“Pornografia sentimentale” (Pier Marrone), “protesi emotive” (Gianluca Nicoletti, durante un convegno1 ): questi alcune definizioni di Facebook – ma si possono applicare, in più in generale, agli altri social network.
È in effetti evidente che nel mondo dei social network è molto diffuso – per non dire preponderante – l’aspetto emotivo, e questo indipendentemente dal giudizio di valore che possiamo affermare alla dimensione emotiva.
Non conosco molto la bibliografia sulla mente estesa, ma mi sembra che il dibattito sull’estensione tecnologica delle capacità mentali sia concentrato soprattutto sugli aspetti cognitivi, trascurando quelli emotivi. Eppure, come una calcolatrice ci permette di compiere calcoli che, a mente, non riusciremmo a fare, così Facebook ci permette di manifestare – e di provare – emozioni che, senza internet, rimarrebbero inespresse.
Ho il sospetto – ma occorrerebbero ricerche più approfondite – che l’utilizzo principale delle nuove tecnologie riguardi gli aspetti emozionali, non quelli cognitivi (e questo vale anche per le vecchie tecnologie: quanti romanzi vengono stampati per ogni saggio?).
Con la tecnologia il mondo è più piccolo, la nostra mente più vasta – ma questo rischia di valere soprattutto per le nostre emozioni, non per i nostri ragionamenti e le nostre conoscenze. Nel bene e nel male.
- Forme e paradossi della democrazia digitale, Università di Milano Bicocca, 10/10/2008; l’espressione risulta dai miei appunti: mi scuso con l’autore in caso di citazione errata. [↩]
(Post scriptum: ma quanto scrivo???… 😎 )
@Ivo: Ehi ormai ti vedo lanciatissimo e citatissimo…. Complimenti! Però sinceramente mi sembra che in questo post ci siano più argomenti che riflessioni. Innanzitutto mi sembra che tu introduca un argomento che meriterebbe un preambolo per evitare di finire nelle fauci di dualisti e altri parolai. Dimensione emotiva e dimensione cognitive sono strettamente correlate, vorrei dire che sono elementi non di due facce della stessa medaglia ma addirittura presenti nella stessa faccia (arriverei a dire pigmenti della stessa tintura, ma mi sembra un po’ troppo poetico, va beh fatto! 😎 ). Mi sembra che la differenziazione possa albergare nelle speculazioni intellettualoidi 🙁 di alcuni che ben differenzio da te. Il fatto che cercando di comprendere qualcosa di più sulla “mente estesa” sia finito nelle braccia del già noto Chalmers mi conferma della vacuità della ricerca.
Mi ha stupito in particolar modo l’espressione (che in effetti ricongiungerei al pensiero di Nicoletti che non ascolto più dai tempi di radio rai, in quanto invece di approfondire le tematiche mi sembrava ormai adagiatosi come una DeFilippi) riguardo la possibilità di manifestare emozioni che rimarrebbero inespresse. Questo tentativo di ricondurre “il web” ad un mercato televisivo non è certo nuovo e non è il primo in cui i protagonisti di precedenti media cercano di riciclarsi con il minimo sforzo. Ovvio è che il “pubblico” ormai drogato “sentimentalmente” dai cosidetti “fintality” possa trovarsi a maggior agio in social network che potrebbero esserne emuli, ma immaginerei che il compito di chi vuole comprendere dovrebbe essere il cogliere le differenze e spiegarle piuttosto che cercare di appiattire il tutto quasi per dire che ogni tentativo di innovazione non potrà che ricadere negli stereotipi precedenti….
Non posso certo nascondere che nella tua ultima frase cerchi quasi una riabilitazione, e forse condanni gli stessi esponenti delle tesi che presenti, ma come scrivevo all’inizio nel post noto in particolare argomenti e copo riflessioni.
Un Sorriso
P.S: Saggi vs Romanzi… Quanto vale un “Elianto” rispetto ad un “Indagine su Gesù” ? Non è la forma letteraria a definire il valore “cognitivo” vs “emotivo”. Sulle modalità di presentazione degli argomenti riterrei molto interessante una ampia discussione (se c’è già indicatemela) che forse potrebbe rendere onore alla differenza tra media diffusivo e media interattivo. E’ forse la stessa che apprezzeresti se ti indicassi la differenza tra una registrazione di una grande esecuzione e la partecipazione ad un evento musicale (anche se gli esecutori fossero un po’ meno eccelsi) di cui discutevamo pochi “post” addietro.
Non è una gran sorpresa che il tecnologico abbia spesso poco a che fare con l’utile e il conoscitivo.
Pensa solo ai cellulari.
A parer tuo sono usati per lo più perché sono utili a trasmettere informazioni o per tenere contatti con persone?
Squilli, ciao, cm va?, ttt bn?, buon notte, :*, domande inutili, etc.
E’ ugualmente vero che tutti i mezzi retroagiscono sulle nostra “facoltà”. La conoscenza orale non è la conoscenza alfabetizzata. La libertà di stampa nel 1700 non è la libertà di stampa in una delirante, incontrollabile, frammentaria e populista rete mediatica. Le relazioni in una cittadina non sono le relazioni in una metropoli.
Io esorterei a stupircene sempre e a non stupirci troppo.
Anche la conversazione ordinaria per lo più non serve a comunicare informazioni, ma a dimostrare vicinanza, affetto e interesse, ad “aprirsi”, a combattere la routine.
E’ sempre stato così.
@il più Cattivo: Accolgo la critica.
Potrei dire che non pensavo a informazione ed emozione come due cose completamente distinte, ma come due polarità – e cha anche io preferisco un buon romanzo all’elenco del telefono, ma mi limito a dire: cercherò di fare di meglio, in futuro!
@eno: Io usavo il cellulare per scopi conoscitivi – finché non ho attivato una promozione per chiamare mia moglie a un costo fisso mensile.
Ma questo riguarda me, il cui ideale di vita sociale ricorda quello di un sasso 😉