Le domande retoriche sono, per la retorica, una manna dal cielo. Chi ascolta viene attivamente coinvolto nel ragionamento, o almeno così sembra, e la condivisione della ovvia risposta crea complicità tra chi parla e chi ascolta.
Per la filosofia,1 invece, le domande retoriche sono una sciagura. Dal momento che spesso la filosofia mette in questione aspetti consolidati della realtà, la domanda autentica da cui si cerca di far partire l’indagine filosofica viene scambiata per domanda retorica, e così al dubbio non seguono risposte, ma adesioni – o critiche – al punto di vista implicito nella presunta domanda retorica.
In filosofia, chiedersi, giusto per fare un esempio, perché punire il responsabile di un delitto non è uno sterile esercizio di moralismo, ma un tentativo di avviare un’indagine o meglio un esame – ‘indagine’ fa pensare a un’accusa di colpevolezza – sulle ragioni di un costume sociale diffuso e solitamente accettato.
In conclusione: su questo sito appaiono molte frasi che si concludono con un punto interrogativo. Spesso si tratta di domande, non di affermazioni.
- E temo anche per la scienza, ma ho una laurea in filosofia, non in biologia o in fisica, quindi lasciò ad altri appurare la questione. [↩]