Più che un commento, una richiesta (ieri sera, sopravvalutando come sempre il mio inglese liceale, ho fatto la stupidaggine di non prendere le cuffie)… forse ho capito male, mi pare che ad un certo punto Dennett, parlando dell’aspetto temporale della coscienza, abbia fatto un paragone molto carino dal pdv di una bibliotecaria universitaria che si occupa di archivi aperti online: + o – dovrebbe aver detto che col web non è più così facile stabilire quando una pubblicazione è una pubblicazione, e di che cosa / di che versione: preprint, postprint… so che non è un argomento particolarmente interessante per chi non fa il mio mestiere, ma magari qualcuno ha colto lo stesso questa perla di saggezza, e me la sa precisare (oppure correggermi se ho preso lucciole per lanterne)?
@la ale: Benvenuta!
Anche io ho rinunciato alle cuffie (le ho prese – con somma perplessità della ragazza per la mia patente elvetica lasciata in deposito – ma le ho usate pochissimo), quindi può essere che abbia colto solo una parte di quel che Dennett intendeva dire riferendosi al web.
In poche parole: nel 1991, Dennett ha paragonato la coscienza al risultato di un lavoro editoriale (immagino) di tipo accademico, con varie stesure presentate e discusse con amici e colleghi; a un certo punto da queste stesure provvisorie e antagoniste si arriva alla versione definitiva che viene pubblicata. Il web, che nel ’91 non c’era, ha complicato ulteriormente questo lavoro editoriale, a partire dalla pubblicazione che diventa molto più sfumata (molti professori mettono i draft sul proprio sito: quello che un tempo era un privilegio – conoscere anzitempo le pubblicazioni – adesso è a portata di tutti), rendendolo forse più simile a quel che accade nel nostro cervello.
Non sono un esperto di Dennett e non so se abbia approfondito il tema del web – la voce (scritta da lui e da Kathleen Akins) di scholarpedia non ne reca traccia.
Avete ragione tutti e due. In effetti Dennett a detto entrambe le cose, perché l’esempio andava bene per due cose diverse delle quali aveva appena parlato.
La “teoria dei draft”: alla fine tu pubblichi il libro, non i draft. I draft girano tra pochi amici, alla fine esce il libro che è il prodotto dei draft in competizione. Con internet il paragone diventa più complesso (forse anche più interessante). Metto in rete i draft e metto in rete anche le pubblicazioni. Quindi diventa difficile distinguere il draft dalla pubblicazione, a volte magari il draft diventa più popolare della versione definitiva ecc…
Ma domandarsi “quando uno scritto smette di essere un draft e diventa una cosa diversa (una pubblicazione?” è come domandarsi “quando avviene la speciazione”. Io non vedo la speciazione più di quanto non veda la trasformazione del draft in pubblicazione. Vedo solo nascite e testi. E dico “c’è speciazione” oppure “ecco la pubblicazione” solo a posteriori.
E’ vero, pare pure Socrate.
Due delle 3 figure centrali nella civiltà occidentale: il satiro di Atene e Babbo Natale.
Assomigliasse pure a Caio, il proprietario dell’osteria all’Approdo, sarebbe perfetto.
Me lo sono perso, e rosico.
Oh, giuro che gli errori anche madornali di ortografia (tipo “a detto”) dipendono più da questa tastiera del piffero sulla quale scrivo che non dalla mia notoria e crassa ignoranza.
E alla fine della fiera, ieri ho dimenticato di farmi firmare il libro da Dennett.
@Tommy: Ti capisco: la tua tesi era (anche) su Dennett, no? Dai, prima o poi tornerà in Italia…
(La mia tesi era su Wittgenstein – difficile che tenga conferenze, al massimo qualche seduta spiritica…)
@Persio: Già, la storia della speciazione me l’ero persa (ma poi, esistono le specie?).
Auanto al libro di Dennett con autografo: quanto offri? 😉
Non offro niente. Mi accontento, per adesso, di un acrostico scritto da lui sul mio brogliaccio:
DARWIN
Delere
Auctorem
Rerum
Ut universum
Infinitum
Noscas!
@Persio: In effetti mi sa che vale di più il tuo DARUIN…
IT’S TRUE! Daniel Dennett is actually Santa Clause! 😀
@eno: A me ha anche ricordato Socrate…
Più che un commento, una richiesta (ieri sera, sopravvalutando come sempre il mio inglese liceale, ho fatto la stupidaggine di non prendere le cuffie)… forse ho capito male, mi pare che ad un certo punto Dennett, parlando dell’aspetto temporale della coscienza, abbia fatto un paragone molto carino dal pdv di una bibliotecaria universitaria che si occupa di archivi aperti online: + o – dovrebbe aver detto che col web non è più così facile stabilire quando una pubblicazione è una pubblicazione, e di che cosa / di che versione: preprint, postprint… so che non è un argomento particolarmente interessante per chi non fa il mio mestiere, ma magari qualcuno ha colto lo stesso questa perla di saggezza, e me la sa precisare (oppure correggermi se ho preso lucciole per lanterne)?
@la ale: Benvenuta!
Anche io ho rinunciato alle cuffie (le ho prese – con somma perplessità della ragazza per la mia patente elvetica lasciata in deposito – ma le ho usate pochissimo), quindi può essere che abbia colto solo una parte di quel che Dennett intendeva dire riferendosi al web.
In poche parole: nel 1991, Dennett ha paragonato la coscienza al risultato di un lavoro editoriale (immagino) di tipo accademico, con varie stesure presentate e discusse con amici e colleghi; a un certo punto da queste stesure provvisorie e antagoniste si arriva alla versione definitiva che viene pubblicata. Il web, che nel ’91 non c’era, ha complicato ulteriormente questo lavoro editoriale, a partire dalla pubblicazione che diventa molto più sfumata (molti professori mettono i draft sul proprio sito: quello che un tempo era un privilegio – conoscere anzitempo le pubblicazioni – adesso è a portata di tutti), rendendolo forse più simile a quel che accade nel nostro cervello.
Non sono un esperto di Dennett e non so se abbia approfondito il tema del web – la voce (scritta da lui e da Kathleen Akins) di scholarpedia non ne reca traccia.
Avete ragione tutti e due. In effetti Dennett a detto entrambe le cose, perché l’esempio andava bene per due cose diverse delle quali aveva appena parlato.
La “teoria dei draft”: alla fine tu pubblichi il libro, non i draft. I draft girano tra pochi amici, alla fine esce il libro che è il prodotto dei draft in competizione. Con internet il paragone diventa più complesso (forse anche più interessante). Metto in rete i draft e metto in rete anche le pubblicazioni. Quindi diventa difficile distinguere il draft dalla pubblicazione, a volte magari il draft diventa più popolare della versione definitiva ecc…
Ma domandarsi “quando uno scritto smette di essere un draft e diventa una cosa diversa (una pubblicazione?” è come domandarsi “quando avviene la speciazione”. Io non vedo la speciazione più di quanto non veda la trasformazione del draft in pubblicazione. Vedo solo nascite e testi. E dico “c’è speciazione” oppure “ecco la pubblicazione” solo a posteriori.
E’ vero, pare pure Socrate.
Due delle 3 figure centrali nella civiltà occidentale: il satiro di Atene e Babbo Natale.
Assomigliasse pure a Caio, il proprietario dell’osteria all’Approdo, sarebbe perfetto.
Me lo sono perso, e rosico.
Oh, giuro che gli errori anche madornali di ortografia (tipo “a detto”) dipendono più da questa tastiera del piffero sulla quale scrivo che non dalla mia notoria e crassa ignoranza.
E alla fine della fiera, ieri ho dimenticato di farmi firmare il libro da Dennett.
@Tommy: Ti capisco: la tua tesi era (anche) su Dennett, no? Dai, prima o poi tornerà in Italia…
(La mia tesi era su Wittgenstein – difficile che tenga conferenze, al massimo qualche seduta spiritica…)
@Persio: Già, la storia della speciazione me l’ero persa (ma poi, esistono le specie?).
Auanto al libro di Dennett con autografo: quanto offri? 😉
Non offro niente. Mi accontento, per adesso, di un acrostico scritto da lui sul mio brogliaccio:
DARWIN
Delere
Auctorem
Rerum
Ut universum
Infinitum
Noscas!
@Persio: In effetti mi sa che vale di più il tuo DARUIN…