Ho sempre avuto un po’ di perplessità verso i documentari, perplessità che è persino aumentata quando ho incontrato, anche se velocemente, persone che i documentari li realizzano. Ci sono documentari molto belli e interessanti – qualcuno probabilmente l’ho pure segnalato qui, sul sito – ma rimane il problema che il documentario deve avere una immagine di quello che racconta; se un aspetto importantissimo della vicenda non ha una immagine o ha l’immagine sbagliata, sei fregato.
Per questo motivo mi sentirei un po’ a disagio a citare un documentario, per quanto ben fatto, per sostenere una mia tesi, preferendo articoli o libri, anche se il potere comunicativo di un documentario è sicuramente superiore.
C’è chi non si pone i miei problemi e per suffragare le proprie tesi cita non dei documentari, ma delle fiction. In particolare, un film di fantascienza:
Onorevole Marino, La invito a visionare il film l’Alba del Pianeta delle Scimmie, perché probabilmente Le è sfuggito. In questo film scoprirà quanto potrebbe essere inutile e dannoso fare esperimenti sugli animali. Nel film un virus iniettato sui primati stermina tutti gli uomini della terra e al tramonto dell’umanità si contrappone l’alba di un nuovo pianeta dominato dalla scimmie, rese più forti dallo stesso virus che ha sterminato l’umanità. In questo film si evidenzia come non soltanto vengono torturati inutilmente esseri innocenti in nome della scienza, ma l’uomo è destinato a soccombere alle scimmie e alla stessa scienza che si rivela fallimentare e pericolosa proprio per colpa degli esperimenti sulle scimmie.
A scrivere, rimanendo serio, questo testo – indirizzato a Ignazio Marino, candidato sindaco a Roma – è Walter Caporale, presidente dell’associazione Animalisti italiani Onlus.1
Al di là delle questioni animaliste – sulle quali il dialogo è reso difficoltoso anche dai due diversi “sistemi etici” delle parti, uno utilitarista e l’altro deontologico-kantiano –, davvero stai citando un film di fantascienza per convincermi della pericolosità della sperimentazione animale? Non sarebbe, a questo punto, più serio preoccuparsi dei Chitauri, gli alieni che l’anno scorso hanno tentato di invadere New York? C’è andata bene che a fermarli c’erano Hulk, Iron Man, Capitan America e gli altri, ma non so se ci andrà bene la prossima volta…
e chi cita Gattaca contro la ricerca genetica? Siamo lì.
Comunque sulla questione dei due sistemi etici: quando lavoravo là, ho fatto da tutor a una ragazza che ha sviluppato una tesi molto ben fatta (la commissione la ascoltava con vero interesse, e non era certo una commissione di scientific-minded people) sull’etica degli animali – non l’etica nostra per trattare gli altri animali, proprio l’etica degli animali. Partendo da De Waal, empatia e cose così, arrivava a un sistema quasi deontologico che io avrei voluto ancora più approfondito, perché se avesse proseguito sulla linea avrebbe ottenuto soluzioni ancora più radicali di quelle di Peter Singer: noi dobbiamo rispetto agli animali non perché “possono soffrire” (utilitarian) ma perché soggetti a pieno titolo del mondo morale tanto quanto noi umani in quanto capaci di discernere un comportamento morale da uno che non lo è. E così non mangiarli, non torturarli ecc.
Non è una vera risposta al tuo post ma è in qualche modo attinente e mi fa piacere ricordare che ero veramente orgoglioso da bravo mentore 😀
@alex: Se la prendi come critica sociale, Gattaca – e le distopie in generale – un po’ di senso ce l’ha: se facciamo certe norme potremmo finire così. Ma il determinismo genetico non è che diventa vero semplicemente perché su quello si basa Gattaca.
Dalla citazione di De Waal, immagino si parlasse soprattutto di primati. O si esploravano altre specie? Dubito che un nematode possa essere considerato soggetto del mondo morale…
primati, canidi, uccelli, mammiferi acquatici e altri pesci, ecc., animali con un “cervello” e una “socialità” che scelgono di collaborare invece di combattere. E citava anche esempi interspecie, come i casi in cui una femmina di una specie si prende cura di cuccioli di una specie diversa (e a volte anche “nemica naturale”). Davvero una bella tesi e un’eccellente presentazione, veramente la migliore a cui ho assistito. Ho ancora la sua tesi nella mia biblioteca. Con scritto il mio nome in oro sulla copertina come correlatore 😀
Comunque, sono stupito dal tuo stupore sul fatto che il dibattito pubblico italiano sia basato sulla retorica e non sugli argomenti.
(E Hulk spacca!)
@alex: Bisognerebbe capire quanto questi episodi siano rappresentativi per costruirci su una teoria morale. Il nematode, in ogni caso, mi sembra escluso!
Il mio stupore non è per l’utilizzo della retorica, ma per l’utilizzo così idiota della retorica. Mi avesse citato un documentario, delle immagini strazianti, avesse chiesto “testeresti un medicinale sul tuo cane?”… ma un film di fantascienza!
“animali (…) che scelgono di collaborare invece di combattere”.
Sarebbe interessante conoscere i presupposti di questa conclusione nel dettaglio. Magari potrebbe permettermi di cancellare qualsiasi dubbio sulla effettiva consistenza della analoga capacità di scelta negli esseri umani.
Caro Walter Caporale,
stai perdendo tempo, al di là della (necessaria) retorica: Marino non avrà visto “l’alba del pianeta delle scimmie” – ma avrà senz’altro visto “la carica dei 101” e non gli ha fatto né caldo né freddo; è un uomo cattivo dentro.
(fidati: te lo dice uno cresciuto a furia cavallo del west E a filetti di cavallo, che allora era carne economica…)
questa mattina c’era un episodio della serie classica di Star Trek in cui capitavano su un pianetucolo abitato da soli 38 individui che si erano dati nome di Platoniani, dal momento che erano stati sulla Terra al tempo di Platone e volevano vivere secondo i canoni della Repubblica. Su 38 ce n’erano 37 dotati di poteri psichici regalati da quel che mangiavano su quel pianeta, e uno invece no.
Era pure un nano.
Alla fine scoprono che c’è un ormone che agisce in collaborazione con la pituitaria e quindi il legame con la crescita fisica: si diventa “menti superiori” solo se il fisico è già a posto (kalokagazia, no?).
Ovviamente la società locale è il peggio dell’universo, nonostante loro ritengano di aver fondato (cit) la “più democratica delle società”. I 37 dotati di mente superiore scherniscono e schiavizzano il nano normale (…), sono dei decadenti arroganti, una casta annoiata, trimalcioniani (e si chiamano tra loro anche “accademici”, claro, discepoli di Platone).
Quando scoprono l’ormone, Kirk e Spock se lo iniettano e dopo qualche ora sono in grado di resistere al condizionamento dei Platoniani (non mancano scene di grande recitazione in cui Kirk si contorce come un lombrico, Spock danza attorno alla testa di Kirk bloccato a terra e sta per calpestarlo, ed entrambi vengono coinvolti in “orge” – così dice il platoniano capo – con Uhura e un’infermiera dell’Enterprise, tutto per il diletto degli accademici) e anzi a rovesciarlo addosso a loro, avendo iniettato una dose doppia (ah, la scienza del potenziamento!). Il nano invece non vuole quel farmaco delle meraviglie: meglio, mille volte meglio, essere un povero nano deforme e con una mente inferiore, piuttosto che un Platoniano!
(va bene? Vuoi mandare una mail a coso per dirgli di non studiare filosofia perché il rischio è l’utopia platoniana e ce lo insegna Star Trek?)
@Marcoz: Ma anche gli umani collaborano. Se è vantaggioso per il soggetto e, ancora meglio, se è a svantaggio della controparte.
@ricco&spietato: In effetti come fai a non commuoverti con la carica del 101?
@Alex: è la puntata del primo bacio interraziale della tv USA?
no non è quella. Ci sono momenti di rara poesia quando l’infermiera confessa che avrebbe sempre voluto star così vicina a Spock ma in quel momento no perché la costringeva una forza estranea, o quando Uhura trema come una donnicciola e racconta che ogni volta che ha avuto paura sulla nave ha poi sentito la voce di Kirk e si sentiva sicura (la serie che ha voluto abbattere il razzismo poi cade in un così banale sessismo?), ma non è quella.
Comunque, “linkino puccioso da condividere su Facebook”: http://www.corriere.it/animali/foto/05-2013/orso/scimmia/orso-scimpanze-amicizia-che-non-ti-aspetti_5880b89a-b715-11e2-8651-352f50bc2572.shtml#1
Rimanendo un po’ seri, i rapporti interspecie sono molto comuni: la tesi della laureata partiva dalle teorie evolutive della morale (ovvero sviluppo di empatia al di là della cerchia famigliare in aree sempre più ampie) ed era quindi inizialmente descrittiva, tanto che si potrebbe dire che “quella non è morale, non c’è scelta nell’essere gentili per natura”. Però poi arrivava a teorie deontologiste, quindi a una visione totalmente normativa dell’etica. E per inciso, usare una teoria deontologista è molto più radicale che usarne una utilitarista: in quest’ultima non faccio del male agli animali perché so che possono soffrire come me, nella prima non lo faccio perché riconosco loro uno status di agenti morali che nell’utilitarismo non serve (gli utilitaristi sono quelli che ucciderebbero anche i bambini già nati se ammalati senza speranza di malattie gravi e invalidanti, per dire).
Ma restiamo sul semplice: uomini e cani collaborano da millenni, e non necessariamente solo perché hanno uno scopo comune, ma ormai perché si pensa che molti animali meritino di essere inclusi a pieno titolo (non li mangiamo) nella stessa cerchia morale nostra. E loro si comportano facendo scelte altrettanto etiche, come quando salvano gente da case in fiamme.
@Ivo
“Il mio stupore non è per l’utilizzo della retorica, ma per l’utilizzo così idiota della retorica. Mi avesse citato un documentario, delle immagini strazianti, avesse chiesto “testeresti un medicinale sul tuo cane?”… ma un film di fantascienza!”
Se, invece che della sperimentazione animale, si discutesse della malvagità del popolo ebraico e, piuttosto che un film di fantascienza, si citasse un film storico* come Jud Süß? Si potrebbe obiettare anche in questo caso, ma il punto debole non sarebbe tanto la fantascienza quanto il fatto, più generale, che l’argomento retorico della fiction come prova di qualcosa circa il reale è – sempre o quasi – invalido (sebbene sciaguratamente persuasivo).
* Quel film è ispirato (molto) liberamente a fatti storici ma è sostanzialmente propaganda nazista. Se non ci si vuole impelagare in lunghe analisi di quanto ci sia di vero nel film antiebraico, non si può far altro che rifiutare in toto la forma dell’argomento “la finzione x dice che y è vero dunque y è vero anche nella realtà”.
A volte però la fantascienza serve proprio a creare un ambiente fittizio nel quale portare agli estremi termini una situazione, una teoria, o una possibilità. “Cosa succederebbe se…” può essere l’inizio di una domanda politica o morale, ma anche l’attacco di un buon libro/film fantascientifico. Pensiamo a un romanzo come 1984: davvero è solo fantascienza? Direi che anche in questo caso non si può generalizzare.
In questo caso, il titolo del post può essere illuminante, se letto nel senso di “fai la citazione appropriata”.
Non è l’oggetto della citazione in sè a suscitare perplessità, quanto la sua diafasia rispetto all’assunto che intendeva stigmatizzare.
Probabilmente, riferito ad altro contesto, il citare un film di fantascienza poteva anche starci.
@alex: Ti sei distratto guardando l’infermiera Chapel (che nel primo film è diventata dottore e nella realtà ha sposato il creatore della serie) e ti sei perso il primo bacio interrazziale della tv USA, perché la puntata, ho controllato, è quella.
Comunque hai colto nel segno: la fiction – ed è anche il caso di Süss l’ebreo citato da shostakovich – è molto utile a mostrare pregiudizi e assunti impliciti di chi l’ha creata.
Per tutto il resto, vale effettivamente poco. Se non sbaglio alle presidenziali francesi del 2007, alcuni sostenitori di Ségolène Royal pubblicarono un libro di fantascienza, mostrando come sarebbe stata la Francia governata da Sarkozy. Sarebbe simpatico ricuperare quel libro e chiedere un commento agli autori…
@Galliolus: Entriamo nel campo minato degli esperimenti mentali.
Filosoficamente parlando, li trovo utili per testare i concetti, e non è questo il caso. Retoricamente parlando, possono dare consistenza a domande e preoccupazioni non evidenti. E non è neppure questo il caso: il nostro amico animalista ha scritto “In questo film scoprirà quanto potrebbe essere inutile e dannoso fare esperimenti sugli animali”, quasi fosse un saggio scientifico.