Pistorius non ha più le gambe. Difficile definirlo un disabile: grazie a delle protesi riesce a correre i 400 metri in meno di 47 secondi!
Le protesi sono state giudicate “aiuto tecnico” dalla IAAF, la Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera. Un aiuto che cambia la natura del gesto atletico.
Gianluca Riccio su Futuro prossimo propone un altro punto di vista:
Alcuni atleti utilizzano sottili metodi per aumentare le loro performance, attraverso scarpe da corsa disegnate appositamente, o raffinate tecniche. Si dovrebbe correre scalzi, dunque, per rispettare in pieno ‘lo spirito del gesto atletico’.
Giusta osservazione: perché le scarpe da ginnastica sono naturali e le protesi al carbonio innaturali? Forse perché siano semplicemente abituati a usare le scarpe da ginnastica, mentre le protesi sono invece eccezionali?
Caro ivo, grazie per la citazione e per il commento a futuroprossimo! Grazie per la curiosità, per la partecipazione e per la capacità critica che ogni giorno tu e millemila lettori dimostrate 🙂
Grazie, infine, per il kebab e la pastiera napoletana inseriti tra le tue preferenze: questo dimostra senza ombra di dubbio che le ‘affinità elettive’ tra i siti esistono.
Un saluto
a presto.
Forse una domanda ancora più appropriata è “perché si dà tanta importanza a cosa è naturale?”. Voglio dire, se si escludono dalla competizione tutte le cose innaturali (ad es. si vietano gli steroidi, si gareggia senza scarpe, ecc), il risultato è semplicemente vince colui che ha il DNA migliore. Difficile ritenerlo un merito.
Gianluca: Prego 😉
Maurizio: Cinicamente, penso che nel mondo dello sport conti poco il merito. Quello che si cerca è la competizione, l’avere una bella gara. E la gara è bella quando ci sono più concorrenti sullo stesso livello. Vedi la formula uno: ogni anno cambiano le regole per equilibrare il gioco. Gli steroidi rovinano la gara (e la salute degli atleti), le scarpe da ginnastica no. Le protesi in carbonio, evidentemente, le rovinerebbe.
Se davvero lo scopo è avere una gara spettacolare, cosa c’è di meglio che permettere ai concorrenti di dotarsi delle più strane invenzioni cibernetiche? Le corse olimpiche diventerebbero tipo le Wacky Races (quei cartoni animati con Penelope Pitstop, Dick Dastardly, Peter Perfect) 🙂 Potrei anche iniziare a guardarle…
Ehm…sto per dire una cosa molto politically uncorrect: quelle sono le para-olimpiadi (o almeno di alcuni degli spettatori, non certo degli organizzatori).
Le invenzioni cibernetiche rovinerebbero la gara perché inserirebbero dei vantaggi, rovinando la sensazione di una gara equilibrata tra i concorrenti.
il confine tra lecito e no è molto più sfumato. Per restare a questo esempio, magari le federazioni hanno pensato che le protesi sono “meglio” delle gambe (solo) umane, più resistenti, solide, non si rompono legamenti, non ci sono strappi muscolari… sono progettate meglio- e in questo caso sono un vantaggio introdotto, non un vantaggio naturale.
ma se allarghiamo il discorso, allora ci rientrano non solo le scarpe sempre più sofisticate, le tute da nuoto che riprendono la trama della pelle di squalo e altri aggeggi e strumenti; ma anche la questione dell’allenamento.
un atleta occidentale ha molti più vantaggi di uno del cosiddetto terzo mondo: accesso alle strutture, allenamenti scientifici, “doping” (o perlomeno medicine più valide) – alimentazione.
ci sono metodi e diete che costituiscono evidentemente un vantaggio studiato, introdotto: un bodybuilder mangia molto più di una ginnasta, mangia cose diverse… ogni atleta calcola l’effetto che avrà la sua alimentazione sulle sue prestazioni.
questo non è un “vantaggio” che non esiste nella tradizionale (anglosassone, ottocentesca, classista) concezione di “sport”?
Quando usare parole straniere era caldamente sconsigliato, si traduceva sport con diporto. Una simile concezione è oggi effettivamente assurda: persino i corridori della domenica vanno a correre non per svago ma per dimagrire!
Il problema della assenza di vantaggi è effettivamente molto ambiguo, e ci sono anche molte differenze tra le varie pratiche sportive. Alcuni sport, ad esempio l’ippica, hanno l’handicap. Se non sbaglio, durante le olimpiadi tutti gli atleti risiedono nel villaggio olimpico, a parità di trattamento.
Il problema della parità di condizioni diviene comunque tragico se applicato alla società: i ricchi vengono tassati (in proporzione) più dei poveri appunto per un problema di uniformare i vantaggi… Ma questo è un altro discorso.