Il costo di opportunità di impegnarsi in una attività è il valore di tutto ciò a cui si deve rinunciare per perseguirla.
Supponiamo che tu abbia vinto un biglietto gratis per il concerto di Eric Clapton di questa sera. Ti è formalmente proibito di rivenderlo. Questa sera ci sarà però anche un concerto di Bob Dylan, che è l’unica alternativa che stai considerando. Un biglietto per un concerto di Dylan costa 40 dollari, ma tu saresti disposto a spendere anche 50 dollari per assistere ad esso. (In altri termini, se i biglietti per il concerto di Dylan costassero più di 50 dollari rinunceresti a quest’opportunità di essere presente, anche se non avessi nessun’altra cosa da fare.) Non c’è alcun altro costo per vedere l’uno o l’altro concerto. Qual è il tuo costo di opportunità di assistere al concerto di Clapton?
Se avete problemi a visualizzare le risposte possibili, potete rispondere qui.
Questa domanda l’ho trovata in Robert H. Frank, Polli contro balene. E altri piccoli enigmi quotidiani, Longanesi, 2009, alle pagine 14-15.
Il quesito è stato posto a 270 studenti universitari e 199 economisti di professione. A rispondere correttamente sono stati il 7,4% degli studenti e il 21,6% degli economisti – in entrambi i casi un risultato peggiore di quello che potrebbe ottenere un gruppo di scimmie ammaestrate a barrare a caso una risposta.
Vediamo come se la cavano i lettori di questo blog (il testo, purtroppo, fornisce subito la risposta, quindi non so se avrei risposto correttamente).
io ho risposto, ma non so se posso dire la mia risposta e il mio ragionamento qui (non vorrei influenzare gli altri)
pensando che fosse un tuo quesito esistenziale, ho votato a cuor leggero prima di rendermi conto che la domanda è accademica, e adesso risponderei una cosa molto diversa.
sarà interessante vedere cosa viene fuori dalla discussione. se ho capito qualcosa, trovo che il nome “costo di opportunità” sia fuorviante.
@Vaaal: Sollevi un problema al quale non avevo pensato: quanto tempo lasciare per le risposte?
@tomate: Da quel che ho capito, gli economisti chiamano costo anche quello che per i non economisti non lo è: il mancato guadagno.
Ho dovuto leggere il post almeno dieci volte prima di capirlo ma poi ho risposto, spero giustamente. 😀
Quando ci fai sapere la risposta?
Ho risposto anche io, ma forse il concetto di “mancato guadagno” mi frega…
Ho già risposto, ma credo che la definizione sia un po generica; poiché penso che generico sia il termine valore utilizzato nella definizione stessa.
Il costo opportunità viene solitamente definito come il costo di ciò che perdi in una scelta tra due opzioni. In diritto è dato dalla somma tra lucro cessante e danno emergente. Nelle discipline economiche, se devo fare un investimento (supponiamo investire 100.000 euro per aprire un’attività di vendita al dettaglio), il costo opportunità è dato dal mancato guadagno che potrei ottenere investendo gli stessi soldi in attività alternative. Di solito, come termine di paragone ci si riferisce preferibilmente ad attività prive di rischio quali i titoli pubblici.
Mi sembra strano che solo il 21,6% degli economisti abbia risposto correttamente. A meno che, come in tutte le scienze inesatte, i cui istituti hanno natura puramente convenzionale, qui ci si riferisca a una definizione di costo opportunità che non è quella generalmente accettata.
P.S. mi spiego meglio.
Può risultare non univocamente determinata la nozione di costo (o valore) cui fare riferimento comparativo. Il prof. Triburzio Ippocastani, titolare della cattedra di Economia II all’Università degli Studi di Monfalcone, in opposizione al suo illustre collega, prof. Almerigo Micighetti docente di Scienza delle Finanze dell’Università di Pateracchi, sostiene che esso costo debba essere corretto della componente inflattiva così come desunta dalla dinamica dei prezzi al comsumo, attraverso l’introduzione al denominatore di fattore di correzione sigma, che si può definire come “operatore compensativo di opportunità”; il prof. Micighetti, pur apprezzando nelle intenzioni il contributo del prof. Ippocastani, non condivide l’assunto di questi, reputando che la formula non debba subire alcuna manipolazione per effetto della correzione derivante dalla componente inflattiva, pena la perdita di rappresentatività dei risultati ottenibili, soprattutto se riferiti a un periodo di stagnazione quale quello corrente. E così via …
Innanzitutto complimenti per il Blog, veramente interessante.
Volevo solo far notare che la presenza dei risultati porta a ragionare soprattutto sulle risposte a prima vista assurde, e potrebe spostare un pò i voti.
Almeno così è stato per me, attendo la risposta esatta 😀
comunque risulta anche a me difficile credere che il neanche il 30% degli economisti abbia visto giusto. Nel mio libro di economia questo concetto è nei primissimi capitoli, sottolineato e strasottolineato, boh
Ho votato (e sono d’accordo con mr.bash [#6], quindi se ho sbagliato dirò che la domanda non era chiara).
A quando la soluzione?
lector,
> Il costo opportunità viene solitamente definito come il costo di ciò che perdi in una scelta tra due opzioni.
questa definizione (che è quella intuitiva e mi farebbe propendere per una certa risposta) è ben diversa da questa:
> Il costo di opportunità di impegnarsi in una attività è il valore di tutto ciò a cui si deve rinunciare per perseguirla.
a parte il fatto che, con m.bash, “valore” è un concetto abbastanza soggettivo. ma soprattutto non vuol dire affatto che sia un costo o un mancato guadagno. come in questo caso, in cui si parla di una mancata spesa. e allora propendo per la risposta opposta.
@–>Tomate
Chiaramente – e se non era chiaro, lo preciso doverosamente – la mia era una definizione data a braccio, in base a ricordi oramai sopiti da oltre vent’anni (che possono pure essere fallaci). Tuttavia, posso assicurarti che, professionalmente, una ben precisa nozione di “costo opportunità” trova ampio impiego nella pratica, in particolare dove sei chiamato a stimare il valore di avviamento dei compendi aziendali o societari. Per determinare la componente dell’avviamento, una delle tecniche maggiromente accettate, prevede proprio l’individuazione del “costo opportunità” di investimenti alternativi, al fine di definire il plusvalore rispetto a questi, conseguibile dall’investimento che stai stimando.
Un’altro appunto. Il concetto “agostiniano” di “valore”, in economia, è oramai arcaico e legato a concezioni che si richiamano agli assoluti. Quello che una volta veniva chiamato “valore”, oggi è più realisticamente rappresentato da nozioni quali “prezzo” o “costo”, per indicare termini scaturenti da analisi comparative, dove non esistono fattori avulsi o slegati uno dall’altro, ma ben precisi legami e concatenazioni.
Terza ed ultima considerazione: io ho partecipato e dato una risposta tra quelle proposte (seguendo i ragionamenti che ho cercato di esplicitare), ma non so proprio quale sia la soluzione esatta.
P.S. “plusvalore”: rectius —> sovrareddito
P.S.2
Ovviamente, non ho scritto la risposta che ho dato, per non rovinare il giochino a Ivo.
E vabbe’, allora ho capito la risposta (e ho capito di aver sbagliato)…
Mi si lasci dire però che non ci penserei un attimo a scegliere Eric Clapton, soprattutto considerando che è gratis, specie se sapessi che dedicherebbe gran parte del suo concerto all’esecuzione dei brani di inizio carriera (i Cream!).
La risposta giusta è: 10 dollari.
Al momento hanno risposto correttamente 4 persone (pari all’11%).
La spiegazione, così come viene data nel libro citato (dal quale ho copiato anche la presentazione del problema), è la seguente:
Per andare al concerto di Clapton devo rinunciare al concerto di Dylan. Il concerto di Dylan per me vale 50$, ne costa 40$ quindi andando a quel concerto “guadagno” 10$.
Se il concerto di Clapton per me vale più di 10$, dovrei andarci; se ne vale meno, mi conviene andare a vedere Dylan.
Un breve commento.
La difficoltà, secondo me, sta nel fatto che il concerto di Dylan è una esperienza (il cui valore è molto variabile: per restare in ambito musicale, un concerto di Beethoven per me ha un valore molto alto, mentre uno di Gigi D’Alessio ha un valore addirittura negativo (sarei disposto a pagare per non andarci, nel caso ci fossi costretto; per altre persone può valere il contrario), non una cosa.
Difficile pensare che una esperienza, che di fatto non c’è più, sia da segnare tra le cose “in attivo”, mentre l’acquisto di un bene (che in teoria posso rivendere) presenta meno problemi.
Per quanto riguarda gli economisti di professione: la domanda è stata posta durante un convegno. Se è stato posto a fine giornata, subito prima del rinfresco e dopo una noiosa conferenza… in quel caso, a sorprendere è che ben il 21% abbia risposto correttamente, non che il 79% abbia sbagliato!
io ho risposto bene, urrah urrah
Io ho dato una risposta sbagliata (come previsto, non avevo capito il concetto di mancato guadagno).
Aggiungimi tra quelli che hanno sbagliato: ho risposto 50 euro, considerando l’intera differenza tra il “valore” che attribuisco al concerto di Dylan (50) e ciò che mi viene a costare il biglietto di Clapton (0). A pensarci bene, gli elementi che ho assunto non erano però omogenei tra loro, perché in realtà nel quesito non viene esplicitato il “valore” che io attribuisco al concerto di Clapton.
“in realtà nel quesito non viene esplicitato il “valore” che io attribuisco al concerto di Clapton”
Ma in effetti qui non è in discussione il valore del concerto di Clapton, ma il suo costo di opportunità (che è il parametro contro cui confrontare il suddetto valore, ma detto confronto è fuori dalla discussione).
La cifra di 10 euro salta fuori dal fatto che se non vado al concerto di Dylan perdo i 50 euro del valore ma risparmio i 40 del costo del biglietto.
Oops! Non mi sono accorto che la soluzione era già stata data da Ivo.
Tra l’altro, pensandoci, se così non fosse avrei bruciato il quesito…
Ok, vado a letto.
Io ho sbagliato anche perché ho risposto troppo imulsivamente, a volte è meglio sospendere il giudizio e riflettere. L’argomento di Weissbach #22 è semplice e convincente, per me il migliore (perfidamente (nella nuova accezione ad uso degli amici della santa inquisizione)).
mai inviare troppo impulsivamente o capita come sopra!!!11
@Weissbach: Complimenti: la tua spiegazione è nettamente migliore e più comprensibile della mia e di quella del libro.
Mai pensato di fare l’economista di professione? 😉
Come al solito in questi sondaggi l’unica cosa interessante è l’insieme delle definizioni.
Grande l’idea di sottrarre al costo di opportunità quello del biglietto…??? Boh??? Va beh? (citazione da zelig- Giovanni Vernia).
Scherzi a parte ( non il programma 😉 ) se ho capito qualcosa l’andare gratis da Clapton non dovrebbe avere un costo (oppure non ho capito nulla) se il biglietto lo regalo o lo scambio con una birra cosa succede? A meno che come suggeriva Ivo preferiresti pagare per non andare a vedere Clapton…. no! non mi convince…
anzi se vado a vedere Clapton risparmio direttamente 40 euro (di Dylan) e non 10 ( o viceversa se ci vado devo spendere 40 euro e buttare vià il biglietto). L’unica chance per i 10 euro e che avevo detto che Dylan valeva 50, ma perchè confrontarla con il costo del biglietto di Clapton che io ho gratis? o i 40 sono quelli del biglietto di Dylan che per me valeva 50? …
Ragazzi se doveste fare i bagarini voi finireste per rimetterci!!!!
Un sorriso
@il più Cattivo: Ok. Lasciamo perdere il concetto di costo di opportunità. Prendiamo le due alternative così come sono:
Dylan – costo: 10$; guadagno: 50$
Clapton – costo: 0$; guadagno: ??$
Dove con guadagno intendo il valore, in denaro, che tu dai all’esperienza di assistere al concerto – la cifra massima che saresti disposto a spendere per assistere allo stesso.
Messa così, quanto deve piacerti Dylan – quale è il prezzo massimo che sei disposto a spendere – per andare a vederlo invece di andare da Clapton?
@–>Ivo
Mi pare che la domanda sia stata formulata con un piccolo tranello (nel quale pure io sono cascato). L’elemento Clapton è infatti assolutamente ininfluente ai fini del calcolo:
Valore Dylan (50) – Costo Dylan (40) = 10 (Vantaggio netto o Costo opportunità Dylan, da contrapporre a qualsiasi altro fattore di confronto)
Costo effettivo di Clapton (apparentemente 0), in realtà = 10, corrispondente al vantaggio netto derivantemi dal concerto di Dylan al quale, decidendo di andare a vedere Clapton, rinuncio.
@Ivo : Non mi far fare il professore. 🙁
Però: il biglietto di Dylan costa 40 (e non 10).
Comunque il guadagno come mancato costo è un concetto per me border-line.
Ricordo il risparmio come guadagno, ma dovrebbe essere rappresentato come sconto non come rinuncia al bene. 😉
Quindi è il concerto di Dylan che ha un guadagno di 10 (e non costo, mi auguro che almeno vi sia una inversione di segno se continuiamo a parlare di costo sarà -10)
Se lo dovessimo considerare come costo di mancata opportunità sarebbe appunto quello di Dylan a valere -10 (ovvero se non vado a vedere il concerto che oggi costa 40 e ci vado la settimana prossima a 50 perdo 10). Ma in tutto ciò ci sono delle assunzioni che non trovo da nessuna parte. Ad esempio perchè domani il concerto non potrebbe costare un valore diverso?
Un’altra confusione è dettata dal valore del biglietto di Clapton. Se lo dovessi pagare, ad esempio una cifra ridotta quale sarebbe quella che accetterei (questo dovrebbe essere il costo di oportunità). Infine perchè mettere il costo dei due biglietti uguale? Più che una semplificazione mi sembra una trappola.
Ho smesso di insegnare ormai da quasi vent’anni, ma sinceramente non avrei dato ai miei ragazzi un esercizio così poco definito….
Torno infine alla tua domanda
Non era un dato del problema ? Ovvero 50 ? Il fatto che tu per andarci rinunci a un biglietto del valore (o costo???) di 40 vorrebbe portarlo a 90??
Se quella sera c’è un concerto dei Green day (così sembro giovane) che per te varrebbe 45 (sempre meno di Dylan) ma che viene 60, ciò compenserebbe qualcosa?
Un Sorriso
P.S. .mau. non l’ho sentito in proposito, di solito è lui che ci svela gli arcani! 🙂
@il più Cattivo: Mi sa che ho fatto un po’ di confusione tra Clapton e Dylan…