Alessandro Gilioli si lamenta, secondo me giustamente, della poca trasparenza delle modifiche alla discussa legge sulle intercettazioni.
È una inezia, ma a un certo punto scrive:
In teoria saremmo noi cittadini sia i mandanti (in quanto elettori) sia i destinatari (in quanto opinione pubblica) di questa legge: invece ciccia, è una discussione privata tra Ghedini, Bongiorno e D’Ambrosio, a noi forse ci avvisano quando hanno finito.
Una legge non ha destinatari: non è una comunicazione, un messaggio che qualcuno manda a qualcun altro.
La legge non è un messaggio – può agire come tale, ma secondariamente. Pensare le leggi come messaggi – mettere quello che è un aspetto secondario al primo posto – significa tornare alle grida manzoniane: norme inefficaci, il cui scopo è rassicurare le persone che si sta facendo qualcosa.
Mi sembra in realtà una obiezione da filosofo.
Esiste un requisito di trasparenza da parte dello stato e della pubblica amministrazione.
Da una parte ha imposto ad ogni ente un ufficio stampa e dall’altra ha richiesto la messa on line di gran parte dei dati sul funzionamento.
Ora tutti gli atti del parlamento sono consultabili, ma non sono sempre chiarissimi.
Ammetto che per capire – e non in maniera dettagliata – il ddl 1611 sulle intercettazioni ci ho messo un paio d’ore.
Ogni riga rimanda ad articoli di legge diversi.
Non è tanto un problema per il singolo cittadino che o si prende il cruccio di analizzare il testo fino in fondo o getta la spugna a metà ddl.
Io mi preoccupo più per la stampa.
La cronaca parlamentare, specie su giornali di “denuncia” come il Fatto, è qualcosa d’allucinante.
I giornalisti spesso non capiscono e nell’incombenza redazionale di chiudere il numero entro le 20.00 producono enormità.
“Enormità” vuol dire “cazzate”, chiaramente.
L’incapacità individuale si traduce poi in sensazionalismo, disinformazione e a volte panico.
Il caso più recente è stata l’ondata d’indignazione per un presunto “emendamento salva-pedofili”, che a leggerlo con cura nulla c’entrava con la pedofilia e la violenza su minori.
Io credo sia molto importante la trasparenza nell’esponenziale sviluppo del web.
Le informazioni, specie quelle false, tendono a diffondersi sulla rete peggio che l’influenza d’inverno.
Se aumenta la fruibilità diretta, chiara ed immediata alle fonti originarie, si ha un formidabile vaccino contro le panzane.
Insomma, l’importante non è solo e non è tanto garantire pubblicità alle leggi.
Per il cittadino è più essenziale conoscere il processo legislativo, la cui conoscenza è per lo più limitata alle ripetitive dichiarazioni dei portavoce di partito.
Questo genere di trasparenza ha un valore intrinseco e civico, ma penso anche a un vantaggio digestivo e gastrico.
Se il processo legislativo fosse più chiaro i populisti che ci tediano con aria esaltata e bombarola sulla “casta”, sul “quartierino”, sui “parlamentari ignoranti clericofascisti” e sui “nullafacenti in parlamento”, s’ammutolirebbero.
A vantaggio della mia povera digestione.
@eno:
È un complimento?
(in attesa della risposta: sono d’accordo su praticamente tutto quello che hai scritto.)
Non saprei.
Intendevo “obiezione mirata a rispondere ad un significato preciso, asburgico e squadrato delle parole che sicuramente non era quello del’autore e del lettore comune per cui le parole sono state pensate”.
@eno:
Wow: me lo scriverò su biglietto da visita, se mai ne avrò uno.