Grazie a Marco Ferrari, scopro questo interessante intervento del poeta Davide Rondoni:
Del resto ben prima che voi fisici ci faceste vedere che tutto è movimento ed energia, Dante parlava di “Amore che move ‘l sole e l’altre stelle” e per lui non era una metafora, ma un dato del reale conosciuto. Si tratta di una differenza di velocità – le verità a cui il metodo poetico arriva sono quelle necessarie a un uomo per vivere, e la scienza per analizzare i fenomeni invece ha bisogno a volte di migliaia di anni.
Differenza di velocità e di metodo dunque (la poesia conosce per sintesi, per analogie, vivendo quello stato di conoscenza per stupore e illuminazione che nella scienza accade solo talvolta) ma non di percorso nè di scopo.
Che cosa sia la conoscenza per sintesi e per analogia non mi è chiaro. Ho il sospetto che sia quella cosa per cui di fronte a un fenomeno complicato, uno dice una bella parola che suona bene, butta giù una metafora e un paio di similitudini e tu ti illudi di aver compreso il fenomeno complicato. Ma la mia è malafede, lo ammetto.
C’è una cosa interessante, in questo testo di Rondoni: scienza e poesia vanno a velocità diverse, hanno un metodo diverso, ma il percorso e lo scopo non sono diversi. Insomma, non c’è un’accusa alla scienza scientista che trascura l’essenza dell’uomo. Insomma, c’è spazio per il dialogo.
Anche se sembra che la scienza sia la sorella scema della poesia, secondo me è una buona notizia. Ma sospetto che questa apertura sia legata al fatto che la scienza in questione sia la fisica: fosse stata la biologia, temo che il poeta avrebbe proposto ben altre sintesi. Ma la mia è malafede, lo ammetto.