Pungolato da lector in fabula, mi imbatto in questa curiosa definizione dei cristiani: cretini eterodiretti:
Vorrebbero che ai cristiani fosse tolto il diritto di parola e di voto… in quanto cretini eterodiretti dal Vaticano.
Il problema che sta dietro questa definizione è, allo stesso tempo, filosofico, religioso e politico: se non si separano questi aspetti, non se ne esce.
Il problema dei cristiani cretini, innanzitutto, è un problema etimologico. Come riporta il Devoto-Oli, c’è poco da discutere:
Dal franco-provenz. crétin (che è dal lat. christianus) nel senso commiserativo di ‘povero cristiano’ | sec. XVIII
Tuttavia, come subito riconosce il tanto criticato Odifreddi, le etimologie significano ben poco, e servono solo a fare qualche battuta.
Politicamente, che si sia cretini eterodiretti o intelligenti autodiretti, poco importa. In politica dovrebbero contare solo le argomentazioni razionali, quale che sia la loro origine. Non esistono Sante ragioni, per citare il titolo di un libro di Telmo Pievani e Carla Castellacci, ma solo buone o cattive ragioni.
Filosoficamente, occorre capire cosa sia la fede, cosa significa credere: se si tratta di un atteggiamento che ha un oggetto ben specifico o no, oppure un misto delle due (in fondo che esista una cosa come la fede è una invenzione linguistica). Nel primo caso è possibile giudicare la razionalità di un simile atteggiamento a partire dall’oggetto di credenza, nel secondo caso, ovviamente, no.
Religiosamente, c’è il problema del rapporto tra fede e ragione: ammettendo che vi sia sempre accordo tra i due, rimane il problema di capire se è la fede che completa la ragione, la ragione che completa la fede e, soprattutto, chi stabilisce i confini: è la fede che ferma la ragione o quest’ultima che lascia spazio alla prima?
Infine, una nota positiva: persino Richard Dawkins si definisce culturalmente cristiano e si unisce ai cori natalizi.
Foto di rabendeviaregia.
Penso che questo sarà l’ultimo commento su tematiche religiose per un po’ di tempo.
Ho già scritto molte cose, troppe tenendo conto che non ho assolutamente le cose in chiaro.
Caro Ivo, replico alla tua dichiarazione d’intento parafrasando una nota frase Clemenceau, che per me è un po’ come il prezzemolo (nel senso che va bene sempre): “la religione è una cosa troppo seria per lasciarla ai religiosi!” (politicalmente, socialmente, psicologicamente, filosoficamente, economicamente…..) 🙂
Mi dilungo, abbiate pazienza.
Immagino che il referendum su staminali e fecondazione sia un ricordo fresco per tutti.
Mia madre votò contro le staminali e la fecondazione. La cosa mi lasciò basito: mia madre! La stessa donna che mi ha inculcato l’idea della dignità femminile, che ha insegnato a me e mio padre a non sentirci meno uomini facendo una lavatrice, che mi spiegava il significato della parola laicità, che tuona contro i patti lateranensi, per non parlare dell’inquisizione e di Giordano Bruno e Galileo.
Ho provato a parlarle e mi ha colpito quello sguardo ottuso di persona che non riesce bene ad afferrare e quella insuperabile paura di fondo.
Un atteggiamento che neanche lei fatica a definire “irrazionale ma tant’è”.
Tempo dopo ho sentito Galimberti sulla tecnologia e per quanto possa averlo trovato insopportabilmente pessimista è pur vero che per molti la tecnica va più veloce di quanto sia tollerabile.
ps: Sono molto incuriosito, perché non scrivi un post sulle cose non chiare?
lector: e a chi darla in mano, allora? 🙂
ferrigno: Galimberti è quasi fastidioso nel suo pessimismo, però non ha affatto torto quando nota che l’uomo della strada non riesce più a capire la tecnica e ne ha paura.
Perché non scrivo un post sulle cose non chiare? Risposta uno: perché ho una ferrea etica argomentativa e scrivo solo di cose che conosco. Risposta due (più sincera della prima): perché non saprei bene cosa scrivere.